Nel Circolo Rosselli discussione su firme per liste e “drammatizzazione” dei radicali

 
Gli scambi nella rete del Circolo Rosselli (400 membri) sono entrati nel vivo dopo la lettera del 13 febbraio di segnalazione della candidatura come “socialista indipendente” nelle Liste Bonino Pannella a Milano e a Como.

Da: claudio bellavista

A: radicali-piemonte@yahoogroups.com; Radicali Italiani ;
mailinglist@circolorossellimilano.org; aperTO@yahoogroups.com
inviato: Mar 23 febbraio 2010, 00:30:26

Oggetto: [Circolo Rosselli Milano] la raccolta firme
 
Emma Bonino ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per protestare contro il clima di illegittimità delle elezioni regionali in corso.La trovo una drammatizzazione eccessiva per quanto riguarda la par condicio, che certo non  migliora con interventi incomprensibili e allusivi come l’ultimo di un Pannella non in vena. Per quanto riguarda invece la raccolta firme sarebbe opportuno  un metodo meno antiquato. Ci vuole tutta l’ossessione del vecchio burocrate per chiedere che le firme per presentare le liste vengano raccolte alla presenza e sotto la responsabilità di un “autenticatore” erede delle funzioni parassitarie di scrivani e imbrattacarte ormai inutili. Nell’era della comunicazione veloce dovrebbe bastare la telefonata o la mail di due militanti di partito che rilevano i dati del sottoscrittore sotto la loro responsabilità e lo avvertono, sotto la sua responsabilità, che non può sottoscrivere per altre liste. Ma lo sciopero della sete mi sembra eccessivo per ottenere un po’ di buon senso…
 
Da stefano rolando
a claudio bellavita radicali-piemonte@yahoogroups.com;
Mar 23 febbraio 2010, 16:30:12

In concreto,  tra venerdì e sabato (di questa settimana!) bisogna presentare le firme ottenute e certificate su liste complete e trasparenti. Quasi tutti agiscono con sistemi manipolati. I radicali – che non avrebbero davvero bisogno di essere presentati dai cittadini per quanto hanno vissuto di mandato dei cittadini –  vanno davvero per tavoli e siccome i certificatori non sono mobilitati nè dalle istituzioni nè dai media la situazione è che per metà dei collegi non si fa il numero e così le liste non vengono ammesse (un caso concreto il mio a Como)  facendo poi alzare il quorum per i collegi residui in cui si è fatto il numero prescritto. Morale: per rispettare le leggi forse ci sarà un risultato Bonino nel Lazio (e lì come si sa i problemi non mancano) ma – diciamo – nella condizione in cui la “pianta” che esprime Bonino muoia. E’ chiaro che Bonino e Pannella scelgono di drammatizzare, pur continuando la corsa. Nella speranza che in queste ore il governo ma soprattutto le istituzioni nella loro espressione più alta pongano il problema del “buon senso”. Siamo tutti adulti e vaccinati per sapere che se non c’è negoziato non c’è automatismo. Malgrado tutto nutro un ragionevole pessimismo.
 
 
Da Stefano Rolando (accompagnando la newsletter n. 7) 22 febbraio 2010
Questa mattina Emma Bonino ha tenuto a Milano una conferenza stampa che tocca punti davvero critici della condizione della competizione elettorale. Rinvio all’audio di questa conferenza – svolta alle 12 insieme a Marco Cappato l’argomento importante della legalità e degli obblighi di legge. (http://www.radioradicale.it/scheda/298047/conferenza-stampa-di-emma-bonino-sui-motivi-e-gli-obiettivi-in-difesa-della-legalita-e-della-democrazia-de).
Tuttavia siccome la parola d’ordine è non disarmare – raccolta firme e proposta tematica – mi sia consentito di procedere con la mia modesta ma costante linea di analisi e di indicazioni. Oggi riportando un sintetico ma fedele piccolo dialogo sulla situazione politica in Lombardia che mi ha coinvolto in questo fine settimana a margine di un occasione di incontro tra economisti e storici a Napoli (nord e sud questione aperta e anzi sempre più aperta anche per la crisi di identità dello Stato nazionale). Lo propongo perché – sia pure in poche battute – si coglie bene lo spazio potenziale che rappresenta la proposta politica di cui mi sento portatore.
 

