Paolo D’Anselmi: una citazione
corporate social (ir)responsibility
Obama e il prefetto di Palermo
di Paolo D’Anselmi
La grande sala al piano nobile è intestata a Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla parete c’è una grande targa con i nomi dei prefetti che si succedono nella città, con data di inizio e fine mandato. La durata del generale fu di soli cinque mesi: fu ucciso il 13 settembre 1982. I non uccisi durano al massimo due anni. Un periodo troppo breve per prendere in mano le redini perfino di una pizzeria a taglio. La targa nella prefettura di Palermo è un epitaffio all’eccidio della ragion gestionale. Se non peggio. Un modo per capitalizzare l’entusiasmo per Obama è quello di chiedersi cosa farebbe Obama se nominasse lui i prefetti di Palermo. Chiederebbe loro un progetto e “verifiche non confinabili in qualche sporadico sondaggio di opinione per misurare un po’ giornalisticamente la popolarità di questo o quel segmento di apparato, che poi, giocando sugli effetti della mediatizzazione e un po’ sulle paure della gente, finiscono per premiare sempre le forze dell’ordine” (Stefano Rolando, pagina 609, Quarantotto, Bompiani).