Sostanziale parità (Facebook, 29 gennaio 2013)
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Buona e mala politica / Diario di trincea 9
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Sostanziale parità.
La cosa meno chiara e dunque meno trasparente della campagna elettorale – che pure ha riservato brutte pagine, svergognate promesse, voltafaccia, accorpamenti e coalizioni impossibili, eccetera – è accaduta il 13 gennaio di questo anno.
Il giorno prima Renato Mannheimer aveva recapitato al quotidiano a cui collabora da anni il sondaggio ISPO che fotografava le intenzioni di voto in Lombardia (in cui gli ultimi sondaggi davano il centrosinistra avanti di 3 punti) dopo alcuni fatti di un certo rilievo: Formigoni si era staccato dall’alleanza con Albertini (lasciando all’ex-sindaco un uomo di punta di CL, l’europarlamentare Mario Mauro) per unirsi al “nemico” Roberto Maroni; lo stesso Maroni aveva inondato la Lombardia di affissioni 6×3 (secondo Albertini costate un milione e mezzo); Berlusconi era stato in trasmissione da Santoro (Servizio Pubblico) con scene da cabaret che volevano dimostrare al suo “zoccolo elettorale duro” la tenuta di sempre nel tenere la scena in tv durante le campagne elettorali.
Il passaggio di Formigoni era l’unico evento “strutturale”, non facilmente misurabile. Gli altri due erano bolle mediatiche che a giudizio di tutti i sondaggisti hanno effetto in un tempo molto limitato (la stessa Ghisleri, che lavora abitualmente per Berlusconi, stima l’effetto di tre o quattro giorni).Stimando il passaggio di Formigoni attorno ai tre punti e gli altri due effetti congiunturali altri tre punti complessivi, quel sondaggio annullava i tre punti di vantaggio di Ambrosoli e del centrosinistra, portando Maroni e il centrodestra avanti di tre punti. Sapendo queste cose perfettamente, il 13 gennaio il Corriere della Sera, decideva di presentare il sondaggio non nelle abituali pagine di politica all’interno del giornale, ma aprendo centralmente a sei colonne la prima pagina con il titolo: “Pdl e Lega avanti in Lombardia”. Chi avesse comprato il giornale quella domenica mattina avrebbe fatto i conti con un titolo nello spazio abitualmente riservato a catastrofi naturali, a scoppi di guerre, a crolli di borsa. Si trattava invece di un sondaggino transitorio della campagna elettorale appena agli inizi e sollecitato da fenomeni largamente transitori. Mannheimer dirà: è dieci anni che scrivo sul Corriere, è la prima volta che mi danno la prima pagina. Un giorno, nelle sue memorie, Ferruccio De Bortoli lascerà scritto come e perché quel titolo è stato possibile in un giornale serio che resta il primo giornale d’Italia. Ma tant’è l’intero Paese ha avuto un brivido lungo la schiena. Umberto Ambrosoli ci ha scherzato sopra, dicendo che quel sondaggio faceva bene perché spronava la squadra del centrosinistra a reagire. Ma da quel giorno si è insinuata l’idea in molti che il candidato del centrosinistra poteva essere fragile, meno certo del successo. Un’idea rimasta a serpeggiare e a provocare un giorno si e l’altro pure l’idea di stare “sotto”. Una settimana dopo quell’effetto è svanito, come hanno confermato tutti i sondaggisti, tanto che lo stesso Mannheimer – più resistente a dire “annullato” quel picco – ammetteva la controtendenza e indicava la sostanziale parità presso tutti gli altri istituti demoscopici. Scrivendo esattamente (il 21 gennaio, sul Corriere della Sera): “Secondo la nostra rilevazione, il centrodestra è in vantaggio di circa 2 punti (poco meno di quanto rilevato una settimana fa). Ma, tenendo conto anche qui del margine di approssimazione, la distanza risulta assai modesta. Tanto che le due coalizioni vengono invece stimate alla pari da quasi tutti gli altri istituti di ricerca (Ipsos, Ipr, Euromedia, Lorien). A meno di improvvisi colpi di scena, qui la competizione si giocherà all’ultimo voto”.
Il giorno che ISPO dovesse registrare il passo avanti di questa controtendenza e quindi il ritorno in testa del centrosinistra ci aspettiamo un titolo a sei colonne nella prima pagina del Corriere : “Pdl e Lega indietro in Lombardia”. O no?