Da Gabriella Barbaro, Como 23 febbraio 2010
Ma qualcuno in questo paese sbandato dovrebbe ricordare comunque che le regole vanno rispettate  e darne esempio …. Come fanno i genitori con i propri figli … o che si possono cambiare, il sistema appare nella sua totale debolezza più che mai. Per  noi radicali essere partito o movimento non cambia nulla ma faccio notare che quando abbiamo avuto ruoli siamo stati l’esempio vivente che un’altra politica è possibile , che un altro paese è possibile.Le valutazioni non sono solo di carattere elettorale ma di portata fondamentale per il sistema Italia ormai troppo compromesso nella sua lacerante illegalità.Capisci questo linguaggio ? Quello dell’arte nobile della politica ? Ma forse è solo  un inverecondo vizio radicale da queste parti al di  sotto delle Alpi …Chi ti scrive è reduce , sfiancata nelle forze fisiche ed economiche perché contagiata sin da bambina da un padre militare che ha insegnato come operare con piena assunzione di responsabilità sia nella vita privata che pubblica, a me candidata radicale  di vincere il posto di consigliere non m’interessa poi molto  ma poter dare l’esempio che sto dando in questi giorni mi rende orgogliosa e ti dirò che la gente lo ha capito e continua ad amarci in crescendo a dispetto di quel cinismo e di quella indifferenza mali moderni che hanno ottenebrato anche le più fervide menti italiane. Non ho un buon italiano scritto  e me ne scuso ma spero di aver reso chiarezza anche in queste righe dopo averla resa ai cittadini comaschi in questi giorni ai tavoli radicali.
 
Chat veloce con Marco Dragone febbraio 23 sera

Marco Dragone 23 febbraio ore 22.30
Voterei per i radicali – e per te - ma questa storia dello sciopero della fame e della sete è oltre il ridicolo… 
Stefano Rolando 23 febbraio ore 23.08
Tema delicato (per la nostra tradizione socialista un po’ goliardica, effettivamente innervosente). Ma bisogna guardarci un po’ dentro…
Da Marco Dragone, Milano 24 febbraio 2010 h. 11.40
Non e’ una questione ‘socialista’, peraltro ormai ho votato più volte radicale che socialista. E’ che tutto si usura e viene a noia. Lo sciopero della sete per la fame del mondo ha più  senso di quello per i cancellieri nei comuni per la raccolta delle firme. Si finisce per rasentare il ridicolo e la campagna elettorale sul fatto che non ci siano le condizioni per fare la campagna elettorale e’ francamente insopportabile. E mi sembra che le generali manifestazioni di insofferenza dimostrano che non e’ una opinione solo mia. La querelle mi ritiro-non mi ritiro non aiuta neppure quella. Poi alla fine voterò, ma che strazio.
 
Da Giorgio Righetti, Verona 23 febbraio 2010
Si vorrebbe far passare il PR come l’unico partito di persone serie, gli unici che le firme se le vanno a cercare una a una. Ma sappiamo che non è così. Il fatto è che il Partito Radicale è un partito di raccolta di voti ma senza militanti. In qualsiasi città gli iscritti al PR si possono contare su una mano, mentre gli altri partiti, anche se più piccoli del PR, in certi momenti possono contare su centinaia di militanti e sostenitori. In Veneto avevamo chiesto ai radicali di fare una coalizione con SEL/PSI (all’interno del CS) ma hanno preferito andare da soli……… e allora si arrangino.

