Relazione su “Sicurezza, opinione pubblica e comunicazione” alla Conf. nazionale delle migrazioni

L’immigrazione in Italia tra identità e pluralismo culturale
Seconda Conferenza nazionale sull’immigrazione

promossa da Ministero dell’Interno e ANCI.
Milano, Università Cattolica – 25 e 26 settembre 2009
 
Tavolo n. 2
(Sicurezza e gestione del territorio, moderatore l’on. Mantovano).
 
Intervento
Prof. Stefano Rolando
Professore di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università IULM di Milano,
Segretario generale Fondazione Università IULM
 
sul tema
Sicurezza e opinione pubblica.
I profili comunicativi, mediatici e relazionali
nella gestione delle problematiche migratorie
nel contesto italiano e comunitario
 

Un approccio mirato            
Il punti di vista è quello di un professore-ricercatore che da due specifici osservatori – sul rapporto tra sicurezza e informazione e sulle relazioni tra italiani e romeni – cerca attualmente di leggere l’attualità. Ma che ha avuto responsabilità istituzionali nel campo delle politiche pubbliche comunicative e si pone questioni di aggiornamento della governance comunicativa delle principali istituzioni che hanno competenza sulla materia. Si tenta qui una breve analisi dunque di un campo in ebollizione. Pur nell’impossibilità di entrare nei “fatti” oggi maggiormente mediatizzati, l’approccio mira a dare un contributo alla ricostruzione delle guide-lines di necessarie politiche per una efficace comunicazione pubblica nel settore. Che parta da una decodifica del ruolo (necessario/controverso) dei media nel settore, ovvero dalla considerazione che la libertà mediatica è preziosa, ma che la delega assoluta ai media per rappresentare voci e problemi è povertà di politica. Le istituzioni hanno dunque il problema di adeguare un ruolo di comunicazione pubblica (servizio/accompagnamento/ non propaganda) nel campo migratorio. E’ una scommessa europea, e al tempo stesso una scommessa culturale e professionale delle istituzioni.
Il trattamento è per punti sintetici.
 
Centralità dei profili percettivi e comunicativi
La formazione delle notizie segue prioritariamente i caratteri patologici dei fenomeni. Nell’agenda percettiva dell’opinione pubblica si associano così in via preliminare questi fenomeni alla nozione di “rischio” e di “pericolo”.La descrizione (mediatica o istituzionale) dei caratteri funzionali, positivi, fisiologici dei processi deve costantemente fare i conti con una domanda formata sul polo opposto. Quindi deve contenere elementi giornalisticamente molto rilevanti per poter avere accesso ai circuiti. Il tema dell’immagine dei processi diventa allora importante quanto il tema della realtà dei processi considerati.
 
Le politiche pubbliche nel campo delle migrazioni come prioritario teatro di riferimento dell’analisi
In Italia e in Europa istituzioni e soggetti pubblici implicati nella gestione dei processi migratori devono affrontare il tema della doppia pista di governo, non postulando che il dato di realtà sia di per sé “convincente”. Devono cioè attrezzare il proprio approccio conoscitivo, strumentale e operativo ad una responsabile capacità di tenere in correlazione i due ambiti. Agendo in forme che soprattutto il sistema mediatico avverta come “corrette misure di sevizio” e non come “manipolazioni”. Ciò comporta organizzazione, metodologia, strumentazione. In breve, un presidio altamente professionalizzato.
 
Piste dello scambio informativo
Su materie complesse (come le migrazioni) il territorio comunicativo è vasto. Tener conto dello spettro da la misura dell’articolazione di competenze se non a produrre almeno a intercettare funzionalmente in una visione di sistema relazionale in cui le sinergie sono complesse e il rischio di perseguire solo una delle possibili strade riduce spesso drammaticamente il rendimento dell’azione comunicativa. Lo spettro riguarda preliminarmente
         i mass media
         la dinamica comunicativa della rete
         la stampa specialistica
         la comunicazione istituzionale
         lo spettacolo
         il contesto socio-culturale.
Spesso queste voci hanno presidi con competenze differenziate. Da qui il problema di “regia” e di “strategia” che la materia comporta.
 
