Giuliana Nuvoli, Leggere Dante (prefazione)
Mar 5 aprile 2011, 23:25:46
Caro Stefano, è uscito proprio ieri il mio libro Lezioni su Dante in cui raccolgo le lezioni tenute nell’ambito dei corsi di Formazione per i docenti degli istituti di istruzione di secondo grado da me organizzate come membro del Comitato Dantesco della Lombardia. Ti allego, per curiosità la Prefazione al libro: la Lista Civica si fonda su valori veri. Non su chiacchiere finte… Un caro saluto
Giuliana
Mer 6 aprile 2011, 00:40:26
La prefazione è bellissima. La sacralità della parola argomento pasoliniano e manzoniano al tempo stesso. L’adattamento di Dante alla modernità una sorta di dovere civico e di memo sulle cose che ancora rendono grande il nostro paese. Grazie.
S.
Giuliana Nuvoli
Leggere Dante oggi
Prefazione
Lezioni tenute nell’ambito dei corsi di Formazione per i docenti degli istituti di istruzione di secondo grado organizzate dal Comitato Dantesco della Lombardia.
«La Commedia è un libro che tutti dobbiamo leggere. Non farlo significa privarci del dono più grande che la letteratura può offrirci»: parola di Jorge Louis Borges. Nessuno ha mai scritto un testoche dia emozioni così intense; nessuno ha mai disegnato un universo in cui umano e divino abbianocosì stretti rapporti; nessuno è mai riuscito a forgiare una lingua tanto duttile, tanto semplice ecomplessa assieme.
La Commediaè, in primo luogo, un racconto fantastico, un grande contenitore in cui Dante infila l’intero universo. E lo fa con la precisione del miniatore; la sapienza del filosofo; l’immaginazione del pittore; la sensibilità dell’”orecchio perfetto”; la maestrìa del grande regista. Ed è, di volta in volta, il lattante che balbetta; il monello beffardo; l’apprendista adolescente; il giovane idealista; l’uomo d’arme e di lotta; l’amante appassionato; il discepolo obbediente; il giudice il giustiziere il vendicatore; l’uomo che si affida; il saggio che perdona. C’è l’Universo, nella Commedia: c’è dunque, per intero, la vita di tutti noi. E noi la troviamo con precisione di riscontro. Se non trovi la parola “esatta”, la cosa che vuoi dire non esiste: Dante trova sempre (e se non le trova le inventa) parole “esatte”, che permettono al lettore l’accesso alle pieghepiù recondite del sentire e del sapere.
Leggere Dante è come iniziare un viaggio spericolato di cui non vedi il fine; ma il lettore ha, da subito, la percezione dello svelamento e l’emozione del riconoscimento: e, da subito, comprende quanto stretto sia il legame che unisce vita e letteratura.
Da questo legame è partito, in questi anni, il Comitato Dantesco per la Lombardia, certo che la lettura, l’ascolto, la conoscenza di Dante possano condurre al raggiungimento di tre finalità primarie:
1. Crescita morale e civile come individuo
Dante, nel poema, costruisce un personaggio che, all’inizio, è inesperto, ignorante, pauroso, titubante; ma ha una qualità: il coraggio di scegliere. E’ il primo insegnamento che dà al lettore: scegli; fa’ esercizio di libero arbitrio. Abbi il coraggio di vivere. Non aver paura di schierarti: avrai il diritto di mutare, col mutare delle conoscenze. Non lasciarti vivere: vivi. Gli ignavi non li vuole neppure l’inferno. Per chi crede che l’anima sopravviverà alla morte del corpo, quello si sarà conquistato il paradiso. Chi invece pensa che tutto finisca con la morte del corpo, almeno avrà provato a crearsi il paradiso in terra.
Il piccolo personaggio supera il timore e dice sì a Virgilio: non sa cosa lo attenda, ma non rinuncia al cammino che, da subito, si rivela duro. Al termine del viaggio egli perverrà alle sfere della beatitudine, che coincidono con quelle della perfetta conoscenza. Raggiungibili per molti aspetti anche da un laico, nel suo “paradiso in terra” cui arriva quando l’ ”io” non è più così ingombrante, il distacco dai desideri è possibile, e il sorriso è facile e frequente.
Crescere come individuo vuol dire, però, crescere in mezzo agli altri.
