Lettera di Paola Acht
Viggiù, 7 luglio 2008
Caro Stefano,
leggo il tuo libro, colgo le tante sensibilità che ci hanno riguardato e vedo al tempo stesso la realtà sotto i nostri occhi. Ho scritto a Corrado Augias a Repubblica e ti giro la lettera.
Leggo con sconcerto su Repubblica di oggi che Filippo Penati (Filippo Penati!) propone, in rispetto della legge, multe agli islamici che pregano per strada. in un paese che ha perso la bussola, e con essa il senso più elementare dell’etica; in cui un presidente del consiglio (più volte reiterato nel ruolo da un popolo immemore), in coda ad innumerevoli malefatte ed atti sconsiderati, viene sospettato (e cito solo una delle ultime, ne’ la più grave) di aver eletto ministro della Repubblica una delle sue “ganze” (e non sto citando Di Pietro ) e anziché dimettersi (o meglio suicidarsi, come avrebbero fatto nell’800 ministri dotati di un minimo di senso morale); in cui un ministro dell’ Interno, non certo noto per il suo spessore culturale, propone leggi discriminatorie che riecheggiano cupamente le infauste leggi razziali; in cui abbiamo come ministro della Difesa un Ignazio La Russa, di cui si vociferano ignobili atti maschilisti in gioventù; ebbene, giudico grottesco che venga considerata seriamente una emergenza nazionale il luogo in cui siano costretti, per mancanza di spazi idonei , a pregare (a pregare! non a violentare adolescenti) i musulmani ; e, soprattutto, che sia un esponente della sinistra riformista a proporlo. aggiungo, per chiarezza, che ho condiviso buona parte delle scelte di Cofferati, a Bologna. Ben altri sono, a mio giudizio, i problemi che tormentano questo paese: e non penso solo alla questione economica.
Dove vogliamo arrivare? che cosa ancora può uscire dalle fertili menti di chi, oggi, ci governa, per spronare giovani fragili, ma non appiattiti verso il qualunquismo imperante, verso l’eversione?
Non sono una adolescente. non temo ritorsioni. La mia firma può non essere omessa. ho quasi 66 anni, e sono nonna. Ma mi tremano i polsi, quando penso a cosa e’ diventato il mio paese, nel quale sono stata naturalizzata nel 1948, e a quello per cui ha combattuto, consapevolmente, e generosamente, la generazione che mi ha preceduto.
Non sono una adolescente. non temo ritorsioni. La mia firma può non essere omessa. ho quasi 66 anni, e sono nonna. Ma mi tremano i polsi, quando penso a cosa e’ diventato il mio paese, nel quale sono stata naturalizzata nel 1948, e a quello per cui ha combattuto, consapevolmente, e generosamente, la generazione che mi ha preceduto.
Cordialmente
Paola Acht