Complessità degli ambiti del teatro comunicativo in cui i processi migratori hanno rappresentazione
Appunto, solo alcuni (e marginali) ambiti accennati hanno responsabilità diretta dei soggetti istituzionali. Altri, con caratteri selettivi e concorrenziali, sono alimentati in tempo reale da tutti i soggetti in campo, sono internazionalizzabili, sono confrontati con elementi di “lettura” da parte dell’opinione pubblica in cui convergono fattori razionali e irrazionali.Alcuni “teatri” poi non hanno carattere informativo in senso stretto  ma producono “senso comunicativo” attraverso la efficacia simbolica di comportamenti. Dunque investono il delicato campo della produzione culturale.
Prevalenti connessioni (sempre da leggere in termini di ragionevole presidio): lingua, abbigliamento, comportamenti, usi, spettacolarità, folklore, eccetera.
 
Dialettiche naturali tra le fonti
Le “fonti” accennate poi non agiscono in condizioni separate, ma convergenti, competitive, conflittuali. Ciò pone la regola ai responsabili delle funzioni comunicative pubbliche di percepire il loro ruolo non in una sorta di “sopramondo autoreferenziale” ma commisurando l’efficacia a tale quadro di oggettività relazionale.
Una questione di fondo abitualmente si pone: validare o invalidare continuamente dati, opinioni, informazioni.
 
Gerarchia della notizia
Anche ciò che il sistema considera “notizia” – nel quadro di questioni dell’azione umana nel suo rapporto con la concezione soggettiva del diritto (diversità, tradizione, contaminazione, subordinazione, accoglienza, repulsione, eccetera) – deve avere un trattamento analitico fondato sulla verifica (tempo e luoghi) che ha come paradigma il dato culturale diffuso e condiviso.
Questo è il primo profilo di pluralismo (che è il tema della conferenza di Milano) da intercettare ragionando su questo segmento. Perché il pluralismo socio-culturale e quindi valoriale della comunità accogliente è il carattere più incidente in ordine alla strutturazione della gerarchia della notizia. Ciò che, in definitiva, diventa griglia di accesso o di non accesso delle notizie al sistema.
 
Ruolo della statistica nei processi comunicativi
Di fronte alla complessità e alla novità dei processi migratori, l’azione comunicativa pubblica deve sapersi innanzi tutto nutrire di adeguata ricerca. Vi è consapevolezza che sulla materia agiscono questioni di spesa, di coordinamento, di procedura organizzativa e metodologica. Ma il tema va posto con forza. Il campo di ricerca che comporta una ineludibile responsabilità pubblica, trasformandosi in fonte continua (mediaticamente spesso credibile, molto più di dichiarazioni, comunicati, prese di posizione) è principalmente quello del dato statistico evolutivo. Che va dunque sollecitato, compreso, confrontato, utilizzato e reso il più trasparente possibile. E che va collocato nella sua stessa evoluzione metodologica (per esempio, nuovi approcci al perimetro del PIL).
 
Il territorio dei pregiudizi e degli stereotipi
Quando il soggetto pubblico (postulando sua capacità relazionale tra ambiti internazionali, nazionali e territoriali) agisce con forme comunicative alimentate da analisi e ricerca, il territorio di maggiore “interesse scientifico” e di maggiore difficoltà ad operare (per modificare positivamente il quadro relazionale conseguente) è costituito dai fenomeni di:
         pregiudizio (un giudizio prodotto da una persona o da un caso che viene proiettato su tutta la “gens” connessa a quella persona o a quel caso);
         e alla determinazione di stereotipi nell’opinione pubblica (sedimenti persistenti anche se non più commisurati alla realtà).
Il sistema mediatico, considerandoli parte della domanda viva di informazione, ne amplia il peso, fornendo in modo mirato materiali che soddisfano quella domanda.
 
