Gli argomenti della candidatura di Umberto Ambrosoli (21 novembre 2012)
Per la partecipazione dei cittadini,
per una nuova responsabilità
di società e politica in Lombardia.
1. La mia candidatura e le nuove vere sfide
Non confondiamo le sicure qualità del territorio lombardo con “le eccellenze” declamate da una politica ora declinante
- Sono stato sollecitato da cittadini, associazioni, pubblici amministratori, a dichiarare una disponibilità per le imminenti elezioni regionali. Ho accettato dichiarando il mio approccio di reale indipendenza e la mia visione di profondo spirito di servizio alle istituzioni.
- Le diverse appartenenze dei tantissimi cittadini che hanno sostenuto questo passaggio sono meno importanti dei convincimenti che li uniscono. Esprimono opzioni distinte, comunque nello spirito di una idea del progresso ancorata ai principi costituzionali. Ma sono soprattutto accomunati in una istanza di trasformazione profonda, urgente, radicale, che riguarda una istituzione di grande rilievo come è Regione Lombardia.
- Una Regione di rilievo per le sue dimensioni, per i suoi connotati sociali, economici e culturali, per la sua storia. I cui destini sono importanti tanto nel territorio locale, vasto e differenziato, quanto nel contesto nazionale, europeo e globale nel quale il mondo intero sta cambiando. E che per questa complessità richiede oggi progetti adeguati alle nuove sfide.
- Sulla Regione Lombardia la propaganda dei responsabili del lungo ciclo di potere ora in evidente declino spende spesso la parola “eccellenza”, come se la forza in sé di un territorio fosse la stessa cosa di come si sono esercitati i poteri derivanti dal mandato popolare e quindi della qualità della democrazia che è stata prodotta.
- E’ proprio questa la contraddizione che spinge a chiedere e sostenere il rinnovamento. Ai dati strutturali forti di un territorio non corrispondono più la qualità del gruppo dirigente, i metodi di gestione delle risorse pubbliche, i criteri di definizione delle priorità, il senso dell’ascolto dei cittadini e la capacità di progettare un futuro per un sistema di identità, di economie e di organizzazione dei servizi che richiede oggi un immenso spirito di servizio unito a indiscusse competenze.
- E’ cominciato, con le nuove regole per la nostra campagna elettorale fissate il 17 novembre, un percorso di progettazione che qui ha solo un momento di base, di annuncio di temi di riferimento e che nel corso delle discussioni che intendo provocare punta a far maturare una vera e propria nuova idea di governo.
2. Esigenze di discontinuità
La democrazia è un bene prezioso. Il cambiamento ora assicura la prospettiva.
- Questo rinnovamento, questo cambiamento, dipendono certamente dalla individuazione di un gruppo dirigente diverso e non ipotecato da interessi. Ma anche da discontinuità di principio con un blocco di potere che, in mezzo a scandali, a delegittimazioni per cause svelate dalle istituzioni giudiziarie, a un vero e proprio uso del potere come quello del “cavallo imposto da Caligola come senatore“, è arrivato al capolinea di ogni accettabilità, portando gli interessi della malavita dentro la stessa composizione della giunta regionale.
- Una crisi che ha investito tutto il centrodestra nelle sue tendenze tanto berlusconiane quanto leghiste. Discontinuità, perché essa è cosa preziosa in sé per mantenere e consolidare la democrazia. E dunque non dissimulabile con operazioni che, magari prendendo le distanze dalle sigle dei partiti, agiscono all’interno degli stessi gruppi, delle stesse filiere di interessi, delle stesse esperienze politiche e amministrative.
- Non per merito mio ma grazie all’educazione e all’ esperienza di vita che ho avuto – una severa scuola di educazione in prove di responsabilità sul piano dell’etica pubblica – ho potuto dichiarare con coerenza la disponibilità a generare una ampia convergenza “di rappresentanze sociali e di forze politiche tesa a promuovere un patto civico per il rinnovamento di Regione Lombardia“.
