Chiosa n. 8 – Oscar Giannino: così Berlusconi sta perdendo i voti dei moderati (Il Sussidiario)
Non c’è ripresa di analisi politica, ancora. Ovvero restano angusti gli spazi in cui si cerca di leggere gli accadimenti come “processo” . Troppo forte è ovviamente lo scontro – di piazza, di vere e finte indignazioni , comunque di contesa elettorale – mentre sarebbe utile capire costa sta mutando strutturalmente nei sistemi di fiducia che sono in parte pre-politici e che diventeranno molto importanti sia nelle analisi del voto (dunque tra due settimane) che nel posizionamento dei soggetti in campo da aprile in poi. Una derivata particolare di questo ancora esilissimo dibattito riguarda Milano, città in cui si vota l’anno prossimo. Ho provato (per dimostrare l’utilità della panchina, no?) a tracciare una analisi di cui è prevista la pubblicazione su Mondoperaio n. 3/2010 (fine mese).
“Il Sussidiario” (giornale on line ispirato da CL) è giustamente preoccupato di ciò che si è incrinato nel “sistema di fiducia” che il centro-destra esprime e ha chiesto un’opinione a un giornalista-analista laico (tuttora repubblicano) e moderato come Oscar Giannino. Opinione che costituisce, credo, uno spunto di discussione. All’interno della più generale discussione – appena accennata da Giannino – sui contenuti dell’agenda per governare sul serio l’uscita dalla crisi, sulla credibilità della classe dirigente che è preposta a questo difficile compito e sul problema (ove Emma Bonino vincesse nel Lazio) sulla tenuta di programma e di gestione in una regione che da sola ha creato un terzo del deficit sanitario del paese. (S.R.)
“Il Sussidiario” (giornale on line ispirato da CL) è giustamente preoccupato di ciò che si è incrinato nel “sistema di fiducia” che il centro-destra esprime e ha chiesto un’opinione a un giornalista-analista laico (tuttora repubblicano) e moderato come Oscar Giannino. Opinione che costituisce, credo, uno spunto di discussione. All’interno della più generale discussione – appena accennata da Giannino – sui contenuti dell’agenda per governare sul serio l’uscita dalla crisi, sulla credibilità della classe dirigente che è preposta a questo difficile compito e sul problema (ove Emma Bonino vincesse nel Lazio) sulla tenuta di programma e di gestione in una regione che da sola ha creato un terzo del deficit sanitario del paese. (S.R.)
ELEZIONI. Giannino: così Berlusconi sta perdendo i voti dei moderati
lunedì 15 marzo 2010
Francamente, non sono stupito neanche un po’ dal tumulto in atto sulla scena politica italiana. Nel senso che mi aspettavo con ragionevole certezza che ogni Procura italiana avesse nel cassetto intercettazioni e indagini a effetto politico assicurato, e le riversasse puntualmente sul tavolo all’approssimarsi del voto regionale. Da Bertolaso a Di Girolamo alle telefonate di Trani, mi stupirei anzi se fosse finita qui, l’elenco delle nuove cannonate giudiziarie. Non ne sono stupito perché dopo la caduta del Lodo Alfano per decisione della Corte costituzionale, era sin troppo facile immaginare che il tentativo di risolvere “l’anomalia Berlusconi” per via giudiziaria prendesse un’accelerazione conseguente.
Francamente, dirò anche che a mio giudizio siamo entrati in una fase dello scontro Berlusconi sì-Berlusconi no che non lascia più molto spazio per considerazioni ispirate a saggezza istituzionale. Si può benissimo continuare a dire che opposizione e maggioranza dovrebbero astenersi dal darsi addosso accusandosi reciprocamente di eversione e barbarie, che le intercettazioni date in pasto ai giornali sono improprie, come è del tutto inane ridurre la campagna per le regionali a due piazze urlanti l’una contro l’altra. Temo però che sia un esercizio retorico, oggi più che mai. Lo può fare chi spera in politica di accumulare punti dal nuovo abbassamento del livello di confronto – come Casini e Rutelli, e aggiungiamoci Montezemolo per non sbagliare, va – o chi sceglie di fare l’osservatore alla finestra, nel mondo dell’informazione.
Ma temo che pur restando saldamente nel campo degli osservatori – sono risolutamente contrario ai giornali-bastone che Berlusconi si è dato nell’ultimo anno, il problema dei moderati è di non avere un proprio grande Corriere della Sera, non quello di avere un nuovo Popolo d’Italia – sia meglio “sporgersi”, per così dire, usare argomenti e strumenti interpretativi adeguati al caos, invece di mitizzare una normalità che non c’è e non ci sarà.
