Newsletter n. 8 – Elezioni come opportunità e come rischio. Il caso Como (23 febbraio)

 
Tutti mi dicono “vai avanti”. In questi giorni spieghiamo che “nessuno diserta”. La battaglie di Emma per le regole e la legalità tengono aperta la via dell’analisi e della proposta. Territorio per territorio. A Como, con i tavoli come si può e con il limiti di una “occlusione culturale-ambientale”, nessuno si arrende, ma il traguardo è lontano. Così che dedico questa ottava newsletter a Como, alla sua mediocre rappresentanza politica (lo dicono anche i piani alti in Regione), alla sua occasione elettorale che si sta sprecando per non inquadrare i temi della crisi, la criticità del turismo, le vie d’uscita nella competizione tra territori. Soprattutto il tema identitario. I media avrebbero grande ruolo, ma propendono per promuovere i politici come formaggini e non per aiutare i cittadini a valutare. Como, metafora dell’Italia oggi.
 
           Newsletter n. 8 (23 febbraio 2010)
Elezioni come opportunità.
Il sistema trasforma il cittadino-elettore in un cliente-consumatore.
Il caso di Como
·          Le elezioni regionali si articolano a dimensione provinciale. In ogni provincia le liste in lizza presentano candidati diversi, con il loro capolista. Il rapporto tra voti ottenuti e popolazione – su quorum regionale eventualmente raggiunto – esprime o non esprime eletti. Che diventano sostanzialmente i rappresentanti di quella provincia nella assemblea regionale. Nel caso della Lombardia (12 province, 9 milioni di abitanti), la dimensione è quella di uno Stato (grande come l’Ungheria o il Belgio).
·          L’occasione è dunque cruciale per fare il punto sul rapporto di forza e di rappresentanza tra province e regione. Forze e debolezze, opportunità e minacce (il famoso schema SWOT degli economisti) dovrebbero costruire la matrice su cui i candidati propongono e su cui i cittadini valutano.
·          Così fosse (superate le illegalità e immaginando istituzioni che favoriscono questo schema!!) saremmo in una democrazia matura e partecipata. Nella quale i media si sforzerebbero di tenere le piste aperte a questa vera valutazione. Isolando – se così si può dire – quella modalità di campagna elettorale in cui si vendono faccioni sorridenti (di questi tempi!) intesi come formaggini da mordere. Meno i soggetti in campo fanno analisi e meno i media sul campo fanno verifica, tanto più esplode la campagna dei faccioni formaggini in cui il cittadino–elettore diventa un espropriato (ma anche un auto-espropriato, non salviamogli sempre l’anima!) cliente-consumatore.
·          Siccome sono in lizza, candidato a Milano e capolista a Como, intervengo nella realtà di Como dopo alcune settimane di ascolto della realtà, lettura dei giornali locali, dialogo con i cittadini. Como (162 comuni, 537 mila abitanti, 6%) ha espresso tre consiglieri in assemblea regionale (3 su 80, meno del 4%). Due di maggioranza e uno di opposizione. Leggendo i giornali, quelli ufficiali, moderati, spesso teneri con i poteri, si capisce che:
Ø       I tre sono marginali nelle dinamiche politiche che contano in regione (parlano per lo più dei loro bisticci interni);
Ø       i temi sollevati nelle loro campagne sfiorano (nel caso dell’opposizione) o cancellano (nel caso della maggioranza) i nodi della crisi del territorio;
Ø       sulla crisi del manifatturiero e dell’occupazione non c’è finora una parola seria e non demagogica della politica in ambito elettorale;
Ø       sul vanto di Como – il lago – si dovrebbe impiantare la politica attrattiva principale del territorio; ma il giornale capo-area di Como, La Provincia, dice coraggiosamente che lo stato del turismo a Como è un disastro, mentre un muro cretino chiude la vista del lago e l’assessore regionale del settore è in galera per corruzione (spese improprie dei soldi che servono a promuovere il turismo).
·          I tre consiglieri eletti uscenti sono costati alla collettività 2 milioni e mezzo di euro nel corso della legislatura. Una “comunità-azionista” (se fosse tale), il giorno delle elezioni, dovrebbe fare una cosa sola: pesare questi argomenti e capire cosa significa essere bene o male rappresentati.
·          In conclusione, una campagna elettorale potrebbe essere una magnifica occasione per un bilancio identitario, economico, sociale del rapporto tra un territorio e le sue istituzioni di riferimento. Como avrebbe un immenso bisogno di guardare alle verità, capire la crisi, partecipare al confronto sulle soluzioni. Se il sistema (tanti complici!) si chiude sulla propaganda, se ne riparlerà tra cinque anni. Dimenticando che l’identità di un territorio è sempre competitiva, anche quando si rinuncia a competere.
·          Tra cinque anni così le crisi diventeranno brandelli. I cinque anni saranno pieni di mugugni. E i tre eletti assomiglieranno alle tre scimmiette: una non vede, l’altra non sente, la terza non parla.
·          PS: scommettiamo su quanti dei 62 indirizzi mediatici sul territorio a cui mando le mie newsletter mi riprenderanno? Finora (un mese) mi hanno chiamato in due…per propormi tariffe per spot a pagamento!!