- Quel patto civico ha preso la forma di un Comitato garante di tutta la campagna elettorale. Sono grato alle forze politiche di tutto l’arco del centrosinistra e a moltissimi soggetti dell’impegno sociale e civile di avere colto questa proposta come un’opportunità di nuova sperimentazione democratica. E di avere rapidamente creato le condizioni per fare esistere un diverso quadro – paritetico e innovativo – entro cui sono collocate le primarie e l’intera nostra battaglia elettorale, qualunque sia la l’esito delle primarie.
3. La società lombarda e le sfide per la qualità della democrazia e per il rilancio dell’economia
Contro il disimpegno di larghi ambiti dell’elettorato.
Per la riorganizzazione della speranza.
La mia candidatura si propone con un profilo di garanzia adatto a produrre discontinuità senza avventure, a costruire nuova classe dirigente al servizio del progresso, della visione globale delle sfide competitive del territorio e della tenuta democratica dell’istituzione regionale.
Lo sguardo e’ essenzialmente rivolto:
- ai giovani – nel quadro di un prioritario nuovo progetto dedicato – per tornare ad avere fiducia nella capacità della politica e delle istituzioni di riorganizzare speranze per il futuro;
- ai movimenti di emancipazione, di parità, di sostenibilità ambientale e di cittadinanza attiva perché possano credere nella creativa interlocuzione con le istituzioni;
- alle donne che, in questo quadro, intendono essere protagoniste in condizioni paritarie del governo del rinnovamento della vita pubblica;
- alla immensa quantità di cittadini disgustati che stanno abbracciando l’astensionismo per tornare a dare valore al loro voto;
- agli amministratori locali, che restano più vincolati al rapporto di fiducia con i loro cittadini che agli interessi di partito da tutelare, per credere in una prospettiva che inverta l’attuale centralismo regionale;
- ai lavoratori e agli imprenditori che si impegnano per lo sviluppo, per non dover sottostare a imposizioni per vedere assecondati progetti e riconosciuti diritti che richiedono solo di essere attuati nella legalità;
- agli appartenenti a fasce deboli e più bisognose della società per essere ascoltati seriamente da parte di chi crede che guadagno e profitto siano legittimi ma devono creare anche le risorse per assicurare la solidarietà.
4. Innovazione, crescita, solidarietà e sviluppo
Sostenibilità è economia più qualità sociale.
L’Expo, uno strumento importante per trainare opportunità.
Il programma che verrà delineandosi nel quadro di un dialogo profondo con tutti i soggetti interessati, è fondato su tre linee di visione della prospettiva: innovazione, sostenibilità, rigenerazione delle condizioni di attrattività e di sviluppo.
- La prima è la linea di un processo generazionale che cambia i linguaggi della formazione e del lavoro.
- La seconda è la linea di un’economia che non rifiuta, anzi incentiva, gli equilibri tra pubblico e privato promuovendo stimolazione all’impresa che riavvicina l’etica degli affari alla compatibilità ambientale e culturale del territorio.
- La terza è una politica di riqualificazione identitaria che incoraggia la ripresa degli investimenti non solo per compensare il rischio ma anche per finanziare la solidarietà e la riduzione dei margini di impoverimento di vasti ceti che scarnificano la qualità sociale e deprimono i consumi.
La scadenza di Expo 2015 pone un obiettivo – non esaustivo ma rilevantissimo – per accelerare il raccordo tra tutti i soggetti istituzionali e di impresa per il miglior esito del progetto, per promuovere una grande attenzione partecipativa, per entrare profondamente nel merito della materia di Expo (le condizioni di nutrimento del pianeta) e per mettere la Lombardia, insieme alla città di Milano, nelle migliori condizioni di apprezzamento da parte dell’opinione pubblica internazionale, adeguando nell’occasione servizi e infrastrutture concepite come spazio duraturo di servizio pubblico.
