Dario Romano (21 novembre 2010)
L’ultima nostra telefonata è stata in pieno agosto. Per avere consigli e orientamenti sul nuovo corso di laurea della Bicocca in “Scienze dell’organizzazione“ opzionato da mia nipote Giuliana per una scelta “ su misura”. Aveva un filo di voce, mi ha minimizzato la cosa dicendomi che era influenzato. Gentile, mi ha messo in contatto con Federico Butera, il padre di quel corso che ora Giuliana frequenta. Dario ha significato un’amicizia di oltre trent’anni. Il suo sodalizio con Riccardo Felicioli – uno psicologo sociale con metodo e un pubblicitario colto con visione – mi ha permesso fin dalla metà degli anni settanta di capire che il rapporto tra comunicazione e impresa (e poi anche con le istituzioni) aveva un potenziale perimetro di analisi e di prestazione ben al di là delle normali coordinate con cui agenzie e professionisti trattavano la materia. Il primo rapporto “metodologico” sull’immagine dell’Italia – che avevo commissionato e poi pubblicato arrivando alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – è stato frutto della collaborazione con Riccardo e Dario. E poi molte convergenze anche dopo la scomparsa, per me davvero dolorosa, di Riccardo. Tra cui la collaborazione alla sua rivista “Micro&Macro Marketing”, edita dal Mulino, di cui mi ha voluto nel comitato editoriale. E’ stato il decano del comitato scientifico all’edizione del 2008 di COMPA a Milano, comitato a cui hanno preso parte rappresentanti di tutti gli atenei di Milano. Aveva capito tutto quello che stava dietro alla faccenda. Conoscendo bene i risvolti. E non ha voluto mancare né ad una riunione, né ad una opportunità per sostenermi. Non lo dimentico, a fronte soprattutto di cose spiacevoli che la vicenda ha fatto emergere. Mentre mi congedo con tristezza dalla sua seraficità, dalla sua competenza, dalla sua bonaria presenza, dal suo naso che assomigliava a quello del suo maestro Cesare Musatti, dalle sue parole sempre sdrammatizzate, dalla sua capacità di dilatare i confini della sua disciplina, allego ciò che il Corriere della Sera ha scritto di lui (Franco Manzoni) per segnalare il suo rilievo umano, culturale e professionale.
Corriere della Sera
Pagina 7
23 novembre 2010
Senza Dario Romano la psicologia è più povera
Franco Manzoni
Allergico alle banalità, al conformismo e ai salotti mondani, riservato per natura, montanaro doc, rocciatore, uomo sempre sulle vette anche e soprattutto della cultura, era un vero signore di grande fascino magnetico, cultore della discussione su fatti quotidiani, politica, letteratura, idee, amante dell’ etica e dell’ estetica, dello sforzo e dell’ impegno, dell’ autenticità, del bello, dell’ eleganza, della raffinatezza anche nel dettaglio del colore di una cravatta. Un pensatore di mestiere che non desiderava apparire, una delle figure più note e importanti della psicologia italiana. A volte il pensiero lo possedeva sino a renderlo quasi impermeabile a suggestioni esterne. Autorevole ed apprezzato docente universitario, fu pioniere della psicologia applicata alla salute, al lavoro, all’ economia. Nato a Malesco, in Val Vigezzo, il 9 aprile 1937, Dario Romano si trasferì a Milano nel primo dopoguerra con il papà Giuseppe, commercialista e reduce dalla tragica ritirata di Russia, la mamma Lucia Adani (oggi centenaria) e la sorella Luciana. Dario fece il classico allo «Zaccaria» e fu allievo di Cesare Musatti, con cui si laureò nel ‘ 61 in Psicologia alla facoltà di Filosofia della Statale. Divenne subito l’ assistente di Musatti. I suoi primi lavori scientifici riguardarono la percezione filmica. In relazione a tale interesse divenne collaboratore dell’ istituto «Agostino Gemelli» per lo studio dei mezzi di comunicazione di massa, prima come ricercatore, poi come direttore del laboratorio. Libero docente in psicologia dal 1967 e dallo stesso anno, quando Musatti andò in pensione, docente incaricato di Psicologia in Statale, venne nominato direttore dell’ istituto di Psicologia fino al 1972. Intanto nelle aule universitarie Dario aveva incontrato l’ affascinante e sensibile Francesca Trucchi (psicanalista). Si sposarono nel ‘ 67 e nacquero i figli Jacopo nel ‘ 75 (laureato in Economia) e Giulio nel 1985 (studia Medicina). Nel frattempo passò ad insegnare all’ Università di Torino. Rientrato a Milano, dal 2001 Dario era docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni all’ università di Milano-Bicocca. Introdusse e diffuse in Italia per primo la psicologia critica tedesca e la scuola storico culturale russa. Autore di decine di volumi, tra cui «Paradigmi», «Comunicazione interna e processo organizzativo», «Cesare Musatti e la psicologia italiana», «L’ organizzazione silenziosa», Dario stava ora preparando un volume su Fernand Braudel.