Newsletter n. 3 – Regione Lombardia. Bilancio di legislatura e questioni di valutazione
Consiglio Regionale della Lombardia
Elezioni regionali marzo 2010
L’impegno radicale di un socialista indipendente
Stefano Rolando
Stefano Rolando
candidato nelle Liste Bonino-Pannella al Consiglio Regionale della Lombardia
a Milano e a Como
“Un po’ di ribellione, di tanto in tanto, è una buona cosa”
(Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1801 al 1809)Newsletter n. 3 (10 febbraio 2010)
Regione Lombardia. Bilancio di legislatura e questioni di valutazione
“Come abbiamo governato?”. Il presidente della Regione se lo dice da sé. E il Consiglio Regionale? Esso avrebbe, in verità, per statuto un Comitato di Valutazione. Ma il suo Ufficio di Presidenza (3 della maggioranza, 2 del PD) scrive sul sito: peccato, non l’abbiamo mai costituito!
· Regione Lombardia ha presentato il 25 gennaio il suo bilancio di legislatura affidato ad un corposo dossier che raccoglie documenti e analisi di apprezzamento della propria attività e opinioni sulle qualità del “sistema Lombardia”, firmate da sostenitori della giunta ma anche da chi ha altre appartenenze e altre vedute politiche che incrementano il valore autovalutativo della giunta Formigoni. E’ bene essere chiari al riguardo. Un esecutivo ha il diritto di raccogliere le carte alla fine del proprio mandato e metterle a disposizione degli elettori. Anche – magari a costi misurati – di schierare opinionisti esterni e persino diversamente appartenenti per consentire riflessioni e aprire un confronto documentato sulla complessità della propria azione di governo. Potrà infatti essere criticata la forma “sontuosa” del documento. Potrà far sorridere la formula introduttiva “ricevo e pongo a disposizione dei cittadini” usata dal presidente Formigoni come se avesse appreso per posta che l’IreR (proprio organo, per altro gestito da persone serie) aveva svolto quel rapporto. Ritengo che il principio politico di un diritto di comunicazione attiva di chi ha compiti di governo non vada censurata.
· Resta grave è l’assenza di ruolo dell’assemblea elettiva nel suo complesso. Il Consiglio regionale della Lombardia avrebbe dovuto esprimere un atto di pari forza comunicativa, regolato dal controllo di tutte le parti politiche rappresentate; con parametri condivisi tra maggioranza e opposizione e attribuendo gli aspetti tecnico-scientifici a soggetti terzi. Nelle migliori pubbliche amministrazioni del mondo ciò si chiama “valutazione”. Assenza di ruolo che non dovrebbe star bene né ai consiglieri di maggioranza (altrimenti, quando non fanno gli assessori, non si capisce cosa ci stiano a fare), né a quelli di opposizione, perché una moderna opposizione è tale per fare queste cose.
· Siamo alle solite nei Consigli regionali italiani. Indirizzi zero, perché passa l’idea che il presidente della giunta viene eletto a maggioranza per il suo programma e quindi quel programma è “l’indirizzo”. Controlli zero perché le risorse di ricerca non vengono – salvo briciole – messi su concreti monitoraggi di efficacia della legislazione prodotta e delle politiche pubbliche. Valutazione zero perché al momento di tirare un bilancio il documento che passa nell’opinione pubblica è quello dell’esecutivo e non quello regolato dai principi della accountability.
· La chiamata in causa qui è soprattutto del presidente del Consiglio regionale, Giulio De Capitani e del suo ufficio di presidenza, composto da Battista Bonfanti, Marco Cipriano, Enzo Lucchini, Carlo Maccari.Non è noto come esso abbia inteso, sul tema, dare dignità di ruolo all’assemblea e così pare evidente che esso subisca la legittima faziosità della maggioranza spogliandosi di prerogative.
· Il sito del Consiglio Regionale ricorda che vi è un articolo dello Statuto (art. 14, comma 2 e art. 45) che ha attribuito al Consiglio regionale il controllo sull’attuazione delle leggi e di valutazione degli effetti delle politiche regionali. Per svolgere tale funzione ha previsto l’istituzione di un Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione in cui i gruppi di maggioranza e minoranza sarebbero rappresentati da un numero pari di componenti; un regolamento ha disciplinato le modalità di istituzione e funzionamento del Comitato e previsto che esso “formuli proposte per l’inserimento nei testi legislativi di apposite clausole valutative; proponga l’effettuazione di missioni valutative su politiche promosse con leggi regionali; esamini le relazioni di rendicontazione previste da clausole valutative e da altre disposizioni contenute nelle leggi regionali”. E ancora è scritto: “Il Comitato esprime pareri alle commissioni sulla formulazione delle norme finalizzate al controllo sull’attuazione delle leggi e alla valutazione degli effetti delle politiche regionali contenute nei progetti di legge e verifica il rispetto degli obblighi di rendicontazione previsti da leggi regionali”.
· Dopo di che non vi è una riga sull’applicazione di questi principi. Meno che mai traccia di un orientamento valutativo corrispondente al “bilancio di legislatura” fragorosamente promosso dall’esecutivo. Perché – é scritto in un angolino – “questo Comitato non é stato istituito”. Clamoroso. Se una cosa di quello Statuto segnalava un’innovazione democratica, ebbene essa non è attivata.
· Questa newsletter contiene una constatazione critica e una proposta. Se la lista radicale sarà rappresentata, tra le prime proposte normative e regolamentative vi sarà senz’altro quella di mettere in atto – a fronte di autonome risorse di analisi, studio e ricerca dell’assemblea – questa funzione, fissando in modo chiaro e stringente parametri per il monitoraggio e la valutazione. Con l’obiettivo di svolgere questi atti con rigore soprattutto quando si tratta di dire al cittadino se risultati e promesse hanno o non hanno coinciso.