E’ necessario in questa fase fissare alcuni punti. Ma la vera progettazione potrà nascere solo confrontando questa traccia con una vera e propria rete di ascolto e di dialogo che sarà la condizione metodologica per un programma non costruito “a tavolino”, ma in un quadro di discussione partecipata.
5. Le priorità nelle politiche pubbliche
Idee e confronti. Lavoro, nuova impresa e lotta alla disoccupazione, salute, energia, fiscalità, educazione, creatività, infrastrutture, tutela del territorio, e-government.
Al centro della progettazione, che impegnerà il confronto con tutti i soggetti interessati nel corso della campagna elettorale, l’idea della smart/innovation region, cioè dalla quantità alla qualità, con politiche dell’accesso di infrastrutturazione e info-strutturazione interconnesse.
Questi gli snodi essenziali.
- Politiche per il lavoro e l’impresaal servizio di un nuovo sviluppo fondato su una neo–manifattura (a base di crescente contenuto di conoscenza e informazione anche reinvestendo nelle qualità dei mestieri professionalizzanti e creativi) e un più efficiente tessuto di servizi reali alle imprese (dedicati e specifici) per il rilancio delle reti-filiere-piattaforme (tecno-industriali). L’obiettivo è riposizionare la matrice industriale lombarda verso superiore qualità e innovazione interconnettendo in profondità tessuto industriale, sistema dei servizi e sistema educativo verso eco-sostenibilità, qualità ambientale e del capitale sociale tra green economy e high tech per riqualificazione e rilancio del made-in-Italy. Supporti di servizio alla reticolarizzazione dei sistemi di impresa e incentivi ai contratti di rete per innalzare la produttività (fisica e cognitiva) di sistema, riducendo i fabbisogni energetici. Merito, pari opportunità e sostegno alla nuova occupazione devono guidare la fluidificazione dei flussi di entrata, uscita e rientro nei mercati del lavoro esplorando sia soluzioni di “salario di sussistenza” soprattutto per i giovani e sia attraverso le strade della riqualificazione professionale in collaborazione con le associazioni professionali e sindacali. Per tutelare adeguatamente lavoro autonomo e dipendente si dovrà agire congiuntamente su misure fiscali, meccanismi di alleggerimento/rimodulazione IRAP e adeguata contrattualizzazione della formazione professionale. Riqualificazione dei contesti industriali di rete, multi-distrettuali e meta-distrettuali in connessione con laboratori pubblici e privati e le reti universitarie con incentivi alla loro infrastrutturazione che faccia da supporto all’attrattività di nuovi investimenti incrociando facilitazioni di accesso al credito e programmi territoriali di formazione professionale.
- Politica energetica per ridurre i costi di gestione delle imprese in linea con l’Europa, incentivando le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica degli impianti; e sul lato dei consumi energetici residenziali incentivi ad una edilizia ad “emissioni zero” favorendo la riconversione energetica delle abitazioni che sostengano la riduzione della dipendenza energetica dalle fonti fossili e rilancino la green economy lombarda che è caratterizzata da molteplici eccellenze.
- Politica per la salute: integrare la rete di ospedali tra pubblico e privato con una rete territoriale di servizi alla persona per investimenti di prevenzione, cura e controllo della salute per esempio con dotazioni adeguate di e-health, concentrando i servizi di intervento sulla salute e distribuendo quelli di supporto riattivando le reti comunali territoriali di servizio sociale agli anziani e ai bambini e in generale ai soggetti deboli (per esempio un fondo regionale per non autosufficienza) integrandola con il volontariato sociale e il non -profit lombardo ricco di tradizioni e di motivazioni.