Dopo il Lodo Alfano, sarebbe stata ed è battaglia finale, contro Berlusconi. Giocata per intero sulla legalità e sulla moralità. Lo sapeva benissimo il centrodestra, e anche il centrosinistra che con Bersani-mediatore alla testa del Pd si era messo in una posizione di attesa, più che di promozione di nuove linee politiche. L’errore che Berlusconi corre il rischio di pagare caro, dopo le Regionali, è l’essere apparso improvvisamente e drammaticamente non più all’altezza di quella “etica del fare” che agli occhi dei moderati aveva sin qui giustificato anche i suoi innegabili eccessi, a fronte dei disastri fatti dal centrosinistra al governo. Il buco nero delle liste respinte a Roma e Milano non ha solo rivelato un pressapochismo ingiustificabile. Ha anche scoperto una profonda incapacità di valutazione e reazione a ciò che stava concretamente avvenendo.
Lo scontro con il Quirinale sulla prima bozza di decreto respinto, e il secondo decreto che a Milano non serviva e che a Roma si è rivelato inutile oltre che dannoso nell’elettorato, hanno messo in luce un appannamento molto serio. È più che comprensibile che molti moderati vogliano stare a casa, attualmente. Non condividono il moralismo diepetresco e non votano un Pd di cui ancora non si capisce nulla. Ma avvertono che dietro l’appannamento di Berlusconi si è mostrata una macchina-partito fatta di molti incapaci e non pochi profittatori, oltre che di modesti leader locali che hanno spesso indicato candidati presidenti che perderanno, pur di non perdere il controllo del Pdl locale. Se Silvio avesse capito al volo che bastava ricoprire l’Italia di manifesti giganteschi riproducenti le firme annullate a Formigoni e accettate a Penati, con le stesse identiche irregolarità formali per le quali nel primo caso in Corte d’Appello a Milano si era detto no ma alle seconde si era detto sì, le cose sarebbero andate diversamente. In altri tempi, Berlusconi avrebbe avuto il guizzo. Ora è mancato. Non voglio dire poi dell’autogol della sospensione dei talk televisivi in campagna elettorale: a destra dovrebbero sapere che accanirsi sull’avversario gli regala voti, come è successe tante volte a vantaggio di Berlusconi.
Il centrodestra si è così inoltrato su un sentiero che lo porta a perdere pezzi di proprio elettorato. Nel Nord, i flussi andranno a tutto vantaggio della Lega, che rischia il successone anche dove il suo candidato presidente non dovesse vincere, come in Piemonte. Nel resto d’Italia, la diatriba con Fini è parte del problema, e non bisogna aspettarsi certo da Fini altro che una sua radicalizzazione, all’indomani di un risultato elettorale che suonasse allarme rosso per la tenuta di Silvio.
La situazione è questa. Per chi ha in mente che moderati e centrodestra si identifichino solo in Berlusconi, non si tratta che di sperare nell’ennesimo miracolo che Silvio riserva spesso quando tutti lo danno fuori dal ring. Per gli altri, massime per chi ha in mente che esista un problema di rappresentanza seria di un modello di buona gestione amministrativa che da tre legislature in Lombardia ha fatto vedere di che cosa fosse capace senza per questo risolversi né in Berlusconi né in Bossi, c’è un altro problema. Quello di metter mano da subito, all’indomani delle Regionali, a un modulo di rappresentanza proprio. Per non finire ridotto e triturato in un Ok Corral centrato sul “dagli al puzzone”.
Riscontri
Gentile Prof. Rolando,ci siamo conosciuti allo Iulm con Papini a proposito della mia lezione in Maspi di quest’anno, ritenendo di fare cosa gradita ecco in allegato il mio “Intervento” di oggi pubblicato sulla prima pagina del Sec XIX. Un caro saluto
Ludovico Fois, 15 marzo 2010
Risposta – Grazie. Più che antiberlusconismo e demagogia, il rischio di Bersani (in realtà ancora alleato a IdV) era ed è rappresentato dal formarsi – insofferenza per i partiti – dall’evidente affermazione di Bonino e Vendola. Forse lo ha pensato, forse lo teme e pensa che sia bene tenere tutti in qualche modo abbracciati.
Sono perfettamente d’accordo. Lo deve fare – obtorto collo – ma lo fa con poca accortezza e anzichè capitalizzarli il rischio è di continuare ad essere cannibalizzati da loro. Purtroppo è puro galleggiamento in questa fase. Ma le scelte come quella di sabato si pagano care nel medio termine, e il pd le sconterà quando cercherà di parlare nuovamente ai moderati. Allego un pezzo più analitico che ho scritto la settimana scorsa e che, per carità di patria, non ho pubblicato. Credo possa essere uno spunto interessante, già a partire dal titolo.
Ludovico Fois, 16 marzo 2010
Nonostante non abbia avuto tempo di seguire bene gli eventi in questi giorni, pensavo di scriverti proprio per parlare di incrinatura della fiducia nel centro destra. ogni giorno che passa le bugie, le autoassoluzioni, le superficialità arroganti, sono viste con stupore e un po’ di dispetto che però non bastano per sentirsi garantiti dal centro sinistra. Vai avanti, ma con la tua fisionomia. un abbraccio.
Clara Abatecola, Roma 16 marzo 2010