Stefania Craxi: “Dobbiamo scusarci” (Corriere della Sera 8 marzo)

L’invito della Craxi: dobbiamo scusarci per gli errori nelle liste. Solo i finiani d’accordo
 
Corriere della Sera del 8 marzo 2010
di Paola Di Caro
 
Scusate, abbiamo sbagliato, non è stata tutta colpa nostra, ma non lo faremo più. E questa, più o meno, la frasetta che Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri del Pdl, vorrebbe che pronunciassero gli esponenti del suo partito sul caos che sta avvelenando la campagna elettorale. Perché, spiega «il pasticcio delle liste non è una bella pagina della vita democratica del nostro Paese e le scuse agli elettori sono necessarie per un fatto di serietà: leggerezze e superficialità ci sono state». Poi certo, la situazione è frutto «di un combinato disposto di superficialità da una parte e malafede dall`altra», ma insomma ammettere i propri errori servirebbe. Parole pacate, che però dividono il Pdl. Perché se nell`area finiana vengono accolte pienamente, in quella più berlusconiana provocano reticenza o netta contrarietà. Roberto Formigoni, per dire, è tranchant: «Se fossimo stati riammessi per grazia ricevuta sarebbe stato giusto chiedere scusa ai cittadini, ma non abbiamo sbagliato e c’è chi invece dovrebbe chiedere scusa a noi e ai cittadini>>.
Non ritiene che si debba andare a Canossa nemmeno Gaetano Quagliariello, perché farlo «significherebbe legittimare quella che sta diventando una tendenza pericolosa: sembra infatti che certi controlli non servano più a stabilire se sono state rispettate le regole della competizione, ma a dare il via a una corrida per incornare l’avversario che cessa di essere tale, ma diventa il nemico mortale da sconfiggere a colpi di timbri e formalismo>. Una deriva «molto pericolosa», perché «quello che oggi fanno loro, domani potremmo farlo noi, con grave danno alla democrazia». E poi, aggiunge Osvaldo Napoli «sarà anche vero che ci sono state negligenze da parte nostra, ma intanto la legge per come è fatta è assurda, e poi chiedere scusa quando Di Pietro continua a darti dell’antidemocratico e golpista non servirebbe affatto a far calare i toni dello scontro». Tutt’altra è l’opinione dei finiani doc. Carmelo Briguglio è durissimo: «Non possiamo scaricare i nostri evidenti deficit di organizzazione, che hanno cause profonde e che dovranno essere attentamente esaminati dopo le elezioni, gridando al “complotto”, che non esiste. Dobbiamo invece fare autocritica severa, scusandoci. Ed è vero che il decreto, come ha detto Fini, è il male minore, ma dobbiamo anche chiederci se non è stato un errore non aprire a Bersani quando ci ha chiesto di ammettere le nostre responsabilità se volevamo trovare un`intesa bipartisan». Altrettanto deciso è Fabio Granata, d`accordo sulla necessità di «chiedere scusa» anche per svelenire i toni e «far capire al popolo del centrosinistra che lo sforzo di mediazione fatto dalle cariche istituzionali è da apprezzare e non da criticare, perché è stato im- portante garantire rappresentatività democratica alle elezioni». Detto questo, «sarebbe sbagliatissimo da parte nostra gridare alla “trappola” o al complotto: errori ci sono stati da parte nostra, come troppi sono stati i formalismi. Ammetterlo non ci danneggerà di certo.