Roman Vlad (21 settembre 2013)


(Milano, 22 settembre 2013) – Si era parlato di lui con Giovanni Pieraccini pochi giorni fa a Viareggio. A quella età (Vald 93, Pieraccini 95) il tasto salute è essenziale ma va evocato con prudenza. E invece a proposito del maestro e amico di tanti anni, Giovanni Pieraccini dava informazioni positive. Così da dire che, rientrati nelle città, una visita a Roman Vlad sarebbe stata molto gradita.
Poi, oggi, le pagine dei maggiori quotidiani (quando sfogli alla domenica senza fretta, queste informazioni diventano uno schiaffo) hanno detto che ieri il musicologo, pianista, autore, direttore artistico, organizzatore culturale e personalità di sensibilità civile, nato in Romania nel 1919 e a vent’anni in Italia come paese d’elezione (per studiarvi musica e ingegneria), è scomparso a Roma, lasciando in tanti che l’hanno conosciuto la memoria vivissima di un protagonista della musica del ‘900 animato da grandi passioni.
Tanti meglio di me ricordano e ricorderanno la sua grande cultura e i suoi meriti proprio riguardo alle arti musicali del ‘900 (Stravinskij, Debussy, Ravel, Respighi e altri, al centro delle sue costanti attenzioni).
Io vorrei ricordare una persona di grande spessore intellettuale, di grande cordialità e signorilità, ma in particolare di sensibilità per i temi civili e della libertà dell’Europa.
Sono stato membro – ex-oficio – del consiglio di amministrazione della Siae che il maestro Vlad ha presieduto dal 1987 al 1993. E, accanto ad un continuo dialogo per tenere le istituzioni in sinergia con la promozione della cultura musicale in Italia (in cui ho ricevuto stimoli impareggiabili, cercando quando possibile di dare soluzioni alle infinite opportunità di non far mancare se non sempre risorse almeno forti attenzioni simboliche), ricordo qui il suo grande coinvolgimento nelle vicende che hanno riportato l’Europa a solidarizzare con il suo paese d’origine, dopo la fine del comunismo e la caduta di Ceausescu.
Parliamo del marzo 1990, una manciata di giorni dopo la fine di un’epoca in tutto l’est europeo. Presidente del Consiglio Giulio Andreotti che – con l’attenzione viva dell’ambasciatore d’Italia a Bucarest Luigi Amaduzzi – mi chiese di promuovere un’iniziativa di forte impatto per dimostrare che l’Italia era il primo paese a lanciare un segnale di solidarietà nel campo della cultura con la Romania, una nazione che porta nel suo nome la radice di Roma e con cui proprio in campo culturale nel novecento si sono prodotti legami importanti.
La fotografia – della conferenza stampa nella Sala verde di Palazzo Chigi – mostra la presentazione dell’evento che scaturì dalla collaborazione tra le istituzioni (nella foto il sottosegretario Cristofori, gli ambasciatori Amaduzzi e Vattani e riconoscibile anche il prof. Paolo Ungari), ma soprattutto dalla collaborazione con la Siae, ente vigililato dalla Presidenza del Consiglio e rete di autori e di intellettuali.
Il treno per la pace e la cultura, messo a disposizione delle Ferrovie dello Stato, partì infatti da Roma per Bucarest largamente preso da materiali culturali, tecnologici, artistici e soprattutto da operatori e autori per un impegno ragguardevole che la Siae, trascinata (pur nella sua indole burocratica) dalla forza con cui Roma Vlad sentiva quella missione di ripacificazione tra est e ovest e in particolare tra Roma e la Romania con al centro un patto culturale.
L’altra foto ricorda la presentazione in sede Siae con lo stesso Vlad.
A Bucarest ci fu una grande festa all’ambasciata d’Italia, presente il mondo intellettuale e artistico del paese che, per una identità naturale nel popolo rumeno, avvertiva, come avverte, la radice neolatina come prioritaria.
E, in quello stesso spirito, Roman Vlad fu presente e partecipe anche quando – presenti personalità del calibro di Jorge Amado e Josè Saramago – demmo vita al Premio dell’Unione Latina (passato poi dalla mia presidenza a quella di Vincenzo Consolo) con un primo evento proprio nell’ambito della Siae italiana.
Un dettaglio, questo, nella vita di un grande musicista che ha dedicato soprattutto a questa arte le sue maggiori passioni. Ma non un dettaglio nel ricordare il profilo in senso lato civile di un vero cittadino europeo, che aggiungeva il linguaggio del suo pianoforte alla perfetta conoscenza di cinque lingue della nostra Europa.