- Politiche fiscali, del credito e di semplificazione burocratica per le famiglie sostenendo le famiglie numerose con modularizzazione IRPEF regionale e rimodulando IRAP a favore delle PMI e, più in generale, appropriate per attrarre investimenti esteri sulla Lombardia; riducendo anche le barriere burocratico-amministrative per l’avvio di nuove imprese, l’accesso alle conoscenze e alle informazioni per imprese e persone, l’avvio di start-up innovative e di imprese giovani all’interno di una nuova cultura della trasparenza amministrativa e della valutazione delle performance della PA affidate possibilmente ad una agenzia indipendente; linee sostenibili e robuste di e-governement sono certo la via per semplificare e formare alla cultura del progetto le PA oltre che integrarle connettendo gli utenti di sanità, trasporti, scuola e formazione, procedure amministrative e fiscali verso una Regione 2.0.
- Politica educativache saldi high-tech, education e societing attraendo talenti e menti dall’Italia e dal mondo mettendo a valore le reti universitarie lombarde e milanesi. Rete delle università lombarde con politiche di incentivi e investimenti in ricerca “interconnessi”, per esempio selezionando i primi 20-30 progetti strategici e promuovendo il merito in chiave di globalizzazione per dottorati e post-doc selezionando con le associazioni imprenditoriali corsi appropriati al potenziale lombardo che guardi soprattutto ai giovani per i quali flessibilità non coincida con precariato e dove specializzazione non debba significare “andare all’estero”; lo sviluppo di linee di e-education può essere uno strumento utile per ridurre i gap formativi diffusi esplorando opportunità di intreccio tra scuola e lavoro.
- Politica per lo sviluppo dell’economia dei settori creativi. Un ambito che entra nell’agenda delle politiche pubbliche come problema di razionalizzazione della filiera formazione-innovazione-competizione, riguardando settori (moda, design, comunicazione, patrimonio culturale, gusto e settore alimentare, spettacolo e molto altro) in cui il contributo al PIL e all’occupazione e le condizioni di reputazione sui mercati internazionali sono per la Lombardia fattore di grande rilievo su cui migliorare le attenzioni normative e promozionali.
- Politica di messa in rete del tessuto infrastrutturale lombardo connettendolo al resto dell’Italia e dell’Europa-Mondo (reti dure dalla gomma al ferro e reti soft-digitalizzazione e banda super larga, wi-fi largo) per migliorare la capacità attrattiva e la produttività dei contesti operativi per imprese, reti, istituzioni e attori sociali; “muoversi più velocemente e muoversi meglio” integrando in multimodalità le reti infrastrutturali di merci, cose e persone anche per la più adeguata salvaguardia ambientale. Per esempio sviluppando l’integrazione tariffaria, superando il digital divide lombardo con la bassa pianura e la montagna e certo investendo nella banda larga e superlarga di terza generazione.
- Politica di “tutela del territorio” e valorizzazione di una “agricoltura sostenibile” per un welfare dell’inclusione a partire da una programmazione integrata del territorio regionale superando il conflitto tra frammentazione comunale e densità abitativa crescente e continua che richiede una visione adeguata di tipo sovra-comunale e guardando all’emergente area metropolitana milanese e alle sue interconnessioni spaziali, economiche e sociali riducendo il consumo di suolo e la balcanizzazione degli strumenti urbanistici comunali. Territorio significa anche politiche di housing sociale e agevolazioni fiscali per i proprietari in particolare dedicate alle giovani coppie e agli anziani verso un welfare inclusivo. Richiede progetti mirati per contenere la perdita irreversibile di ambiente bio-riproduttivo per l’agricoltura, per fermare l’incremento dei consumi energetici e l’incremento delle emissioni inquinanti, con conseguenze sul clima e sull’assetto idrogeologico. Da qui Incentivi alla valorizzazione di filiere agro-alimentari regionali sia per gli effetti ambientali e sia per avviare nuove specializzazioni agro-industriali.
