Scheda
Il libro – che l’autore definisce di giornalismo di ricerca – propone un percorso di vita e di scrittura concepito come testimonianza generazionale in ordine alla partecipazione a temi significativi del nostro tempo. La formazione, la politica, il cambiamento degli scenari mondiali e nazionali, la questione dell’identità italiana, i diritti collettivi e individuali, il ruolo dell’informazione, della cultura e della comunicazione, le responsabilità della classe dirigente.
Un percorso sollecitato dalla concentrazione nell’anno 2008 di tante scadenze e ricorrenze (che stanno appunto occupando i media italiani e internazionali) che riaprono dibattiti e, in fondo, una discussione sul modo di trattare la memoria del passato prossimo.
Sono centotrentacinque brani in forma diversa (articoli, brevi saggi, colloqui, pagine di annotazione inedita e personale, racconti). Essi appartengono all’esperienza collaterale (di tipo prevalentemente giornalistico e divulgatorio, più che alla stretta esperienza professionale, manageriale e istituzionale condotta) di qualcuno che – definendosi “né leader né gregario, né ribelle né reazionario” – ha avuto responsabilità in aziende e in istituzioni, ha conosciuto anche da vicino rilevanti personalità, ha cercato di intercettare fin dalla più giovane età il rapporto tra gli eventi e il diritto di critica e comunque sempre il diritto di opinione.
Una ampia introduzione cerca di svolgere il tema del bilancio generazionale. La generazione dei cosiddetti “baby boomers”, nati dopo la guerra – e quindi “fortunati” per tutto ciò che si sono risparmiati – ma che hanno poi seguito percorsi dissimili. Sino a creare in alcuni casi condizioni di coerenza e di ricerca per migliorare se stessi e la società, in altri casi contesti che hanno visto prevalere la violenza oppure condizioni di particolare ambiguità. Quindi non un bilancio su “generazione vincente o perdente”, ma caso mai un bilancio su un paragone possibile: la qualità del “mondo” ricevuto e che, mano a mano, si va lasciando ai giovani di oggi. Bilancio che talvolta viene compiuto a tinte fosche, per una sorta di impoverimento e impaurimento generati nella società, ma che qui viene svolto con valutazioni non fallimentari, “grazie soprattutto al potenziale sui diritti e sulle libertà che si è consolidato” anche se con esito controverso.
I capitoli sono distribuiti per decenni. Sono quindi sei e riguardano gli anni del dopoguerra e della ricostruzione; poi gli anni sessanta con al centro le vicende giovanili e studentesche ma anche l’origine delle derive violente e terroristiche; gli anni settanta con l’apertura di scenari internazionali osservati con una viva curiosità giornalistica; gli anni ottanta per metà letti attraverso le esperienze nel mondo televisivo e cinematografico, per metà nelle esperienze nel teatro politico-istituzionale del paese; gli anni novanta osservati anche attraverso crisi, scomposizioni e ricomposizioni difficili; gli anni recenti e in corso vissuti prevalentemente dal punto di vista dell’insegnamento universitario e della ricerca.
Sono molte le personalità della politica, della cultura, dello spettacolo e dei media che hanno posto in queste pagine di annotazioni “in presa diretta”. Tante storie ritrovano un punto di lettura che si sforza di uscire da stereotipi vecchi e nuovi riportando i giudizi ad una “soggettività partecipativa” proposta oggi come chiave di lettura di un’epoca e di una parte non irrilevante di chi, avendo avuto vent’anni nel ’68, è stato stimolato a prendere parte, a schierarsi, a polemizzare, ad assumere punti di vista. E che crede che l’eredità migliore che si possa ancora oggi trasmettere sia quella dello spirito critico con cui guardare le cose.
La successiva intervista all’autore entra nel merito della sua figura, delle ragioni di questo libro, dell’approccio ai temi più delicati che sono trattati, scorrendo anche molti nomi di chi nel libro stesso è tratteggiato, raccontato o accolto in originali forme di conversazione.