Ruolo della rilevazione demoscopica come “patto interpretativo” tra istituzioni e sistema mediatico
Ricerca e comunicazione hanno – nella visione qui accennata – un rapporto stretto e importante solo se si integrano nel rapporto con la realtà e quindi nella metodologia. Niente di peggio che affidamenti di ricerca sconnessi allo scopo di utilizzo.
Il tema presuppone integrazione tra uffici competenti spesso precari nella P.A. In questo caso un tema centrale della motivazione a connettere ricerca e comunicazione è quello di promuovere sui materiali messi in circolazione una sorta di “patto interpretativo” sui fenomeni studiati che – per qualità metodologica e chiarezza espositiva – vengono accettati dai media e dalla rete come materiali “validi”, basi di confronto per il trattamento della realtà. Per i profili di organizzativi della qualità di questo approccio sarà bene ricordare che, in genere, tutto ciò viene considerato “un lavoro supplementare”.
 
Ruolo del sistema pubblico in ordine alla percezione storico-culturale (sostenuta comunicativamente) dei fenomeni migratori
Ed eccoci al cuore della tematica della conferenza di Milano.
Responsabilità delle istituzioni è connettere il ruolo di soggetti diversi (scuola, servizio pubblico radiotelevisivo, formazione professionale, alimentazione di siti pubblici di informazione e conoscenza, eccetera) a molteplici aspetti conoscitivi del fenomeno.
Va ridotta la percezione delle migrazioni come attuale eccezionalità riportando i dati conoscitivi al fenomeno storico che dai tempi dell’homo habilis et erectus vede nelle migrazioni il fattore genetico della storia. L’Italia è da questo punto di vista un laboratorio storico di vasta portata per comprendere che senza migrazioni non esisterebbero oggi gli italiani e che grazie all’emigrazione italiana esistono caratteri modificati in una buona parte del pianeta.
Una lacuna culturale del nostro tempo (i media fanno poco per sopperire) è la comprensione su vasta scala dell’opinione pubblica dei fenomeni migratori in ordine alle condizioni strutturali della demografia del pianeta.
Un contributo importante deve venire dal sistema comunitario. Sulla lettura delle diverse cause migratorie (fame, povertà, lavoro, siccità e catastrofi, libertà civili e politiche, conflitti etnici, guerre, eccetera) in ordine a cui si debbono (da parte dell’opinione pubblica) distinguere meglio diritti, ragioni, opportunità anche per le comunità di accoglimento di un fenomeno a cui va tolto il carattere di ondata confusa, aggressiva, repulsiva.
 
La nozione di “sicurezza” nella relazione tra istituzioni, cittadini e media
A monte di ogni strategia comunicativa (con adeguata strategia di analisi) sta – nel caso dell’immigrazione – un secolare peso (si ricordi l’atteggiamento della comunità americana in ordine alle migrazioni italiane del primo novecento) del rapporto con le dinamiche della sicurezza.
Peso così rilevante tuttora che gli organizzatori della Conferenza nazionale hanno optato per collocare un contributo specifico sui temi della comunicazione nel tavolo di discussione appunto riguardante la sicurezza. Forse il rilievo del tema comunicativo avrebbe consentito di valutare uno spazio a se stante. Ma in questa cornice serve ancora di più comprendere i “nessi”.
E’ sviluppato da tempo il dibattito se i media incrementino prevalentemente informazione su questi processi o addirittura generino più insicurezza del dovuto. Tema che va impostato correttamente in un rapporto complesso di ruoli e di responsabilità tra istituzioni, media, associazioni della società civile e della rappresentanza (cittadini residenti e migranti e imprese).
Il trattamento della questione comporterebbe appunto uno spazio diverso. Nella logica della differenza dell’approccio, conta la capacità di dare sviluppo (di cui ai punti precedenti) ad un quadro di iniziativa diretta non solo verso
 
Elementi di esperienza acquisiti nel trattamento comunicativo del caso dell’immigrazione romena in Italia.
A conclusione di questo trattamento (per brevità solo metodologico) qualche considerazione sul portato di esperienza – presso Fondazione Università IULM – di un Osservatorio permanente sulle relazioni tra italiani e romeni centrato sui temi della reciproca percezione di immagine.
Esso ha prodotto un primo ciclo di ricerca in epoca di alti flussi e alta integrazione (2004-2005) e un secondo ciclo di ricerche in epoca di vera e propria ondata migratoria ma con un clima di crescente conflittualità. Argomenti: soggetti coinvolti, metodo di approccio e strumenti impostati per proseguire il governo dei problema specifico.
 
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