Situazione. L’analisi di Stefano Folli (Sole 24 ore 2 marzo)
Per ora il tema della campagna è il rispetto delle regole
Il sole 24 ore , 2 marzo 2010
di Stefano Folli
C’è una differenza di fondo fra il caso di Roberto Formigoni in Lombardia e il pozzo nero in cui è precipitata la lista del Pdl nel Lazio. Là si tratta di firme solo in parte irregolari ed è assai plausibile che il ricorso del governatore della Lombardia potrà essere accolto, sulla scorta di passate sentenze del Consiglio di Stato. Qui invece il vicolo è davvero cieco e fino a ieri sera nessun giurista era riuscito a suggerire una via d`uscitaper restituire al partito di Berlusconi il suo posto sulla scheda. Tuttavia le due vicende hanno un punto in comune.
Sono il prodotto di una battaglia politica che i radicali hanno avviato, facendo come al solito molto rumore, per affermare il rispetto delle regole. Ed è stato come infilare un bastone dentro un alveare. Si è visto subito che il sistema elettorale si regge quasi ovunque su di una legislazione tanto barocca quanto disattesa. Una lunga catena fatta di piccole e grandi violazioni, o se si vuole di piccoli e grandi soprusi rispetto ai quali chi dovrebbe controllare tende a chiudere un occhio. Finchè qualcuno – per pignoleria o piuttosto perchè ha deciso di creare il caso politico – decide di mettersi di traverso.
E il sistema rischia di collassare proprio perchè non è abituato a tale, chiamiamolo così, controllo di legalità. Le conseguenze sono quelle che vediamo in queste ore. Nessuno sa come regolarsi e le reazioni sono talvolta grottesche.
In Lombardia, per la verità, Formigoni ha saputo mantenere i nervi saldi e le pronunce del Consiglio di Stato gli permetteranno di raggiungere la riva. Del resto, sarebbe francamente assurdo se il governatore e l’intero centrodestra che lo sostiene da anni fossero esclusi dal voto. Sarebbe un insulto al buon senso. Tuttavia la grande paura di ieri, a parte le ironie di Bossi, a qualcosa servirà: a dimostrare che le leggi, finché ci sono, vanno rispettate senza eccezioni. E questo riguarda la Lombardia come tutte le altre regioni: comprese quelle governate
dalla sinistra, dove pure le regole elettorali vengono spesso osservate con una certa approssimazione.
E con quel pizzico di arroganza con cui i partiti maggiori, a cominciare dal Pd, guardano alle forze minori. Il cuore della questione è comunque nel Lazio. Qui la reazione del Pdl è alquanto scomposta. Gridare alla «democrazia minacciata» non è molto credibile, visto che il centrodestra può solo prendersela con se stesso. Tanto meno lo è denunciare i radicali, accusandoli di avere usato violenza ai galoppini del Pdl.
dalla sinistra, dove pure le regole elettorali vengono spesso osservate con una certa approssimazione.
E con quel pizzico di arroganza con cui i partiti maggiori, a cominciare dal Pd, guardano alle forze minori. Il cuore della questione è comunque nel Lazio. Qui la reazione del Pdl è alquanto scomposta. Gridare alla «democrazia minacciata» non è molto credibile, visto che il centrodestra può solo prendersela con se stesso. Tanto meno lo è denunciare i radicali, accusandoli di avere usato violenza ai galoppini del Pdl.
È chiaro che si tratta di una mossa disperata, alla ricerca di un appiglio purchessia per indurre la magistratura al compromesso. Sarebbe meglio invece che si riconoscessero gli errori commessi, senza l`inutile appello al Quirinale. Se c’è un problema di fondo che investe il rispetto delle regole, forse è da qui che si dovrebbe ripartire. Ma la stagione elettorale non è il momento migliore per questo genere di ammissioni. Ecco perchè l`alveare impazzito farà danni ancora a lungo. Una situazione al limite del paradosso, su cui Emma Bonino costruisce un pezzo importante della sua campagna. I radicali sono riusciti a mettersi al centro della scena, benchè Renata Polverini abbia i mezzi per conquistarsi il consenso anche senza il concorso della lista berlusconiana.
Resta il fatto che la politica a tutti i livelli, al centro come nelle regioni e negli enti locali, ha bisogno di un bagno di legalità. Senza strillare ai «complotti». E fa, bene Maroni a dire
che il governo non interverrà.
che il governo non interverrà.