Nota di Mondoperaio per la stampa su dossier Mattuci-Rolando per riforma RAI (17marzo12)
La rivista Mondoperaio pubblica un documento di analisi e di proposta di Luigi Mattucci e Stefano Rolando
Rai: non solo equilibri politici
ma anche rilancio produttivo e riforma della linea editoriale
Roma, 17 marzo 2011 – Mentre i palazzi della politica avviano il loro reticente confronto – ma anche urgente perché obbligato – in materia di riassetto della Rai, università, imprese, soggetti professionali e naturalmente anche gli operatori dell’azienda stanno discutendo dell’emergenza che riguarda uno snodo essenziale dell’industria culturale del Paese. Emergenza dunque non solo politica, ma anche gestionale, produttiva, editoriale. La rivista mensile Mondoperaio, diretta da Luigi Covatta, pubblica nel fascicolo 3/2012 tra pochi giorni in distribuzione (anche on line www.mondoperaio.it), un’analisi che nasce proprio dal dibattito professionale, con sguardo attento naturalmente al contesto politico-istituzionale di praticabilità di un progetto di rapido intervento (risanamento e rilancio) che parta soprattutto dalle condizioni manageriali e non solo da quelle istituzionali della Rai.
Il documento è stato prodotto a fine febbraio all’Università IULM di Milano nell’ambito del corso di Politiche pubbliche per le comunicazioni tenuto da Stefano Rolando (professore di ruolo in Iulm, in passato anche dirigente Rai, poi direttore generale dell’Istituto Luce e per dieci anni direttore generale dell’informazione e dell’editoria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri), che ha dato vita ad un workshop sulla riforma della Rai con la collaborazione di Luigi Mattucci (dirigente storico della Rai, di cui è stato anche vice direttore generale e poi presidente di RaiSat).
Il testo – e quindi anche la discussione con i partecipanti al corso (insieme a quelli del Master in Management della comunicazione sociale, politica e istituzionale) – è stato concepito nella logica di proporre un quadro di interventi “di emergenza”, in coerenza con l’approccio del governo Monti a temi rilevanti della crisi italiana. Cioè come un promemoria sulle responsabilità dell’azionista da esercitare preliminarmente ad un confronto politico-parlamentare sugli aspetti più propriamente di “riforma” del servizio pubblico radiotelevisivo.
In questo periodo altri interventi stanno su questa lunghezza d’onda. Massimo Mucchetti, per esempio, è intervenuto negli stessi giorni sul Corriere della Sera per segnalare il rischio di involuzione economica dell’azienda e – come questo documento analizza – per porre l’urgente problema di rilanciare la produzione, rivedendo modelli produttivi ed editoriali e ridurre il peso della burocrazia politica.
Il documento presenta alla discussione un concreto numero di interventi possibili esaminati e verificati nel quadro di esperienze manageriali e nell’ascolto di operatori qualificati che hanno dato il loro contributo all’inventario critico.
Gli autori hanno introdotto il seminario rispondendo alla domanda “quale dovrebbe essere l’abilità dei riformatori“? “Quella – hanno detto – di restituire autonomia alle strutture editoriali della Rai in un quadro di imprenditorialità che dimostri che un modello di rilancio produttivo (mercato interno e internazionale) può stare in piedi. Il che non significa internalizzare tutto. Significa usare con più rigore e meno clientelismo la leva degli appalti (fiction e cinema), trovando equilibri di costi e producendo innovazione. Una abilità che dipende sostanzialmente da regole e strategie dell’azionista (ora il governo Monti) e quindi da un management che dimostri che la Rai non è decotta ma che non bisogna far finta di cambiare le cose allo scopo che nulla cambi”. E a conclusione del seminario hanno detto: “Sarebbe davvero importante e urgente mantenere il diritto all’indirizzo e al controllo (cioè uno snello CdA previsto dalla legge) lasciando però respirare la progettazione editoriale, la politica industriale e i modelli organizzativi. Potrebbe essere il punto di intesa trovato, nell’attuale contesto “di emergenza”, tra il governo Monti e un Parlamento che deve dimostrare con urgenza che su questo nodo così delicato il sistema dei partiti riesce, se ci riesce, a stare dalla parte degli interessi generali”.
Alla domanda “c’è una misura concreta considerata necessaria per creare le condizioni di questo rilancio? “ gli autori hanno risposto: “Un piccolo ritocco alla normativa consentirebbe al direttore generale della Rai (inteso come personalità manageriale e non figura impiegatizia) di avere competenza sul grosso della contrattualistica che attualmente finisce nel trattamento politico del Consiglio di amministrazione. Una misura che allineerebbe il capo azienda al profilo di molte altre aziende pubbliche”.
Al corso di Politiche pubbliche per le comunicazioni in IULM sono intervenuti negli ultimi due anni protagonisti del sistema, tra cui i ministri pro-tempore Paolo Gentiloni e Paolo Romani e il professor Enzo Cheli costituzionalista di chiara fama già presidente dell’Agcom e tuttora presidente del Consiglio superiore delle Comunicazioni. Gli studenti partecipanti hanno contribuito con osservazioni scritte contenute in un secondo documento di dibattito pubblicato nel sito www.maspi.iulm.it