Il territorio di pianura e montano, come delle nicchie e parchi metropolitani vanno salvaguardati allora con politiche di rilancio di una agricoltura sostenibile e a “KM 0” che estenda le specializzazioni e incentivi nuove attività per giovani e imprese innovative quali “guardiani” dell’uso efficiente del territorio agricolo e dei suoi prodotti, supportando una logistica sostenibile della filiera agro-alimentare. Ciò può avvenire a partire dalla valorizzazione e rilancio diffuso di produzioni tipiche ma immerse in una agricoltura “connessa e multifunzionale” che sfrutti al meglio economie di rete e tecnologiche quale ecologia sistemica di tutela integrata del territorio agricolo (montano, collinare, di pianura e metropolitano), del paesaggio e dei servizi agro-turistici come parte di una stessa “economia sociale” diffusa dell’ambiente agricolo.
Una economia sociale ambientale diffusa e integrata dove iniettare e sperimentare creativamente nuove colture per la salute e l’ambiente e nuove tecnologie agroindustriali per la salvaguardia del territorio. Ecco allora che in questo quadro nuova agricoltura, consumi sostenibili e turismo responsabile si saldano alla “cultura materiale” e all’arte che del territorio sono la memoria e le fonti di innovazione che contribuiscono all’unicità creativa, non trasferibile e non replicabile di quelle produzioni.
Territorio ed agricoltura come nuovi contenitori intelligenti di conoscenza e veicoli di innovazione condivisi che possono contribuire fortemente a rinnovare anche quella neo-manifattura avanzata di cui la Lombardia ha grande bisogno per riassegnare identità e riconoscibilità alle proprie produzioni.
6. No al regionalismo burocratico, si al policentrismo nella visione dell’Europa delle regioni
Rilanciare il ruolo delle autonomie locali nel progetto strategico regionale.
Puntare all’Europa come reinvenzione ideale. Gli occhi sul cambiamento del mondo.
La “crisi del regionalismo” non è solo italiana ma dell’intera Europa dei 27, con circa 500 milioni di persone e ben 4.325.000 kmq che ha saldato negli ultimi 30 anni crisi dello Stato Nazionale (del XVII° sec.) e crisi dello Stato Sociale (del XIX° sec.) con un diffuso e storico indebitamento che il regionalismo avrebbe dovuto attenuare ricorrendo al principio di sussidiarietà e di decentramento.
- Ciò richiede allora una nuova concezione dei rapporti tra centro e periferia dove il principio di sussidiarietà possa essere temperato da nuove logiche di intesa tra Regioni e Stato poi da declinare in nuovi rapporti tra regione e territori, tra regione e aree metropolitane. Nel complesso l’incompletezza del processo di regionalizzazione come si è realizzato in Italia richiede di procedere lungo la strada di un vero e autentico completamento di quel regionalismo come era stato pensato alle origini in una nuova prospettiva che è quella dell’Europa a 27 come “Europa delle Regioni”.
- Nel complesso siamo di fronte ad un federalismo incompiuto e che tuttavia va completato uscendo per esempio dall’ambiguità delle cosiddette materie concorrenti tra Regioni e Stato e ridefinendo la categoria di interesse comune. Lo si potrà fare ricorrendo ad un più adeguato compimento dei confini tra competenze statuali e regionali ma ora in una prospettiva europea. Ecco allora la necessità di ricorrere ad una più avanzata prospettiva policentrica delle responsabilità regionali e della stessa sussidiarietà in una chiave più larga che non è più semplicemente quella nazionale ma europea.
- In questa prospettiva dovremo lavorare per uscire dallo “stallo” del regionalismo italico che sarà messo alla prova già dai prossimi mesi “concordando” le linee di “azione congiunta” con i nuovi aggregati urbani rappresentati dalle aree metropolitane. Da qui vedremo nascere nuove modalità di azione e programmazione che dovranno tenere conto delle reti di città metropolitane emergenti e delle reti di regioni ridisegnate dal completamento del progetto federale e di riforma del titolo 5° della Costituzione.
- Il regionalismo emergente dovrà dunque tenere conto sia della traiettoria locale (sub-regionale) e sia della traiettoria europea (sovra-nazionale) e ciò richiederà innanzitutto nuovi legami tra legalità e legittimità dei poteri, tra trasparenza delle procedure e partecipazione dei cittadini al futuro di una nuova “Europa delle Regioni” che non potrà che essere declinata in senso “glocale”.