Il commento di Celestino Spada (che sostiene il voto per Emma Bonino a Roma)

Ho letto la tua nota che condivido. il confronto fra le due scene è tale che la scelta pubblica anche in termini di comportamenti che dovrebbero seguire non pone dubbi. E capisco che quanto avviene a Milano per le liste radicali possa muovere anche la Bonino. C’è però un risvolto a cui lei non sta pensando e che ho colto proprio ieri sera al concerto di Pollini parlando con amici PD assolutamente non prevenuti nei suoi confronti. Il fatto che lei sia impegnata a Milano mette in secondo piano la sua campagna nel Lazio, dove sul suo nome c’è un accordo fra dirigenti che deve diventare consenso di massa fra gli elettori e possibilmente maggioritario nelle urne.  Suona e fa male che lei “torni” solo radicale e per giunta fuori Lazio di fronte a questo impegno per noi laziali vitale. Noi, elettori di centro-sinistra qui a Roma e nel Lazio, NON DOBBIAMO perdere. Si può dire, come fa lei, che, proponendo la sua candidatura e accettando il sostegno di altri, Emma Bonino non ha cessato di essere radicale, e che lo ricordi con orgoglio come mi dicono che ha fatto in un incontro con una platea di donne, ma qui ne va – sono convinto – della sua credibilità e perfino della sua sorte come leader “politico” nazionale, capace di interpretare e rappresentare non dico un popolo, ma una parte di popolo ben al di là dei “suoi”. Quando lei parla così mi sembra ancora nel passato e non proiettata nell’oggi e nel prossimo futuro su cui “apre” la sua candidatura condivisa. Che ce ne facciamo, oggi, per come siamo messi – e fai benissimo a misurare l’abisso, l’ennesimo, e a sfregarci sopra il muso di chi legge come si fa con i i piccoli animali che ancora non hanno imparato a non sporcare in casa - di un leader di partito che rimanga subalterno, di fatto, in termini di rapporti di forza, di questa banda di malviventi a cui finora la maggioranza degli elettori ha dato la maggioranza dei seggi in Parlamento e in molte regioni e città? Bonino può essere un leader diverso dai tanti che non mancano, con le loro bandierine? Nel Lazio ha l’opportunità di dimostrarlo con un risultato che dovrebbe starle a cuore di conseguire e di costruire intanto qui e ora. Dare a chi la sostiene l’impressione che lei abbia altre priorità è un danno, per molti versi già fatto.

Celestino Spada, Roma 25 febbraio 2010,
 

Da Stefano Rolando, 25 febbraio 2010
Caro Celestino, grazie per le osservazioni, meditate e quindi sensibili. Qui ci sono piani di realtà e di verità che si incrociano. E’ giusto che a chi si è preso in carico un ruolo di “visione generale” si prospettino argomentazioni come quelle che tu esponi. In più una campagna è come un lungo palinsesto che permette di fare sterzate e raddrizzate rispetto al target. Dunque potrebbero esserci posto per le due anime (politico-istituzionale e militante) che, con lei, tutto l’elettorato di CS mette in bilancio.


Due ulteriori commenti di militanti radicali (quotidianamente ai tavoli) di Como

Proverbio irlandese: “in the land of blind the one eyed man is a king”
Potrei raccontare molto sul partito strutturato degli altri e dei suoi molti iscritti lassisti e dei suoi minori a noi attivi militanti… Devo proprio farlo?
Gabriella Barbaro, Como 24 febbraio 2010

