Questa sera avevo pronta una newsletter sull’economia, ovvero sull’etica come convenienza, dedicata a chi con un pensiero non prono ma, diciamo, “valutativo” vota a destra. Ho ascoltato in una conferenza stasera a Milano, Lorenzo Bini Smaghi – con una vasta platea per bene – dire cose troppo ovvie, per quanto intelligenti, su quanto ci sta attorno, per non provare una volta di più, con irritazione, l’idea che la classe dirigente stia troppo al riparo dalla gravità e dalle criticità che ci sono di fronte.
E così, dopo aver letto finalmente i giornali nel rientro a casa in tram, ho accantonato il testo per i prossimi giorni e ho deciso (partendo da una riflessione-spunto che mi ha fatto oggi Marco Cappato) di proporre un testo breve che qui allego che mette in evidente connessione la battaglia ormai alle ultime ore dei radicali per la legalità delle firme che consentono elezioni libere e le schede elettorali comprate dalla ‘ndrangheta in Germania per eleggere un delinquente che ripulisce denaro malavitoso facendo credere al paese di rappresentare in Parlamento i lavoratori italiani emigrati in Germania. Troppo!
Newsletter n. 9
(24 febbraio 2010)
Emma e Nicola
(Milano, 24 febbraio 2010) – Si sente affiorare irritazione per il caratterino della Bonino, che si mette a fare la “radicale” quando dovrebbe ringraziare per la centralità che le è stata data. Ha replicato lei stessa con saggezza e visione generale, per rassicurare gli elettori che credono alla legalità sul senso della sua posizione.
Vorrei solo far riflettere coloro con hanno avuto la cortesia di interagire con me in questi giorni su questo tema, circa una gigantesca notizia di oggi, quella di ciò che emerge a carico di quell’orribile figura che è il senatore Nicola Di Girolamo, sulla cui appartenenza politica in questo momento non voglio neppure speculare perché si tratta di criminalità allo stato puro che si infila dove trova posto e convenienza.
Riferisce il quotidiano “Il Sole 24 ore” questa mattina (Nicoletta Cottone, Ripensamenti sulle norme per il voto all’estero): “Il senatore oggi è indagato per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transazionale e di avere violato la normativa elettorale «con l’aggravante mafiosa». La sua elezione all’estero sarebbe stata favorita da un broglio elettorale realizzato dalla famiglia Arena, della ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto, che avrebbe acquistato numerose schede elettorali tra gli immigrati calabresi all’estero, apponendo sulle schede il voto per Di Girolamo”.
Insomma a teatro ci sono oggi due rappresentazioni.
· Da un lato la pièce “Firme legali sotto gli occhi di istituzioni e media per mettere l’etica al primo posto di una democrazia funzionante” (titolo per il pubblico “Emma”).
· Dall’altro lato la pièce “Schede comprate dalla malavita per assicurare la rispettabilità e l’impunità di un verme che ripulisce i soldi della ‘ndrangheta fingendo di rappresentare i lavoratori italiani in Germania” (titolo per il pubblico “Nicola”).
I tanti amici che sentono con irritazione questo difficile passaggio “metodologico” della campagna dei radicali si sforzino di guardare alle connessioni di queste due rappresentazioni. Pensino ai loro ragazzi, ai giovani che devono votare per la prima volta, a chi ha diritto ad avere una buona immagine del proprio paese e della propria comunità.
E ci dicano se davvero non ritengono che qualcuno deve fare “lezione”, deve mostrare il senso della regola negata. Anche se è meno grave trascurare una legge piuttosto che mettere sangue mafioso sulle schede comprate, il nesso quando l’ho spiegato oggi ai miei studenti è balzato agli occhi.
Mi rivolgo anche ai ministri che hanno competenza sulle normative elettorali, alle istituzioni che possono verificare come la trascuratezza di una norma può cancellare intere liste da mezzo paese. Anche loro non possono cavarsela con una battuta di stupore, quando potrebbero fare legittimamente un atto civicamente esemplare.