Pier Paolo Segneri (Frosinone). Due recensioni in rete

Due recensioni di Pier Paolo Segneri, che ha inserito un articolo in Libertiamo.it. (e in Ultimissime.net) e un secondo articolo i n lideale.info.
Pier Paolo Segneri  è nato a Frosinone nel 1973, è laureato in Lettere Moderne presso l’Università La Sapienza, con una tesi su Leonardo Sciascia e la mafia. Scrittore, regista e autore teatrale, scrive editoriali per riviste e quotidiani. Nel 1997 è stato consigliere comunale di Frosinone. Diplomato presso la Scuola di Liberalismo di Roma, ideatore del progetto politico della Rosa nel Pugno, che ha anticipato nel 2004 con il suo pamphlet intitolato “La rosa è nel pugno“. Dal 2000 è iscritto e militante dell’area radicale.

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11 dicembre 2009
Non siamo mai stati ‘contro’. Noi siamo sempre stati portatori di una proposta”, è così che Marco Pannella sintetizza la sua politica del dialogo, di incontri e scontri con tutti, di contraddittorio e di contraddizioni con gli avversari o con i compagni di viaggio. E’ la politica dei Radicali sviscerata in un recente e prezioso libro realizzato sotto forma di intervista con Stefano Rolando. “Di errori ne ho fatti diversi. Errori di analisi o di gestione politica. Sicuramente. Nel senso che un ‘meglio’ era certamente in agguato. Ma credo che il filo della storia, della nostra storia, sia lineare”. Quello che è difficile, nel rapporto politico con Marco Pannella, è aiutarci reciprocamente a non sbagliare perché a sbagliare ciascuno è capace da sé. Eppure resta una impresa convincerlo che sta sbagliando ogni qual volta tale rischio si presenta. E’ anche per questa ragione che il libro/intervista di Marco Pannella e Stefano Rolando, Le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti (Bompiani, pp. 201, euro 15,00), uscito nei giorni scorsi nelle librerie, andrebbe riletto anche dallo stesso Pannella. Perché lì vi sono scritti non i suoi errori passati, ma quelli presenti. Comunque, consiglio vivamente tutti di regalarlo per le feste natalizie e, davvero, come i buoni propositi, leggerlo in profondità. Non passa inosservato il sincero sentire del tempo, che si materializza nelle pagine per sfuggire alla catalogazione del calendario, fino a divenire il protagonista del volume. Ovviamente, insieme alle lotte e alle conquiste del più antico e longevo partito italiano. Si tratta, infatti, di oltre cinquanta anni di storia radicale, liberale, riformatrice. “Ai tempi di Ernesto Rossi e Panfilo Gentile non ho remore a dire che ero stato degasperiano”. Chi conosce i Radicali al di là dei falsi stereotipi con cui sono ritratti, comprende quanto tale dichiarazione valga ancora adesso. Forse addirittura più di prima. E l’idea che i Radicali siano degasperiani ci viene confermata dalle scelte di sempre, basta andarle a rivedere, a riscoprire, a rileggerle. Una ulteriore conferma, per esempio, ci viene dallo stesso Pannella quando, proprio nello svelamento graduale del libro, afferma: “Croce esprimeva al tempo stesso inclinazioni di sinistra liberale e di destra storica. Grosso modo è la posizione che continuiamo a seguire oggi”. Eppure, la bellezza della intervista con Rolando sta nel continuo incontrarsi del lettore con Marco Pannella, cioè l’incontro di persone comuni fuori dai luoghi comuni. Per conoscersi e ri-conoscersi. “Credo a una forma della conoscenza nella durata di un rapporto, appunto una cosa che si fa ri-conoscenza. Quando conoscendo hai la sensazione di ri-conoscere e ri-conoscerti. Attorno a una idea, un obiettivo, un principio, una persona”, casomai “è la nozione di ‘nemico’ che considero vecchia. La politica ha bisogno di dialogo. Il dialogo è motivato e appassionato nella diversità”. Infatti, insiste il leader radicale “il Partito Radicale è stato il primo a esprimere l’idea di associarsi senza perdere altre connotazioni e altre appartenenze. Cioè, contro l’idea che i partiti siano una setta. Anzi, un’etnia. Per noi l’etnos diventa etos. Quindi non ci sono nemici. E soprattutto non c’è il dito puntato contro”. E queste idee non sono né di destra né di sinistra: sono semplicemente idee ragionevoli della cultura laica, liberale e libertaria. Ma la domanda è: perché ritengo importantissimo leggere questo libro? La risposta sembra darla lo stesso Pannella: “Perché nelle cose bisogna vedere i dettagli”.
http://www.lideale.info/ReadArticolo.aspx?id=2894&par=c
“Non ho avuto paura di espormi al ridicolo”
Il libro-intervista Le nostre storie sono i nostri orti di Marco Pannella e Stefano Rolando
Pier Paolo Segneri
Per capire il tempo bisogna far ricorso all’esperienza dei saggi, bisogna cercare di misurarsi con ciò che ha formato la sensibilità degli anziani”. E’ anche per questa ragione che invito caldamente i lettori de “l’Ideale” a leggere e a regalare per le feste natalizie il libro/intervista di Marco Pannella e Stefano Rolando, Le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti (Bompiani, pp. 201, euro 15,00), uscito nei giorni scorsi nelle librerie.
