Sul libro di Gianluca Sgueo “Lobbying e lobbismi” (14 maggio 2012)
Presentazione in Iulm (14 maggio 2012) del libro di Gianluca Sgueo “Lobbying e lobbismi” (Egea, 2012)
Nuovi sguardi alla democrazia degli interessi
Stefano Rolando
Lo “scaffale” della materia era esangue, ora – dice l’autore – si va un po’ popolando. Ma restano pur sempre pochi i testi che entrano nel ginepraio delle considerazioni sempre un po’ a rischio (tra il “dover essere” e la realtà) su una materia che una trentina di anni fa Pietro Trupia trattò con un certo pionierismo come “la democrazia degli interessi”.
In realtà il dibattito pubblico che fa interagire istituzioni e soggetti della rappresentanza attorno all’applicazione o al cambiamento delle norme e delle regole è costituito da interventi che danno forma a valori, diritti e interessi. E verrebbe da dire che vi è tornaconto sociale – cioè rispetto degli “interessi generali” – quando il negoziato o il confronto riesce a tenere in connessione tutti e tre questi fattori. Ma è certo che in democrazia deve essere lecito e non riprovevole fare affiorare la parola “interessi” nelle problematiche della rappresentanza proprio per mettere questo contenzioso in condizione di essere sviluppato “con regole” e non in forma segreta o non trasparente.
Noi abitualmente chiamiamo “relazioni istituzionali” o public affairs l’area in cui lo scambio tra soggetti pubblici e privati avviene nel flusso continuo della circolazione di conoscenze e quindi nel normale “dibattito pubblico” che avvolge il processo decisionale. Nel quadro della democrazia rappresentativa – in cui la decisione finale è delegata elettivamente al “decisore istituzionale” – quel dibattito si esaurisce nell’agorà, soprattutto nel contesto mediatico. Nel quadro dei laboratori di democrazia partecipativa (che è materia che sta a cuore all’autore del libro che presentiamo) quel dibattito si spinge anche ad alcune forme della co-decisione (accesso, ascolto propositivo, referendum, eccetera).
Chiamiamo d’abitudine lobbying la fase di pressione o di concentrazione di argomenti propositivi quella che si svolge in forma più acuta attorno (tempi, luoghi e modi) alla vera e propria assunzione di decisione. Essendo questa la fase più rilevante per assicurare accoglienza alle istanze, la parola viene assumendo senso generale. E spesso ormai ad essa viene unito un retrogusto delegittimante, portatore di dubbiosità etica, evocatore di “poteri” capaci di sovvertire le priorità proprio spostando l’accento dagli “interessi generali” agli “interessi particolari”.
Gianluca Sgueo intitola qui il suo libro proprio per sforzarsi di ricondurre l’insieme delle pratiche della rappresentanza a legittimità – pur consapevole della deroga frequente sul terreno dei comportamenti – anzi ampliando alla fine l’area di titolarità del lobbismo non solo ai soggetti associativi ma anche agli stessi cittadini che – appunto per rivendicare valori, diritti e interessi – si costituiscono in soggetti di lobbying.
Pur avendo dimestichezza con l’alta formazione e disponendo di linguaggi tecnico-giuridici che consentirebbe un trattamento formalmente accademico, l’autore fa una scelta narrativa di tipo giornalistico-colloquiale. L’accademia chiede spesso format più rigidi: definitori, deduttivi e intermediari (cioè nel senso di aggiornare continuamente i perimetri concettuali, di rispettare il trattamento dal generale al particolare e di ricondursi con regole invalse alle fonti). Qui si sceglie un accompagnamento discorsivo del lettore per provocare la sua riflessione non solo sul contesto astratto della materia ma anche sul flusso concreto dei fatti politici, economici e legislativi che – soprattutto nell’esperienza italiana – danno corpo alla materia. E portando nel testo, in forma piana, concetti, contesti e note.
Il tempo storico preso in considerazione è soprattutto quello della cosiddetta “seconda Repubblica”, con un certo sfarinamento del ruolo del sistema associativo della rappresentanza e un affacciarsi di esperienze “fai da te”. Quindi con problemi seri posti sia al sistema della formazione che a quello di regole complessive che, in Italia, cercano da molti anni un punto di intesa formale senza far maturare né leggi né assetti regolamentativi condivisi.
Il rinvio ai caratteri della democrazia partecipativa – che, come scrive Enzo Cheli nel suo recente Nata per unire, oggi permetterebbe importanti sviluppi applicativi anche in un quadro di Costituzione invariata – tocca il nervo scoperto di importanti fatti di attualità attorno a decisioni che riguardano beni collettivi e comuni e soprattutto le priorità della spesa pubblica in regime di crisi perdurante.
La prefazione è di Giuseppe Mazzei che ricorda che l’interesse generale non è “unico” ma assume i connotati frastagliati dei soggetti o dei sistemi che concorrono a formare le decisioni.