Socialisti e radicali – Una nota per il blog di Mondoperaio
Socialisti e radicali
)5 dicembre 2009) – A Mondoperaio c’è chi mi ha chiesto le ragioni di questo libro con Marco Pannella (Le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti, Bompiani, in libreria dal 25 novembre). Una scheda con alcune mie riflessioni sul “perché” e anche il “come” sono in rete (link : http://www.stefanorolando.it/index.php?option=com_content&view=article&id=261&Itemid=84).
Ma qui – nel blog della rivista di cui sono stato e sono membro del comitato di redazione – credo di poter fare qualche riflessione in più. In un capitolo centrale del lungo colloquio con Pannella c’è la travagliata storia dei rapporti dei radicali con “gli altri” e , tra gli altri, con i socialisti.
Ho pensato a suo tempo e lo riscontro ora che il Partito Socialista sia stata l’unica forza politica (tra quelle in condizioni di influenzare il quadro di governo) a svolgere una continuata azione “inclusiva” dei radicali condividendo la complementarità rispetto alla modernizzazione civile del paese. Intuendo la creatività politica (militanza, partecipazione, sintesi, rapporto con la società) dei radicali e di Pannella in particolare e ritenendo che questa creatività doveva essenzialmente servire non solo a mantenere in vita un soggetto politico originale ma anche a negoziare con la grande maggioranza cattolica e comunista dell’elettorato italiano alcuni temi in partenza minoritari e alcune visioni della storia in partenza in ombra. Ciò ha significato dialettica, anche ferri corti, anche distinzioni forti. Ma da Craxi a Martelli (con accentuazione nelle relazioni referendarie) da Fortuna all’area femminile del Psi (nelle grandi partiti sui diritti civili), da Amato a Fabbri a Giugni e ad altri (elenco più vasto) nelle occasioni offerte da responsabilità di governo, vi sono state convergenze maturate nel dialogo su storia, società e politica. Quanto a Pannella e Craxi (i cui rapporti venivano da lontano) ciò ha creato stelle e scintille. C’è scritto anche in questo libro. In tempi più recenti una storia che ha analogie con questa è quella (molto più tattica che culturale) che riguarda i rapporti tra Berlusconi e la Lega.
Se Claudio Martelli volesse approfondire una volta con più metodo questo angolo importante della storia del Psi si chiarirebbero alcune cose che la generazione successiva, quando ha affrontato il tema della relazione socialisti-radicali (La rosa nel pugno), forse non ha analizzato adeguatamente. Queste brevi considerazioni per dire che, in una fase di mia scrittura molto orientata ad alcuni temi della memoria recente (Quarantotto e Il mio viaggio nel secolo cattivo con Bompiani e Una voce poco fa con Marsilio), questo colloquio in occasione dei prossimi 80 anni di Marco Pannella non è certo una anomalia. Penso di averlo realizzato con piena indipendenza sia rispetto alle posizioni dei partiti, sia anche rispetto alle mie esperienze nelle istituzioni, anche qui uscendo dallo stereotipo che colloca Pannella nella cultura della protesta, mentre al contrario – come ricorda anche Giampaolo Fabris – “Marco è uno che difende qualunque istituzione, anche quella più piccola che opera sotto casa”.
Stefano Rolando
Stefano Rolando