 Bisogna che i giovani parlino con gli ottantenni, sembra ripetere Pannella per tutto il volume. Bisogna rivolgerci alla elevatezza dell’età, anche per imperare dagli errori degli anziani, per tendere verso una elevatezza morale, di cui provare a nutrirci. Se si vuole avere un futuro. Perché senza memoria non si ha un presente e non si costruisce un avvenire. Infatti, Pannella dice: “L’esperienza aumenta il bagaglio critico. Possiamo concedere al giovane l’ingenuità, non l’innocenza, che presuppone una conquista”. Insomma, ci vogliono anni per diventare innocenti. A volte, serve una vita intera, altre volte non basta neppure quella. Perciò, insiste Marco rivolgendosi a Rolando, “oggi diciamo che il compito del giovane è crescere, formarsi”. E lo strumento migliore per crescere resta sempre e comunque il dialogo, il contraddittorio, l’osservazione, l’incontro, lo scambio di idee o di carezze. Si finisce con il conoscere se stessi innanzitutto attraverso gli altri. L’alterità diventa la base della propria crescita e, di conseguenza, della crescita degli altri, di chi ci circonda perché “il dialogo produce conflitti anche gravi ma meno violenti”.
 Per questa ragione, da liberale e da laico, Pannella infonde nel lettore la “cultura del dubbio”, ma soprattutto come motore della conoscenza, come stimolo per la ricerca, come impulso per l’alterità. E l’intervista affonda, allora, nella storia per mostrare meglio il presente: “I partiti politici italiani si sono mossi nella vicenda italiana famelicamente come eredi del Partito Fascista”, asserisce Pannella dando una lettura di continuità sostanziale, se non addirittura formale, tra il Ventennio e l’età repubblicana.  A Stefano Rolando spiega: “Il fascismo a mio avviso fu una sorta di welfare senza libertà” e, a tal proposito, proprio a conferma della sua tesi, il leader radicale ricorda che “abbiamo avuto anche una mirabile proposizione di Giuliano Amato che, come presidente del Consiglio uscente, nel ’93 parlando alla Camera disse: nel Ventennio è nata la forma del partito-Stato; una cosa che oggi deve morire; anche se da partito al singolare quella forma si è trasformata in partito plurale”. Per questa ragione, la base della proposta politica dei Radicali è sempre stata e resta, anche dopo oltre cinquanta anni, quella per una democrazia liberale mentre, sostiene Pannella, l’Italia resta non democratica, illiberale e contro lo Stato di diritto. Infatti, la lotta politica dei Radicali è sempre la stessa: “Noi vogliamo la legalità, ma vediamo che questo ormai sessantennale regime, quanto o se non più del fascismo, non riesce a esprimere compatibilità con la democrazia e con la legalità”. Il libro, insomma, rivendica il ruolo di una storia che andrebbe conosciuta e riconosciuta. Perché quella dei Radicali assomiglia alla storia di ciascuno di noi e anche a quella degli avversari. I ricordi di Pannella sono tanti, ma si trasformano in memoria, cioè travalicano il tempo, toccano il cuore del lettore, entrano nella quotidiana lotta di ognuno di noi. E la politica stessa ci appare più pulita, più onesta, più frequentabile.  A tal proposito Marco Pannella racconta: “Quando entrai in Parlamento nel ’76 impostammo poco dopo un forte sciopero della fame. (Andreotti) mi sconsigliò di farlo dicendo che avevo già ottenuto il risultato. In realtà lavorava a filo di voti per battermi. Gli mancò, credo, il voto di Gronchi, che non venne in aula, e la spuntai. Come vedi il rapporto è stato spesso di combattimento. Però ebbi in aula il suo giudizio che non posso non ricordare: Nella storia del Parlamento si segnala la presenza di chi è portatore di quella che un tempo chiamavamo la politica pura. Lui stesso ha dimostrato in più occasioni rispetto per l’istituzione parlamentare”.
 Dettagli del libro
  • Titolo: Le nostre storie sono i nostri orti (ma anche i nostri ghetti)
  • Autori: Pannella Marco, Rolando Stefano
  • Editore: Bompiani
  • Collana: I grandi pasSaggi Bompiani
  • Data di Pubblicazione: 2009
  • ISBN: 8845264394 – ISBN-13: 9788845264399
  • Pagine: 201
  • Reparto: Politica
  • Prezzo: € 15,00