Le parti sostanziali del percorso professionale
- nella giovinezza, dopo il liceo e durante l’università (1967-1972), al centro l’attività giornalistica (la stampa studentesca, la politica internazionale trattata prevalentemente sul Mulino e su organi di stampa italiana – Avvenire, Settegiorni – e i temi dei diritti umani e civili, fino alla collaborazione con l’Espresso) e la ricerca socioeconomica (in Lombardia, poi a Roma e poi all’estero, poi definitivamente a Roma);
- dal 1972 al 1977, il trasferimento a Roma (matrimonio) e l’impegno nel settore della comunicazione di impresa (per grandi gruppi industriali pubblici e privati, tra cui Iri e Fiat);
- dal 1978 al 1985, a trent’anni la chiamata di Paolo Grassi in Rai e un lungo periodo di esperienza dirigenziale nel campo dell’audiovisivo (in Rai e poi direttore generale dell’Istituto Luce);
- a trentasette anni la chiamata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di Giuliano Amato, per dieci anni (1985-1995) direttore generale e poi capo dipartimento dell’informazione e dell’editoria; con un anno di ritorno – tra il 1995 e il 1996 – in impresa come direttore della relazioni esterne del gruppo Olivetti;
- tra il 1997 e il 2006 dieci anni di impegno nel sistema regionale italiano, prima a Milano come direttore generale del Consiglio regionale della Lombardia e poi a Roma come segretario generale della Conferenza dei presidenti delle Assemblee regionali italiane;
- dal 2001, vinto il concorso a cattedra, di ruolo nel sistema universitario, professore all’università IULM di Milano di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica e (dal 2009) anche di Politiche pubbliche per le comunicazioni e direttore scientifico (dal 2002) del Master in Management della comunicazione sociale, politica e istituzionale (MASPI);
- dal 2004 al 2010 segretario generale della Fondazione Università IULM e direttore scientifico di Scuola di Comunicazione IULM (ricerca e formazione);
- ciascuno di questi “tempi” ha avuto una sua stagione di scrittura (altrove raccontata).
P.S. Per il tempo e per il coinvolgimento che tutto ciò ha richiesto, dovrei considerare questo “percorso” come la prevalenza di una vita. Capisco meglio, di recente, che non è così. L’altro che scorre tra le righe, assume sempre più il compito di ammonire, anche inquietare, qualche volta rassicurare, comunque sollecitare, rispetto ai dati di fatto, agli elementi – come si dice – di esperienza. Ma in questi ambiti è più facile trascrivere i luoghi di lavoro che il lavoro condotto in luoghi e non luoghi della vita stessa.