Noto una certa amarezza nelle tue parole. Forse ti sembrerà strano ma io invece sono ottimista, azzarderei quasi euforico ma non vorrei esagerare. Per me queste elezioni, questo sforzo immenso che tutti noi abbiamo fatto, non sono un punto d’arrivo ma un punto di partenza. Ci siamo fatti vedere, ci siamo fatti sentire nonostante l’oscuramento dei media. Bisogna continuare, insistere, essere presenti, farsi vedere nelle piazze. Se i giornali ci ignorano, altrettanto non possono farlo i cittadini che ci passeranno davanti e prima o poi cominceranno a chiedersi come mai siamo lì a scassare continuamente i …. E’ la prima fase della presa di coscienza.  Le idee viaggiano alla velocità della luce anche senza la televisione, anzi forse ne traggono addirittura un vantaggio e ciò che sembra un handycap, alla lunga, si può rivelare la nostra arma migliore e più micidiale. Nonostante tutto noi facciamo paura. Per questo un partito che ha il 10%-12% di consensi sta facendo di tutto per intimidire i militanti di un partitino che è il al 3% in città ed al 2% su scala nazionale. Davide contro Golia, è l’eterna lotta del piccolo contro il grande, del bene contro il male.Anche se non saremo sulle schede elettorali sono convinto che questa per noi sarà una vittoria. Quando non ci vedranno, dopo essere stati tutti i giorni sulla strada a raccogliere firme, mentre gli altri partiti erano assolutamente assenti ma invece sono lì, qualcuno comincerà a porsi delle domande. Domandare è il primo passo verso la consapevolezza. Può essere che la battaglia sia stata persa, non certo però la guerra, e ciò che sembra ai nostri avversari una vittoria, potrebbe tramutarsi in una vittoria pirrica.
Aldo Guffanti, Como 26 febbraio 2010

Da: Prof. Stefano Rolando [mailto:rolandoiulm@yahoo.it]
Inviato: mercoledì 3 marzo 2010 20.56
A: mailinglist@circolorossellimilano.org
Oggetto: [Circolo Rosselli Milano] Milano e Roma
 
Milano e Roma, quinte di teatro
 Per osservare la scena che si va delineando nell’esplosione teatrale dell’invalidazione delle liste a Milano e a Roma bisogna far ricorso a descrizioni su cui la stampa almeno oggi sorvola.La quinta romana è dominata  dalle voci grosse, dalle parole da mercato, dalla ritrovata plebeità del popolo polveriniano, che tra sindacalismo di destra e capipopolo della vecchia AN ritrova nel ministro La Russa un interprete appassionato e, come tale, un po’ travalicante il ruolo istituzionale (poco fa Il Secolo d’Italia mi intervista come “pannellologo” per chiedermi se non trovo che Pannella voglia rubare la scena a tutti a proposito di La Russa e non mi è rimasto che dire che a fronte della plateale sua imprudenza il  ministro ha incocciato nell’inevitabile battuta di Marco che gli ricorda chi è il capo delle forze armate secondo la Costituzione).La quinta milanese invece è silenziosa, senza tafferugli, tutta carte e controcarte, ma anche qui scheggiata dalle battute del governatore uscente che – immemore della prudenza dei vecchi democristiani – non mette un punto di domanda, non lascia affiorare un dubbio (che gli permetterebbe di scaricare un po’ sulle liti tra PDL e Lega cose di cui si carica lui, eccetera), non rinvia alla giustizia giusta l’esito di una cosa, in fondo, tecnica. No: il ricorso sarà accolto, io vincerò le elezioni. Punto.
L’ammiraglio della corazzata avrebbe tutte le ragioni per mantenere grande sobrietà. Primo per la posta in gioco, in sé incerta. Secondo perché la zatterina che lo sta speronando è un minuto ragazzo, uscito dagli squarci dell’ottocentesco pittore liberale risorgimentale Eurisio Capocci (quello che dipingeva passionalmente Luisa Sanfelice tradotta in carcere), di poche parole e di militanza antichissima, il giovane segretario dei radicali milanesi Lorenzo Lipparini. Il suo nome oggi è sulla bocca di tutti come quello di Davide il giorno dell’impresa obbligata nei confronti di Golia. A fronte del sentimento secondo cui  sarebbe giusto che le liste, tutte le liste,  non fossero sottratte alla competizione per questioni burocratiche (viene in mente oggi perché sono in forse le corazzate, non è venuto in mente l’altro ieri quando è stata bloccata in porto la zatterina radicale!),  questa scena di sproporzionato equilibrio di forza suscita qualche simpatia, su cui i media farebbero bene a fare considerazioni.

