Il documento lanciato da Piero Bassetti al Dal Verme all’apertura della campagna di Giuliano Pisapia

 

Milano, 11 marzo 2011 – Settima bozza
Una riflessione per partecipare concretamente
alle possibilità di cambiamento di Milano
Perché consideriamo necessaria un’alternativa di approccio, di visione e di metodo nel governo della Città.
Perché troviamo credibile la candidaturaa Sindaco di Giuliano Pisapia
Perché auspichiamo alleanze per favorire il cambiamento.
Perché valutiamo positivamente anche la costituzione di liste civiche.
 
A Milano si può stampare quello che si vuole e ciascuno ci vive a modo suo anche più liberamente che a Roma”, sottolineò Giacomo Leopardi in una visita del 1825 alla città, in cui la sua famiglia e suo padre avevano da tempo rapporti soprattutto editoriali. Questa forte impressione di un contesto liberale ha colpito generazioni di italiani e, da anni, uomini e donne provenienti da tutto il mondo. A lungo quel contesto è stato chiamato “la capitale morale”.
 
Brevi cenni di storia comune
Milano ha fortemente contribuito, ispirata dal progressismo culturale e civile di Carlo Cattaneo, al processo nazionale di indipendenza che ha portato all’unità d’Italia.
Milano, laboratorio della innovazione di impresa e di continue trasformazioni economiche, è stata anche laboratorio dei movimenti cristiani e socialisti di emancipazione dei lavoratori. Generando l’ispirazione riformatrice di una sinistra – che ebbe in Filippo Turati un grande esponente – contraria al “tanto peggio tanto meglio” degli estremisti. E che ha orientato le migliori amministrazioni della città prima dell’avvento del fascismo.
Milano ha reagito alla sua stessa maternità del fascismo nazionalista – storia che non va rimossa – diventando anche centro di quel “vento del nord” che ha restituito onore alla Patria. Facendo della Resistenza un movimento unitario e pluralista, di sinistra, di centro e di destra.
Milano ha risposto con l’esemplare ricostruzione gestita da probi sindaci socialisti e socialdemocratici – come Antonio Greppi e Virgilio Ferrari – garantendo all’Italia e all’Europa la laboriosità, la creatività e la capacità produttiva necessaria ad assicurare pace e benessere.
Le radici – queste e molte altre, più lontane e più recenti - all’insegna di un punto di incontro tra culture liberali e culture popolari, regolate dal senso della propria storia, dalla libertà economica e dei diritti civili, dalla coesistenza tra saggi vescovi e responsabili amministratori, sono forti e vive nella cultura politica di Milano.
 
Sguardo al futuro e coraggio del cambiamento
Non c’è nuovismo che possa sbarazzarsene, non c’è trasformismo che possa cambiare i caratteri di una storia che va riletta con orgoglio. Quella storia è segnata da due elementi di forza: lo sguardo al futuro e il coraggio di generare cambiamenti e discontinuità. Innumerevoli sono stati i momenti in cui stagnazione, scarso slancio, fragilità culturale della società e delle istituzioni hanno fatto dire a chi aveva il pensiero rivolto al bene comune e alla vitalità della città, che era ora di voltare pagina, di abbandonare strade improduttive, di cercare nuove e più forti alleanze per tenere insieme società e istituzioni. Come oggi.
 
Oggi è necessario avere progetti:  
  • per promuovere, insieme alla tradizionale democrazia rappresentativa, anche una più coerente esperienza di democrazia partecipativa;
  • per sostenere un programma di prosperità e di internazionalizzazione;
  • per realizzare una modalità amministrativa in reale ascolto dei cittadini e capace di consolidare i diritti di cittadinanza;
  • per assicurare ragioni forti alla città del lavoro, dell’impresa, della creatività;
  • per mettere al centro di un programma sociale e amministrativo: la sostenibilità ambientale, le pari opportunità, l’efficienza dei servizi, l’investimento culturale ed educativo, la coesione nella visione di sviluppo dell’intera area metropolitana;
  • per impegnare l’amministrazione e i suoi servizi nell’integrazione della nuova realtà sociale ed economica della città.
 
