Orgoglio industriale. Importante panel di discussione in IULM
Alberto Meomartini, Antonio Panzeri, Stefano Parisi e Stefano Rolando hanno discusso all’Università IULM
il libro di Antonio Calabrò “Orgoglio industriale” (Mondadori). Il saluto d’apertura del pro-rettore Mario Negri
Quarto capitalismo e media impresa.
Storia, identità e competition per uscire dalla crisi
Un evento promosso da Fondazione Università IULM e da Scuola di Comunicazione IULM
(AG-FUI) – Milano, 27 ottobre 2009 – Dopo il capitalismo dei pionieri, il capitalismo di stato e l’epoca del “piccole è bello” l’Italia dovrebbe avere più fiducia nel suo sistema di quattromila medie imprese capaci di 300 miliardi di fatturato all’anno e in grado di reggere investimenti, occupazione e innovazione per trovare risposte a molte condizioni di crisi (5.000 manager licenziati nel 2008, per esempio) e rappresentare di più il volto positivo dell’Italia nel mondo. Su questa argomentazione di estrema sintesi si snoda il libro – “bello, ben scritto, con spirito civile, con racconto del territorio e della storia identitaria della nostra economia” (ha detto, introducendo i lavori, il segretario generale di Fondazione IULM Stefano Rolando) – di Antonio Calabrò “Orgoglio industriale”, edito quest’anno da Mondadori e scelto “per una discussione che incoraggi anche nuove offerte formative nel rapporto con i bisogni del cambiamento del mercato del lavoro”, su cui ha riflettuto un panel molto interessante di rappresentanti dell’economia e del lavoro. Ha portato il saluto del rettore dell’ateneo, prof. Giovanni Puglisi, non a Milano per una indisposizione di salute, il pro-rettore vicario prof. Mario Negri
Alberto Meomartini (presidente di Assolombarda) ha chiesto di rivedere un lessico (l’immaterialità, la post-industria, eccetera) che rischia di non far comprendere il peso che la realtà manifatturiera, “in cui conoscenza e tecnologia sono pienamente integrate”, rappresenta in Italia come in tutta Europa, chiarendo che il sistema economico milanese si ritrova bene nel quadro descritto da Calabrò “forse senza più eccellenze solitarie ma costruito non casualmente a rete, collegato all’università e bisognoso di essere meglio raccontato e conosciuto”.
Stefano Parisi (presidente di ASSTEL, l’area delle imprese di telecomunicazioni in Confindustria e a.d. di Fastweb) ha analizzato i nuovi bisogni delle imprese per liberare crescita, mettendo più l’accento sui temi della defiscalizzazione che su quello degli “aiuti”, “terreno su cui nel mondo sono stati messi dai governi cifre immense in questo periodo che, per fortuna, causa debito pubblico, l’Italia non ha alimentato” ma che ora chiedono di agire su territori in cui il “patto” deve avvenire su veri ambiti di cambiamento come è quello della quality economy. Ricordando che in questa chiave “non va criminalizzata la finanza, ma spronata a fare il suo mestiere che resta quello di aiutare l’economia a crescere”.
Antonio Panzeri (europarlamentare e già segretario della Camera del Lavoro di Milano) ha criticato il contesto politico in cui è collocata la riflessione contenuta nel libro di Calabrò “perché non c’è sostanzialmente né politica industriale né riforma profonda della P.A. che sommate alla crisi delle infrastrutture genera condizioni di declino”, pur ritenendo che l’etica del lavoro richiamata nei ragionamenti sulla media impresa è un punto di partenza per consigliare la lettura e offrire ambiti di interpretazione a chi si sforza di trovare soluzioni. “Anche se oggi è l’Europa un terreno su cui l’Italia deve investire di più per cercare sponde sinergiche per i suoi problemi”.
Antonio Calabrò (direttore degli Affari istituzionali e culturali del gruppo Pirelli e già vicedirettore de Il Sole-24 ore), nel ringraziare relatori e partecipanti, ha sottolineato il carattere metaforico del settore analizzato rispetto ai nodi del paese affidando a questo libro il compito di “raccontare con un pensiero etico un mondo che, anche se con conflitti di potere, mantiene sempre l’obiettivo di perseguire risultato aumentando valore e valori”.