Stefano Rolando
Deposto candidato della Lista Bonino Pannella a Milano e a Como
 
 
Da: Bianca La Rocca
A: mailinglist@circolorossellimilano.org
Inviato: Gio 4 marzo 2010, 11:45:30
Oggetto: [Circolo Rosselli Milano] R: [Circolo Rosselli Milano] Milano e Roma
Sottoscrivo. Pur essendo lontana dalla cultura radicale, mai come il queste ore ne apprezzo la coerenza e la capacità di combattere con tutte le proprie forze ai principi in cui credono, anche sapendo di essere sconfitti. E’ un triste crepuscolo per la democrazia italiana e per la caduta di questi dei, meschini e arruffoni. In fondo, è stata punita proprio la tracotanza e il disgusto per le leggi e le regole. Spero che in un qualche modo vengano riammessi, ma che sia chiaro a tutti: è solo l’ennesima dimostrazione che solo chi crede fino in fondo nei principi della democrazia e della legalità lotta perché tutti abbiano il diritto di esprimersi. Non mi sembra che, fino ad oggi, Formigoni, Polverini  e chi li sostiene si sia mosso nel solco dello stesso principio.
Infine, ho un sogno. Che liberi di partecipare alla competizione elettorale (cosa che loro non hanno mai permesso agli altri usando mille subdoli trucchi, trucchetti, imbavagliando la libera informazione, varando leggi elettorali a proprio unico tornaconto) si ritrovino sonoramente sconfitti nelle urne perché, parafrasando un’affermazione che ha avuto tanta fortuna: un popolo che vota per questi politici è un popolo senza dignità.
Bianca La Rocca, Milano 4 marzo 2010
 
Ringrazio Bianca. E’ il primo segnale interattivo che – oltre a Giovanni e qualche compagno di vecchia data – che mi viene dalla rete del CR. E su questioni di principio, che una volta magari leggevamo come pre-politiche; tuttavia diventate ora ultra-politiche, tanto che il quadro, su una puntura di spillo, si è rovesciato. Richiederebbe ora fermezza e alta vigilanza e tra poco una seria ricomposizione di energie (che auspico da qualche tempo) soprattutto in vista del 2011: Milano.
Stefano Rolando  4 marzo 2010
 
Approfitto della mail di Stefano per dire che le vicende degli ultimi giorni mi hanno confermato nell’idea che dobbiamo pensare fin da adesso ad una lista civica Rosselli (o Giustizia e libertà o Salvemini o Turati o Socialismo e libertà o quello che credete) che sia, appunto, socialista, laica, radicale, internazionalista, libertaria e di sinistra. Se gli altri circoli che fanno parte del gruppo di Volpedo si muovessero in questo senso, ancora meglio.Si tratta di identificare un candidato sindaco conosciuto, di portare a casa un consigliere, di avere un minimo di visibilità e di costringere a discuterne le piccole burocrazie di partito. Obiettivi, con i nostri scarsi mezzi, difficili, ma credo che non abbiamo alternative, se vogliamo ancora fare politica, almeno come, con tutte le nostre differenze, abbiamo mostrato di intenderla in questi anni. La delega in bianco ai partiti è finita da tempo….
Giovanni Scirocco, Milano 5 marzo 2010
 