- La Lombardia si candida ad essere uno dei perni di questo complesso processo di federalismo regionale europeo superando la burocratizzazione del vecchio regionalismo che abbiamo ereditato e che ha consentito la viziosa porosità alle lobby e alla corruzione.
7. Incoraggiare la politica alla autoriforma, incoraggiare la società a civile a fare politica
Non transizione, ma laboratorio civile e politico.
Partiti rinnovati, cittadinanza attiva attenta agli interessi generali.
Questo stesso progetto è immaginato come una opportunità per tutte le forze politiche, e specificatamente per i partiti del centrosinistra, pur con i loro noti travagli, di partecipare attivamente, perché soggetti comunque importanti nella condizione di una democrazia, ad una vera esperienza di rinnovamento e di autoriforma in un progetto assicurato da una regia indipendente rispetto ai loro interessi interni.
- Vuole essere anche un contributo alla creazione di un laboratorio – responsabile circa le complesse politiche pubbliche connesse alle competenze istituzionali, ma ispirato a rigore nell’etica pubblica – che, fondato su equità e innovazione, può oggi essere al servizio del benessere delle comunità locali e delle speranze di tutta la comunità nazionale.
- Un contributo immaginato non per alimentare l’anti politica contro i partiti, ma per sollecitare condizioni migliorative dei partiti e di pressione per la loro autoriforma, modificando regole di governance con equilibri che si stanno tentando per salvare la democrazia e per combattere la contemplazione del declino che è stata una diffusa malattia degli ultimi tempi.
- E vuole essere infine uno stimolo e un attivatore di un vero salto di qualità nel coinvolgimento del vero associazionismo civile e sociale del nostro territorio regionale – ricco di esperienze, di impegno, di economie e di nuove professionalità fondate sul volontariato – non ad essere solo un sistema di istanze verso l’istituzione regionale ma ad essere un coordinato sistema di cittadinanza attiva, che matura un modo nuovo di fare politica restando ciascuno portatore di esigenze settoriali ma tutti insieme capaci di visione degli interessi generali a partire dalla cultura dei valori e dei diritti di cui questo ambito è portatore legittimato.
8. Trasparenza e legalità
Le irrinunciabilità di un metodo di governo.
Assicurare gli equilibri dei poteri migliorando il ruolo dell’assemblea nella valutazione e nel controllo.
- Collusioni, deviazioni dell’uso corretto del potere affidato dai cittadini, prevalere degli interessi faziosi o addirittura personali, sono i caratteri di una catena di episodi che hanno messo in ginocchio la reputazione non solo della politica italiana in generale ma dello specifico ruolo del regionalismo in particolare, tanto che – lo dice il misuratore europeo dell’opinione pubblica Eurobarometro nell’ ultima sua rilevazione – due sole regioni italiane (la Toscana e il Trentino) resistono in tema di fiducia e reputazione dei cittadini. Non c’e la Lombardia. Lo constatiamo con grande dispiacere e con lo stimolo a ribaltare questa condizione umiliante.
- Ma non bastano le invocazioni retoriche. Per cui, accanto ad un progetto di contenuti innovativi per l’orientamento delle politiche pubbliche, bisogna radicare di nuovo trasparenza e legalità, cioè controllo sui comportamenti del ceto politico e dirigente (restituendo una funzione quasi perduta al ruolo dell’assemblea degli eletti) e condizione di dialogo con i cittadini senza nascondere dati, informazioni, chiarezze sull’uso delle risorse pubbliche.
- Ma c’è una condizione complessiva molto importante per assicurare nuova trasparenza e una cultura profonda della legalità e della responsabilità in tutti i soggetti – politici, tecnici e amministrativi – chiamati a servire l’istituzione regionale. Chiudere la stagione del “cesarismo”. Non confondiamo più la autorevolezza e la responsabilità , che sono connotati che si incrociano quando non ci sono secondi indicibili fini nell’esercizio del potere, con il “governatorismo“, quella tendenza cioè a trasformare l’organizzazione di una democrazia complessa nell’idea di un solo uomo al comando.
