Tg1 e Tg2 dell’8 febbraio: cancellata la notizia della morte di Antonio Giolitti

Il prof. Giovanni Scirocco, animatore della rete del Circolo Rosselli di Milano, ha inviato oggi alle ore 15 la seguente notizia, per altro lanciata da molte fonti di informazione in rete.

Lun 8 febbraio 2010, 15:09:20
Circolo Rosselli Milano – in memoriam: antonio giolitti
 

Roma, è morto Antonio Giolitti uno dei padri della Costituzione
Napolitano: “La sua coerenza e la sua dirittura sono state per me personalmente fonte di ispirazione’

ROMA – E’ morto Antonio Giolitti. Era uno dei padri costituenti e nipote dello statista liberale Giovanni Giolitti. Aveva 95 anni ed era stato senatore fino al 1992. Una vita, la sua, che ha attraversato la lotta di Liberazione, il Pci e il Psi. Passando per i fatti dell’ungheria del 1956 fino ad arrivare ai contrasti con Bettino Craxi. Antonio, nel 1940 si iscrive al Pci. Un anno dopo viene arrestato per attività eversiva, ma viene rilasciato dal tribunale speciale per insufficienza di prove. Il suo impegno politico diventa sempre più forte e insieme a Giancarlo Pajetta, fonda le Brigate Garibaldi, combattendo contro nazismo e fascismo in Piemonte. Ferito in battaglia si fa curare in Francia e torna in Italia nel 1945 per combattere tra le file dei partigiani. Dopo la Liberazione diventa sottosegretario agli esteri nel governo di Ferruccio Parri. Fino al 1957 milita nel Pci che abbandona dopo i fatti di Ungheria del 1956. Giolitti aderisci al Psi, con cui è rieletto deputato dal 1958 al 1976. Ministro del bilancio dal 1963 al 1964, dal 1969 al 1972 e dal 1973 al 1974 nei governi di centrosinistra organico guidati da Moro, Rumor e Colombo, Giolitti è uno dei principali ispiratori della programmazione economica. Dal 1977 al 1985 è commissario presso la comunità economica europea. Nel 1985 i contrasti con Bettino Craxi lo portano a lasciare il partito e nel 1987 è eletto senatore come indipendente del Pci. Al termine della legislatura nel 1992 si ritira dalla politica attiva.
Le reazioni. ‘Antonio Giolitti ha lasciato l’impronta di una personalita’ di eccezionale levatura culturale e morale nella vita politica – sottolinea il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano – la sua coerenza e la sua dirittura, sempre accompagnate da rara sobrieta’ e discrezione, sono state per me personalmente fonte di ispirazione’.  “Giolitti è stato un protagonista eccezionale della nostra storia – dice il segretario Pierluigi Bersani – fu un uomo di sinistra capace di vedere tra i primi errori e tragedie del socialismo reale mantenendo un rigore morale e una onestà intellettuale che ci mancheranno”. 

Alle ore 21, ho scritto ai quattrocento membri della rete del Circolo Rosselli, la seguente lettera:


Leggo ora questa notizia – dopo aver passato una giornata a fare 300 esami – e apro a ruota i due telegionali della Rai delle 20.00 e delle 20.30. Forse ho perso qualche battuta. Il Tg1 l’ho visto dal secondo minuto. Il Tg2 l’ho visto integralmente. Ma abitualmente comprendo il senso dell’impaginazione. Tutto è stato più importante di questa notizia.  L’orso bruno, la nuova Nashville, la passerella di mediocri politici che occupano con i loro miserandi francobolli l’etere, le beghe dell’ascolto, le prese per il culo degli operai di Termini Imerese, i servizietti da antenna privata e altro. Come dire: l’Italia, la sua memoria, il percorso delle idee che hanno prodotto i paradigmi della nostra formazione (dall’idea di libertà  al no ai carri armati comunisti a Budapest, dalla progettazione delle riforme centrate sull’equilibrio tra mercato e welfare all’Europa come cardine dell’irreversibilità democratica) di tutto ciò questa RAI se ne fotte. La sua mission è vendere il nuovo paradigma: affari e riduzione della politica a servitù. I nomi e cognomi alla prossima puntata. Oggi ho preso la decisione di una motivata disobbedienza civile,  di non rinnovare l’abbonamento alla Rai. Ho chiamato Sergio Zavoli (di cui trenta anni fa sono stato assistente) e glielo ho detto. Non voleva credere al fatto che denunciavo. Ma svolgerà una immediata verifica.  Protesto per questa esatta cosa: non tanto di aver censurato la notizia della morte di un novantacinquenne, ma per avere io (ex-dirigente della Rai, ex-funzionario dello Stato)  constatato la definitiva trasformazione  di un ente pubblico di informazione  che dichiara morto il diritto alla rappresentazione di un’Italia che riguarda noi e, se potessimo raccontarla, riguarderebbe anche gli italiani.
Stefano Rolando