Una lettera di Ugo Finetti a commento dell’elzeviro di Giuseppe De Rita sul Corriere della Sera del 17 luglio 2008

Aosta, 18 luglio 2008
 
Caro Stefano,
l’articolo è soprattutto utile, ma secondo me spoliticizza troppo il ruolo svolto a cominciare dal suo.
Nel cosiddetto “craxismo” una componente fondamentale è stata quella cattolica che attraverso Acquaviva e Covatta  ha avuto come punti di riferimento essenziali da un lato il Censis di De Rita e dall’altro la Cisl di Carniti.
Si tratta di un apporto significativo nella lettura non classista ed antimarxista della deindustrializzazione e della fuoruscita dalla crisi degli anni ’70 che ha avuto il suo sbocco programmatico nella Conferenza di Rimini.
In alternativa alle “due società” di Asor Rosa e al conseguente delirio berlingueriano sulla proletarizzazione crescente in Italia dove trasferiva il dualismo Nord Sud del pianeta, il Psi ha elaborato una linea di sviluppo imperniata sul terziario, le nuove professioni e soprattutto il famoso “piccolo è bello” dei rapporti di De Rita.
Insomma capisco che è meglio non compromettersi e guardare al futuro, ma si rischia di salvaguardarsi in un ruolo modesto non veritiero in quanto la politica economica e del lavoro negli anni ’80 non è stata improvvisazione né tecnicismo ma è stata ideata e ha avuto successo grazie ad un rapporto politico-culturale con “teste” come quelle di De Rita.
 
Comunque vedo che il libro è ben visibile (anche ad Aosta) e quindi complimenti e auguri

Ugo