- Riportiamo dunque l’ esercizio della responsabilità di governo in un sensato equilibrio con le necessità partecipative, con le preziose misure di esercizio dei controlli, con oggettive pratiche di valutazione che in tutte le moderne amministrazioni servono non a fare propaganda e auto-incensamento ma a correggere il tiro, a migliorare l’esercizio delle funzioni secondo bisogni compatibili verificati.
- In questo quadro c’è un principio comunicativo che vorremmo sviluppare. Quello di non raccontare frottole alla gente, quello di entrare in una visione che riguarderà anche il “dopo” secondo cui la cittadinanza, attiva e matura, chiede di confrontarsi con elementi di verità. Da una parte e dall’altra del dialogo, dunque, il principio di responsabilità.
9. Un patto inter-generazionale
Una nuova generazione che può assumersi piene responsabilità. Centrale il ruolo delle donne. Progetto per i giovani. Rispetto per le generazioni più anziane portatrici di esperienza.
- Ho poco più di quarant’anni. L’età della generazione dei fondatori del regionalismo italiano all’inizio degli anni ’70. Quando il sogno della modernizzazione, dello sviluppo delle autonomie territoriali rispetto al centralismo dello Stato, di una politica programmata secondo le necessità della crescita e della competitività, di uno sviluppo attento alle specificità locali ma anche attento alle potenzialità dell’Europa unita, stava cambiando i connotati della politica italiana.
- Quel sogno in parte è stato realizzato, in parte – larga parte – è stato tradito. Vi sono le condizioni oggi di rilanciare un patto generazionale di nuova responsabilità con coloro che hanno maturato esperienze ma credono ancora senza cinismo a sogni di progresso nella legalità, al potere non fine a se stesso ma al servizio dei cittadini, alla priorità di un progetto per il futuro dei giovani (che vediamo crescere, oggi ancora bambini, nelle nostre case, nelle nostre scuole, nelle nostre famiglie), al rispetto per le generazioni più anziane che possono portare il loro contributo di esperienza senza monopolizzare i centri di responsabilità.
10. La campagna che faremo
Non propaganda, ma ascolto e co-progettazione.
Rete popolare della contribuzione finanziaria: “se supereremo i margini, faremo un fondo di sostegno ai disoccupati”.
Per l’insieme di queste ragioni non faremo una campagna elettorale di propaganda, la faremo di ascolto e di co-progettazione con quei mondi che chiedono di tornare a ragionare di politiche pubbliche e di sviluppo laddove vi e’ stato esproprio da parte di burocrazie, di circuiti chiusi di potere, di integralismo nella formazione delle classi dirigenti.
- Il comitato elettorale è dunque concepito come una organizzazione reticolare (per territori, per materie, per tipologie di interlocutori) che svilupperà un intenso dialogo sulla base degli elementi essenziali di progettazione che questo documento prevede fino a far diventare il documento stesso – capace di reale ascolto, di reale misurazione di attese e di compatibilità – il nostro programma.
- Uno snodo particolare di questo dialogo sarà svolto dal comitato dei giovani “Primo voto” , animato da un meraviglioso volontariato civile che si sta proponendo con mille adesioni solo nelle prime 48 ore.
- E soprattutto il tessuto connettivo della partecipazione sarà concepito attorno alla rete della contribuzione finanziaria che è tesa a consentire a tutti, cittadine e cittadini, di partecipare all’autonomia del budget della campagna elettorale da ogni interesse costituito con l’impegno che la quota superflua, rispetto alle spese essenziali che sono programmate nel rispetto delle leggi e nella comprensione del momento di grave crisi economica che tocca la società italiana e anche diffusamente il nostro territorio, sarà destinata a un fondo di sostegno ai disoccupati.