Il libro delle primarie (Liberi e senza paura)


Il 16 dicembre si manda in tipografia (Sironi editore) il libro delle primarie orientato alla prospettiva.
Liberi e senza paura, di Umberto Ambrosoli con Stefano Rolando, con il diario dele primarie e un ampio colloquio
sulla proposta politica per Regione Lombardia. 
La prefazione  di Ermanno Olmi  e la nota introduttiuva di Stefano Rolando

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Prefazione
 
Caro Umberto,
sono le cinque del pomeriggio del 12-12-12, il fatidico giorno della fine del mondo secondo la profezia dei Maya. Dalla finestra della mia casa di Asiago guardo il tramonto di una limpida giornata di sole. Vorrei saper descrivere come lo sanno fare solo i bravi scrittori la meraviglia di questi istanti. Il cielo sopra di me è già preda della notte ma ancora, oltre l’ultimo profilo delle montagne, uno squarcio di rosso fuoco mi fa pensare a come potrebbe davvero cominciare la fine del mondo. Per nostra buona sorte, questo è soltanto un bellissimo tramonto che chiude una delle tante sere della nostra esistenza e domattina tutto ricomincerà daccapo.
Ma ogni giorno non è mai uguale all’altro e io, disponendomi alla speranza, mi attendo, già a cominciare da domani, belle sorprese, annunci di novità, e tanti accadimenti che volgono al buon vivere.
Quel che stiamo attraversando in questo momento della nostra storia, ci ammonisce sul rischio di sprofondare nel crollo devastante di sistemi, di economie e culture autodistruttive come lo sono i profitti basati su criteri esponenziali dei consumi. Diventare ricchi producendo povertà.
Ma una povertà ancora peggiore di quella economica è la perduta dignità. Il paesaggio reale profanato da rifiuti e veleni è l’immagine del “paesaggio morale” di cui questa società è responsabile. E nessuno si meraviglia più di niente. Ma non dovevamo indignarci?
Adesso possiamo solo vergognarci.
Infatti, c’è qualcos’altro ancor più grave che ci giudicherà chiedendoci conto di cosa abbiamo fatto. Adesso abbiamo bisogno di persone per bene che accettino la sfida di intraprendere un progetto di nuovo rinascimento.
Caro Umberto, in questo clima natalizio dove la povertà può essere una virtù, noi tutti sentiamo il dovere di ringraziarti per aver accettato il compito degli uomini di buona volontà nel recuperare il valore dell’onestà di cui i furbi si fanno beffa.
Tu hai avuto un padre eroico che si è sacrificato per aver testimoniato la sua fiducia nella legalità, primo fondamento di ogni società civile.
Noi non possiamo più permettere che si ripetano tali delitti e per questo non ti lasceremo in solitudine come lo fu tuo padre. Ti staremo tutti intorno e tu potrai contare su di noi qualvolta lo chiederai e anche se non lo chiederai perché siamo tutti responsabili dei nostri comuni destini.
Tuo,
 
Ermanno Olmi
Asiago, 12 dicembre 2012
 
 

Nota introduttiva
La proposta del “Patto Civico”

 
Cosa c’è nello zainetto di  Umberto, questo inseparabile  compagno di viaggio che sta diventando anche il simbolo di una storia e del suo carattere più evidente, quello del camminare, del procedere, del perseguire un itinerario fino a coronare una speranza collettiva?
Nel viaggio vero, quello quotidianamente perseguito  nel lungo e nel largo della grande Lombardia, la domanda è frequente: ma che cosa ti porti dietro in quel vecchio zainetto che si va un po’ consumando e che pesa ogni giorno di più?
Non c’è mai una risposta tecnica. Caso mai l’allusione a questo incessante raccogliere, acquisire, accettare, che è il portato di un metodo stesso della campagna elettorale. Prima  di tutto l’ascolto.
Molti  si stupiscono della disponibilità a invertire i ruoli. Abituati al cesarismo del Celeste, calato con gli elicotteri, la corte, i segni  del potere nei territori ormai concepiti come marca del Ducato; oppure anche al propagandismo dei partiti, in cui la retorica del comizio contava più della costruzione delle relazioni, questo annunciarsi con il massimo della discrezione e dedicare il maggior tempo a raccogliere opinioni e valutazioni, è un segnale non secondario non solo di una forma mentis ma anche di un metodo e di un programma di governo.
Ed è così evidente che – al di là delle carte, dei libri, degli oggetti personali che quello zainetto deve per forza contenere – il viaggio elettorale sta producendo un contenuto simbolico che si accumula e che alimenta interesse e diffusi quesiti.

