Il rapporto con gli imprenditori (Facebook, 26 gennaio 2013)

 
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Buona e mala politica / Diario di trincea 6
pubblicata da La buonapolitica il giorno Sabato 26 gennaio 2013 alle ore 0.09
 
Un importante industriale lombardo che abbiamo incontrato oggi.
Non ne farò il nome. Dice: non voterò più Berlusconi e Monti mi ha deluso. Ambrosoli ha un bel profilo, è certamente “civico” e mette la legalità in testa alla sua idea delle istituzioni. Checchè se ne dica a noi, imprese, la legalità conviene.
E poi il cambiamento ci serve, perchè tiene viva la democrazia, tonifica anche chi è stato troppo al potere e così si rigenera. Ma non è che poi favoriamo gente come Bindi e Vendola che tornano a fare guai al governo nazionale?
E allora, si chiede, cosa pensa, di parcheggiare il suo voto, di mettersi nell’ordine di idee di non influenzare davvero la partita? Magari un voto a Giannino per non avere conflitti di coscienza, salvo rischiare di consegnare l’intero Nord alla Lega e permettere a Berlusconi di rifare il suo populismo in Italia?
Già è vero, dice, io voglio contare con il mio voto e assicurare condizioni di governo.
Beh, gli si risponde, le è chiaro che la coalizione di centrodestra è già in rissa interna. Come le assicura stabilità e governabilità?
No, questo lo vedo da me. E anche bufale come quella del 75% delle tasse che rimangono qui, quando si sente una roba così chi capisce qualcosa di economia sa che non c’è da fidarsi nemmeno degli slogan di Maroni.
Già perché lei parla di Berlusconi e Monti, ma poi qui la Lombardia – uno stato, 10 milioni di abitanti – passerebbe a Maroni, uno che ha condiviso con il gruppo dirigente della Lega venti anni di scelte e comportamenti. Sì, io lo so, risponde, ma come ha fatto a farsi passare come “nuovo”? Perché un po’ ci sta riuscendo, no?
Scusi, ma se lei chiede “nuovo”, non pensa che sia il turno di far sperimentare uno che “nuovo” lo è davvero?
E, poi, le sembra davvero che il vostro sistema di impresa non riuscirebbe a sintonizzarsi con la cultura di un Ambrosoli in Lombardia o di un Bersani a Roma?
Beh, se è per questo, replica, due anni fa io (come altri miei colleghi) non ho avuto problemi a scegliere Pisapia a Milano perché con la Moratti non si andava più da nessuna parte. E nel nostro linguaggio, quello magari poteva sembrare un “comunista”.
E allora, viene da dire a questo punto, gli elementi di valutazione lei li ha messi tutti sul tavolo. O no?
Ci manca solo che me lo ricordi il Sole-24 ore, che per ora sta zitto, ma che su di noi industriali ha ancora una certa influenza.
Va bene, aspettiamo che ci illumini il Sole. Ma intanto – basta parlare un po’ – il ragionamento di fondo è bell’e che fatto!