Superare la mediocrità delle forze che hanno guidato da anni Milano
E’ questo lo spirito, pur in un diverso contesto, di chi – come altre volte nelle ormai lunga storia repubblicana – sente ora l’urgenza di un rinnovamento, di un cambiamento, di una ricomposizione di patto sociale e politico tra chi può assicurare alla città spinta e rilancio.
Senza polemica personale per il sindaco uscente, ma nel convincimento che le risorse della città sono state mal sfruttate e le classi dirigenti a presidio di quelle risorse sono state formate al ribasso e non al rialzo. Infiniti episodi di cattiva gestione, di varia corruzione, di scarsa perspicacia nel disegno di ruolo, di modestissimo laboratorio politico e civile, di mediocrità del sistema delle forze che appoggiano il programma di governo della città, sostengono oggi questo sentimento. Non solo in chi è schierato frontalmente nella lotta politica, ma anche in chi non appartiene a partiti, in chi proviene da esperienze di natura moderata, in chi vanta legami prioritari con la visione della tradizione civica della città.
Milano ha bisogno di una nuova amministrazione e quindi di una nuova maggioranza. Che affronti il nodo di portare avanti e non indietro la città, che è più urgente che dividersi tra destra e sinistra.
 
C’è insofferenza a cui dare risposta.
C’è voglia di partecipare al rilancio etico, culturale ed economico della città.
Il cambiamento in democrazia è generato dall’alternanza tra alleanze legittime e rispettabili. Alleanze che devono imparare a trovare punti di condivisione della storia comune e della natura attuale dei problemi più critici. Per non trasformare il confronto politico in rissa permanente. Ma, soprattutto – nell’ipotesi quasi certa oggi a Milano di una condizione di ballottaggio - è questa la visione di due sistemi di alleanze che una parte sana e fedele alle migliori tradizioni della città percepisce come realistica prospettiva dell’imminente competizione elettorale.
In questa prospettiva, il giudizio sull’alleanza che, con i suoi pesanti vincoli, ha a lungo governato la città è sentimento negativo diffuso. Negli ultimi tempi fortemente comunicato, attraverso il passa parola civico, attraverso la convergenza di valutazioni negli ambienti di lavoro, nei contesti professionali, nei quartieri e nei luoghi della formazione.
Un giudizio critico, che porta ad auspicare la sperimentazione democratica del cambiamento e dell’alternativa.
 
La nostra firma per garantire trasparenza e legalità.
Questo auspicio non viene espresso in forma irresponsabile, in condizioni di mera delega. Viene espresso con l’atteggiamento consapevole che il gruppo promotore che propone questo documento ha inteso assumere. Un atteggiamento concreto: una firma, sollecitata a coloro che, condividendo il giudizio, intendono mettere il proprio nome a garanzia di altri cittadini, magari più perplessi, magari persino tentati dal non voto. A garanzia di un esercizio di controllo e di negoziato sui programmi, a garanzia di un percorso in cui trasparenza e legalità si pongano come criteri per la formazione del ricambio democratico. Dunque una partecipazione non frutto di cooptazioni segrete, aperta a libere adesioni. Per costituire una sorta di “gruppo di iniziativa per il 51, dove 51 è segnale della potenziale e possibile maggioranza che – con il ballottaggio – potrà cambiare criteri, regole, forme, opzioni del governo della città.
Si tratta di una aggregazione di cittadini responsabili, che discuterà quei criteri, quelle regole, quelle opzioni. Facendo la sua parte, nel rispetto delle tante forze che la composita alleanza va esprimendo.
 
La presenza della società civile per favorire in caso di ballottaggio convergenza e collaborazione.
Apprezziamo che si formino, sull’ispirazione accennata, per una responsabilità amministrativa più diretta, vere liste civiche, nonfinzioni del camaleontismo della politica. E che se ne formi una soprattutto nell’ambito della coalizione di forze che esprime la candidatura a sindaco di Giuliano Pisapia. Con la presenza di chi si sente nelle condizioni di rivolgere agli elettori una richiesta diretta e personale di consenso. Per partecipare alla responsabilità amministrativa, di governo o di controllo, ovvero di poteri costituzionali che in democrazia devono avere ruoli complementari. Al tempo stesso valutiamo con interesse il profilo civico e democratico che parrebbe profilarsi attorno alle scelte del cosiddetto “terzo polo”. Vi sono infatti forti segnali di comune insofferenza per lo stato delle cose e forti volontà di creare condizioni di cambiamento maturate in ambiti politicamente diversi ma,a Milano, con una storia di collaborazione che, a partire dal prossimo prevedibile ballottaggio, potrà tornare ad esprimersi. Mettendo una parte degli elettori di fronte al problema dell’opportunità di una loro “seconda scelta”.
Questo proponiamo ai milanesi.
Nell’impegno di rendere noti progressivamente i nomi dei firmatari di questa riflessione, intendiamo dare il nostro sereno sostegno all’avvocato Giuliano Pisapia, nel convincimento che le sue qualità e il suo percorso di esperienza siano una valida condizione per assicurare alla città un governo di sviluppo economico, di rilancio culturale e di solidarietà sociale.