Questo libro è un primo tentativo di rispondere a questa domanda, partendo da dati di esperienza, dal resoconto dell’approccio reale agli elettori e al territorio, con l’aggiunta di una preliminare riflessione un po’ più organica delle intervistine volanti, occasionali, che i media vanno diffondendo di solito rispondendo a temi occasionali  o settoriali.
Le risposte delineano storia e caratteri di una personalità che a differenza dei politici di professione chiede di essere giudicata per le sue idee e per la coerenza dei suoi principi piuttosto che per le sue appartenenze. Perché appunto la politica che conosciamo è quella abitualmente veicolata da partiti, che sono case, simboli, messaggi, schieramento che costruiscono una percezione preliminare  quasi a prescindere dalle realtà vere di chi li rappresenta.
Essere di destra, di centro o  di sinistra, diventa cosi un dato percettivo, emotivo, pregiudiziale che non ha bisogno di dimostrarsi, di raccontarsi, di trovare coerenze.
L’ appartenenza pre-costituisce già molte risposte al bisogno della gente  di esprimere nei confronti di chi ti chiede voto e consenso quella ormai semplificata modalità di riscontro a cui ci sta abituando la rete: mi piace oppure non mi piace.
La non appartenenza è un dato dell’evoluzione della realtà. La crisi dei partiti,  il crollo della loro reputazione,  la necessità di associare – se e dove la tradizione di un territorio lo consente – la parte civile e partecipativa della società ad  un progetto di alternanza democratica in cui, in quel caso, il centrosinistra si presenta non più e non solo con l’immagine dei suoi partiti più significativi, ma con il sommarsi di persone, di storie individuali e di gruppi associativi, di un nuovo rapporto tra civismo e partiti stessi che comunque sono parte essenziale della proposta e che si mettono in gioco anche disposti a vivere  questa parzialità di copione, questa modalità non occupatoria di tutto lo spazio e di tutta la scena della rappresentazione.
Come è noto la vicenda milanese che ha configurato il successo di Giuliano Pisapia ha creato  le premesse (anche nazionali) di questo modello. L’ipotesi di lavoro di Umberto Ambrosoli rappresentata dal “Patto civico” che è stato costruito per rendere possibile la sua stessa partecipazione – un comitato di gestione della campagna elettorale fatto per metà di politica interpretata dai rappresentanti istituzionali di un centrosinistra in cui il PD è ossatura centrale ma con molte differenziazioni e per l’altra metà da soggetti sociali che chiedono di accogliere valori e diritti e vogliono contribuire a spiegarli e a difenderli.
Nello zaino di Umberto c’è così soprattutto una proposta inedita di rigenerazione della politica stessa. Che deve compiere il suo viaggio partecipativo per intero  e che qui non è che agli inizi.  E deve dimostrare di trasformare  il consenso che sta ottenendo in una forza di governo e in una condizione per risolvere prima e meglio  problemi di buona amministrazione. Con soluzioni all’altezza di attese di una popolazione che subisce da tempo un contesto di crisi.
La Lombardia, d’altronde, è regione con condizioni migliori di altri  territori per uscire dalla crisi. Per cui se la formula dovesse funzionare – sia nel momento di raccogliere il consenso, sia nel momento di predisporre contenuti concreti di governo – la lezione sarebbe enorme, avrebbe valore di modello. Si proporrebbe, insomma, come paradigma di una terza repubblica per ora annunciata e non sperimentata che è la scommessa italiana del dopo Monti, dunque il contenuto stesso di una sfida ancora misteriosa che sta per dominare la scena politica italiana non appena saranno acclarati i risultati delle elezioni in Lazio e in Lombardia e si apriranno le urne delle elezioni politiche nazionali. Tenendo conto che per evitare l’effetto “slavina” (cioè dei risultati di Lazio e Lombardia – considerati favorevoli al centrosinistra – sui risultati nazionali) Berlusconi ha forzato il ritiro di fiducia al governo Monti, subendo i fischi dell’intera Europa e soprattutto della sua parte politica in Europa, pur di favorire un “election day” che mitigasse questo rischio.

