Repubblica (Filippo Ceccarelli) 28 dic 09

 

L’autobiografia in forma di intervista del leader radicale

A ciascuno il suo Pannella

di Filippo Ceccarelli
Il («mio») libro, che te ne pare?» chiede per e-mail Pannella, con parentesi e virgolette, agli affezionati del suo vasto indirizzario. E la prima cosa che si pensa aprendo il libro, che è in forma di lunga intervista a Stefano Rolando, dal titolo bello complicato Le nostre storie sono i nostri orti/ ma anche i nostri ghetti (Bompiani, pagg. 201, euro 15), ecco, la prima cosa è che alla soglia dei suoi 80 anni Marco ha attenuato il precetto socratico di non lasciar mai nulla di definitivo, specie di sé. Perché Pannella non ha mai scritto più di quattro o cinque cartelle, sempre affidando il suo pensiero alla parola. E peggio: ha sistematicamente scoraggiato i suoi aspiranti biografi, compreso, come si apprende ora, Umberto Eco, che in passato aveva cominciato a preparare un´opera.

Ecco. Anche questo rende dunque speciale l´intervista autobiografica. Così come speciale, del resto, anzi specialissimo resta il personaggio Pannella, rispetto a quello che passa il convento-caserma della politica. Per la lunghezza della sua avventura politica, per la quantità e anche per la qualità della gente che ha frequentato, per la coerenza ideale, la prepotenza fattiva, l´onestà e la povertà. Una specie di sopravvissuto, o di marziano, un supernonno negli ultimi tempi tornato capellone come ai tempi in cui girava vestito come Amleto, dolcevita nero e pendaglio «Make love, not war». Testimone antiveggente e protagonista spesso misconosciuto che racconta con famigliarità di Benedetto Croce, o di quando si scambiò lettere con Togliatti. Una sorta di magnete della storia e della cronaca che durante una marcia ebbe al suo fianco Pino Pinelli e Luigi Calabresi; e che nel corso di cinquant´anni ha fatto un tratto di strada con Vittorini, Ernesto Rossi, Pasolini, «Cavallo Pazzo», Sciascia, Toni Negri, Spinelli, certi ergastolani che te li raccomando; e poi ancora Giorgione Amendola, Majid Valcarenghi, Loris Fortuna, Francesco De Gregori, Cicciolina, Sofri, Almirante, Tortora, Wojtyla, Rutelli – e solo per rimanere in Italia.
Ma nemmeno la lista di vari altri ed eventuali «impannellati», come li designava Craxi, renderebbe il senso di questa davvero straordinaria e riluttante autobiografia, «Che palle! Mi costringi sempre ad autocitarmi». E beato l´intervistatore Rolando che è riuscito a fissare un confine tra pubblico e privato, arrestandosi di fronte alle stanze da letto di Pannella, che ha amato tutti senza distinzione di generi, senza mai nasconderlo a nessuno, così vanificando oppressione e ricatti – preziosissima lezione, in questi tempi.
D´altra parte, la pedagogia radicale è così vasta che ciascuno può agevolmente trovarsi il suo Pannella di riferimento: evangelico, apocrifo, gnostico, dionisiaco, satanico, protestante, per non dire risorgimentale, liberale, libertario, anarchico, don Chisciotte, gandhiano, beat, fumato, lucidissimo, abruzzese, europeo, africanista, junghiano, settario e chissà quanto altro ancora. I digiuni, le vittorie, gli scandali.
Sul presente rare ed eccentriche puntate: riabilita Andreotti; propone il leader di Sant´Egidio Andrea Riccardi alla guida del Pd; riconosce in Fini «una crescita interiore». Per il resto nota uno scontro regressivo fra un «capace di tutto» e parecchi «buoni a nulla». Per duecento pagine rimane sempre in alto, mai un pettegolezzo, né una volgarità. In compenso si conferma nella più assoluta mancanza di senso dell´umorismo e dell´auto-ironia.
Ma forse è proprio per questo che Pannella resta l´unico a cercare un´anima nella politica. Le parti più affascinanti sono anche quelle più ermetiche. Quando richiama le leggi dell´astrofisica per spiegare armonia e rottura; quando propone trasferimenti di energia, realtà rovesciate, imprevedibili ribaltamenti; o quando proclama di credere alla «compresenza dei viventi e dei morti». Un Pannella quasi esoterico. Fuori, ma dentro il tempo, lo spazio e le relazioni. Un Pannella che nella sua e-mail, dopo aver sollecitato un giudizio sul («suo») libro così prosegue, come al solito: «Per il resto, ci stiamo preparando ad un inverno di lotta Radicale che m´auguro senza precedenti, per intensità, chiarezza, forza e risultati e anche per necessità. Ma su questo tornerò a scriverti; intanto t´auguro sin d´ora il miglior anno della tua, della nostra vita; con un abbraccio forte Marco».