I fenomeni della comunicazione nel 42° Rapporto Censis.
Media “fabbrica della paura” e tv ancora regina della comunicazione politica
Il 42° Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese è un’ulteriore conferma che la cornice essenziale per comprendere il senso della comunicazione pubblica è costituita dall’intreccio generale del modo della società di evolvere e del modo delle istituzioni di creare condizioni (norme, garanzie, controlli, incentivi, accompagnamento) di facilitazione o di freno. Un rapporto che – uscito a fine 2008 – si colloca nella fase esplicita di una crisi recessiva, nazionale e internazionale, rispetto alla quale si registra un fenomeno stralunato, di cui i media parlano poco: la gente è poco incline a mettersi “sotto sforzo”, come in epoche più drammatiche che favorirono la ricostruzione; l’economia fa segnare chiusure aziendali e diffusa cassa integrazione, oltre a rischi di peggiorare la precarizzazione di molti giovani; una parte rilevante delle imprese – o meglio degli imprenditori – rivela una fase di alta liquidità. Basterebbe un nesso davvero virtuoso e progettuale tra pubblico e privato per immaginare condizioni di reinvestimento per pensare di acchiappare a metà 2009 la possibile ripresa. Tema che offre al Rapporto la chiave stessa di una “via di uscita”, l’ipotesi di una “nuova metamorfosi”. Più in generale continua l’intreccio tra opinione pubblica e gestazione delle paure. A cui non sono estranei né i media né i messaggi delle istituzioni. E si apre un possibile protagonismo – per trainare se non sviluppo almeno innovazione – di soggetti che Giuseppe De Rita chiama “la minoranza vitale”, ovvero imprenditori che hanno avuto il coraggio di internazionalizzarsi, lavoratori immigrati e bisognosi di affermarsi per contribuire a salvare sé e famiglie, donne che escono da condizioni subalterne. In questa cornice si colloca anche il capitolo – ormai tradizionale nel quadrante tematico e interpretativo del Rapporto Censis – dedicato alla comunicazione. Che mescola questioni propriamente comunicative (come la comunicazione politica e l’eventistica con il successo diffuso e crescente dei festival tematici) e questioni dell’informazione (come l’estensione del genere televisivo a nuove superfici e la crescita del localismo). Media e politici sono percepiti come agenti che fomentano le paure. Metà dell’opinione pubblica dichiara che “non parlano d’altro” mentre è solo un quarto chi individua nei fatti “rischi effettivi” (al tema del rapporto tra media e percezione della sicurezza questa rivista ha dedicato spazi specifici nei fascicoli precedenti). Dagli USA arriva la conferma del protagonismo di internet nel successo della campagna elettorale di Barck Hussein Obama, mentre in Italia la tv orienta l’opinione del 78,3% degli elettori, la carta stampata supera appena il 20% e internet, pur se in crescita, è ancora confinato al 7,6%.
Da Rivista italiana della comunicazione pubblica (Franco Angeli) – n. 37/2008