Ecco perché il contenuto dello zaino di Umberto ha una multipla importanza.
Intanto quella di svelare meglio i contenuti del “patto civico” lombardo. Poi quella di raccontare meglio il profilo di un esponente di una nuova generazione che chiede di dimostrare il suo senso di responsabilità attorno agli irrisolti della nostra vita pubblica. E ancora quella di connettere fortemente i destini di un voto regionale a quelli di una svolta per l’intero paese.
Ma nello zainetto c’è anche molta eredità e molta reputazione. Le parole di Carlo Azeglio Ciampi a chiusura della prefazione del libro scritto da Umberto nel 2009 per raccontare la storia del padre [1] sono una sintesi importante di questa materia: “C’è qui la volontà di Umberto Ambrosoli di testimoniare l’impegno “militante” per l’affermazione dei valori dell’onestà, dell’assunzione di responsabilità, dell’adempimento del dovere, della necessità di non tradire mai la propria coscienza: “non omnis moriar”.
 
Non sono ora un diario scritto di corsa [2] e l’esito di un colloquio un po’ compresso da una durissima agenda elettorale a fornire tutte le risposte necessarie per disegnare il rapporto tra un candidato, il suo programma e il suo elettorato. Ma quel diario e quel colloquio ci aiutano forse a conoscere un po’ meglio Ambrooli. Cercano quindi di interpretare le prime  essenziali domande dei cittadini che il viaggio elettorale ha già fatto emergere. Città per città, valle per valle, paese per paese. In forma a volte serena, a volte tesa, così come le condizioni della crisi economica e sociale pongono in un momento in cui senza nuova fiducia tra cittadini e istituzioni nessun progetto di rilancio e di sviluppo può avvenire nella legalità  e nella partecipazione.
E, poi, anche qui giorno per giorno, vi è lo straordinario adattamento dei linguaggi di un cittadino (che è tante cose, figlio, padre, professionista, giurista, commentatore, animatore sociale) al lessico della politica, che ha necessità di una base tecnica senza svuotare – nell’invalso politichese – la freschezza e l’originalità del pensiero comune.
Acquisire conoscenza dei problemi non vuol dire dismettere quell’identità civile che è il mattone alla base dell’edificio virtuale che Umberto sta contribuendo a promuovere proprio per rinnovarla profondamente quella politica, oggi consumata e biasimata, ma che lui continua a chiamare, nella campagna elettorale, “bellissima”.
L’ostinazione civile resta insomma la filigrana di questo progetto.
Come dice Umberto, ogni volta che vuole ribadire il suo punto di vista di partenza: “ci mancherebbe!”.
Stefano Rolando
Milano, 15 dicembre 2012
 
P.S. Questa sera le urne delle primarie del “Patto civico per la  Lombardia” hanno consegnato il loro verdetto. Hanno votato 150.604 cittadine e cittadini, un risultato partecipativo rilevantissimo per la prossimità delle due precedenti primarie nazionali e per le condizioni proibitive del meteo. Umberto Ambrosoli è stato scelto per rappresentare il centrosinistra con il 57,66% dei voti (circa 87 mila voti).  Andrea Di Stefano ha avuto il 23,23%. Alessandra Kustermann ha avuto il  19,11 %, Nello stesso giorno – senza conoscere ancora l’esito delle primarie – è stato realizzato il colloquio che costituisce la parte centrale di questo libro, che da domani entrerà in tipografia per raggiungere al più presto i lettori.
 
 


[1] U. Ambrosoli, Qualunque cosa succeda, Sironi 2009.
[2] All’origine era pensato come un diario dello stesso Umberto Ambrosoli, che nel corso delle primarie “d’ascolto” ha riempito vari taccuini di appunti annotando in modo sistematico le moltissime conversazioni e gli argomenti emersi negli incontri. Ma l’agenda serratissima non ha reso possibile questa ipotesi e si utilizzano qui le annotazioni che chi scrive ha fatto nello stesso periodo “su Umberto” partecipando a quasi tutti gli incontri del “viaggio elettorale” nelle province della Lombardia.