Finalmente! Qualcosa di concreto per il futuro!Vale la pena di provarci:le battaglie non si perdono mai. (non si capisce cosa avremmoda perdere,del resto!). Forza allora, badando molto a ciò che unisce e meno a ciò che distingue. Per il nome della lista possono andar bene tutti tranne socialismo&qualcosa. A Milano i socialisti sono ancora quella roba li!Il Socialismo deve essere un’ispirazione valoriale che deve determinare programmi e comportamenti.Le etichette lasciamole a partiti senza contenuti. Quanto alle persone, quelle non mi pare manchino. Le risorse, quelle quando son scarse devono aguzzare l’ingegno.
Vito Antonio Ajroldi, Milano 5 marzo 2010
Caro Giovanni, leggo sempre ma non ho mai scritto nulla. Ho apprezzato molto la mail di Bianca e di Stefano alla cui cultura sono molto vicino, avendo la tessera di Radicali Italiani in tasca, presa con il desiderio di contribuire nel mio piccolo, cosi’ come ho fatto con il CR per il 2010.
Leggendo il tuo messaggio mi e’ venuto in mente che – se non erro – nel gennaio 2011 il PR rientra in possesso del simbolo della Rosa nel Pugno, come da accordi fondativi con Boselli. Qualcosa in quel senso forse si riattivera’…almeno me lo auguro.
Marco Tosi, Milano 5 marzo 2010

 
(In risposta a Stefano Bazzoli) – Scusatemi in anticipo, ma non posso pensare che tutto possa essere liquidato con tanta superficialità e qualunquismo, siamo la patria di Beccaria e poi ce la caviamo con un: tanto siccome tutti, prima o poi, infrangono qualche regola o legge, possiamo chiudere tutti i tribunali e mandare al macero le leggi di qualsiasi tipo, tanto che ci importa. E poi? I tuoi esempi non reggono… che significa un illecito politico non può essere paragonato a un reato camorristico? Certo che non può. Infatti, non lo è. Noi distinguiamo tra reati amministrativi e reati penali Abbiamo leggi costituzionali, un codice civile e un codice penale. Infrangere una legge prevede una pena commisurata al danno portato alla/e vittime e/o alla collettività, si tengono sempre conto delle attenuanti e delle aggravanti e le sanzioni sono penali e/o amministrative. In altri termini, se parcheggi la macchina in doppia fila e passa il vigile ti becchi una multa di 50.00 euro Se commetti un’estorsione di anche solo 50.00 euro ma minacciando la vittima e sei parte di un’associazione mafiosa ti becchi otto anni. Concorderei con me che sebbene siano sempre solo 50.00 euro ci troviamo di fronte a due fatti di gravità diversa. E’ naturale che tutti, a volte anche in semplice buona fede, commettiamo degli illeciti. Il problema è che scoperti, veniamo penalizzati. Ci dispiacerà, ma non possiamo dire non è giusto. Ti racconto un semplicissimo fatto accadutomi pochi mesi fa. Mi sono dimenticata, senza alcun intento di frode, di pagare una bolletta della luce di una seconda casa di montagna (come al solito, nella confusine imperante sulla mia scrivania, la bolletta era andata a finire sotto mille fogli e lì era rimasta). Dopo due mesi mi hanno staccato la luce e per riavere l’allaccio ho dovuto pagare la bolletta e la multa. Non è che mi sono appellata ai tribunali al grido tanto rubano tutti. Avevo sbagliato e ho rimediato alla mia pur lieve colpa. Non è questione di se o di ma. Le leggi ci sono, se le riteniamo sbagliate promuoviamo un movimento di opinione per cambiarle. I nostri rappresentanti politici servono anche questo: a cambiare leggi ritenute ingiuste dalla collettività o a promuoverne di nuove. Succede da secoli e su questo siamo cresciuti e ci siamo allontanati dalla barbarie. Siamo una società evoluta e complessa, difficile da governare e spesso ingiusta, le leggi sono paletti piantate sulla terra, le stesse a cui ricorriamo quanto ci sentiamo vittime di un sopruso. Se le abolissimo in nome di non si comprende quale crescita “culturale e giuridica”, diventeremo un branco di lupi pronti a sbranarci l’uno con l’altro, credi veramente che sarebbe una società migliore di questa? Nutro qualche dubbio. Infine, le vere vittime di quanto sta accadendo non sono solo gli elettori del Pdl privati del voto, ma tutti gli elettori che, giorno dopo giorno, vedono ridursi gli spazi democrazia e di sano confronto in questo paese.
Bianca La Rocca, Milano 5 marzo 2010