2. Crescita morale e civile come cittadino
L’uomo non può credere di salvarsi da solo: per questo sfera privata e sfera pubblica sono strettamente legate e, di norma, la pubblica è predominante sulla privata. Basti pensare all’ordinamento dell’inferno, dove sono collocati in cerchio più alto gli omicidi, mentre i falsificatori di metalli e di monete sono, ad esempio, punti nelle Malebolge. E qui colloca anche i consiglieri frodolenti e i seminatori di discordie: quelli che hanno distrutto il tessuto sociale di una comunità, che hanno messo in crisi i rapporti che dovrebbero esistere fra gli uomini, fratelli per nascita e volontà di Dio.
Con severità ancora maggiore è punito il tradimento: la parola, l’elemento che differenzia la specie umana da qualunque altra specie vivente, permette l’esistenza di un consesso civile, regolato da leggi, che vive secondo norme cui sono le stesse parole a dar vita. La parola possiede una sua intrinseca sacralità che deve essere rispettata: non solo la parola di Dio, ma anche la parola di ogni uomo ad un altro uomo. Deformarla, destituirla di significato, negarla è compiere una profanazione inaccettabile: perché sono le parole a determinare i comportamenti degli uomini, col potere di dare la vita o la morte, il piacere o il dolore, la speranza o la disperazione.
L’assetto sociale della specie umana ha bisogno di rispetto e di pietà: una buona educazione lo insegna, una cattiva rende leciti l’arroganza e il disprezzo. Se la lonza aveva intimorito Dante, il leone e la lupa gli tolgono la speranza del cammino. La superbia, di cui è emblema il leone, è di fatto l’egocentrismo: l’incapacità di vedere il mondo se non dal proprio punto di vista, e la convinzione di possedere una facoltà di giudizio superiore. E’ la sordità che non ci fa intendere la voce dell’altro; è la miopìa che ci nasconde il volto del vicino. E la famelica lupa rimanda a chi, pur avendo beni a sufficienza, mira ad accumulare a dismisura; chi ha il potere, ma ne vuole ancora e ancora, in un’ansia di controllo che non trova mai pace. Dante, con insistenza appassionata, indica come la strada necessaria per diventare appieno uomini e cittadini, sia il distacco da tutto questo; un distacco che si ottiene con la conoscenza e il sapere. Strada oggi obsoleta ma da recuperare con urgenza, perché oggi, come non mai, è sotto gli occhi di tutti come scelte individuali e collettive sbagliate siano sempre – senza eccezione – frutto di ignoranza, di insipienza, di colpevole rifiuto di conoscere se stessi e il fuori da sé.
3. Acquisizione di capacità di riconoscere e valutare il “bello”
Vi sono due categorie con le quali, da lungo tempo, si caratterizza un’opera d’arte: il bello e il sublime. Il primo appartiene al sentire comune; il secondo a un gruppo più ristretto di fruitori. Se, così, le profondità del poema non sono sempre raggiungibili, tutti possono trovarvi il bello ed esserne educati; vi sono, così, parti della Commedia che appartengono alla conoscenza più diffusa, e altre che sono lette da una minoranza, che ne trae diletto particolare.
Il testo del poema è di una bellezza cangiante che toglie il respiro:; ma ha, sopra ogni altra cosa, il
merito di trovare la bellezza negli oggetti più umili; negli spazi dell’abitudine; nei gesti consueti. Se qualcuno esitasse, se temesse di non riuscire a intendere neppure il bello del poema, allora prenda in mano Conversazione su Dante di Osip Mandel’stam, e lo sfogli. Troverà la bellezza colta nell’attimo in cui si rivela: «Questa è la legge della materia poetica, materia che è convertibile e sempre in via di convertirsi, che esiste solo nello slancio dell’esecuzione». E scoprirà quale meravigliosa composizione musicale sia la Commedia: «I canti danteschi sono le partiture di una speciale orchestra chimica», dove ogni minerale, ogni metallo, ogni forma della materia ha un suono che si ricompone in alchimie multiple e organizzate. Ogni arte è racchiusa in quella cattedrale della parola: pittura, scultura, architettura, musica strumentale, canto. Una cattedrale eretta nella nostra lingua e che, alla nostra lingua, fornisce la malta e, non di rado, la pietra.
Questa consapevolezza presiede la composizione del volume Lezioni su Dante, frutto di una stretta collaborazione fra le Università della Lombardia e la Direzione Scolastica Regionale. Essa ha dato vita a un percorso di formazione per gli insegnanti delle Scuole di Istruzione Secondaria: una formazione agile, efficace, coinvolgente; che ha fornito strumenti e metodologie utilizzabili, senza ulteriori mediazioni, in aula.
I testi di quelle lezioni presentano due caratteristiche primarie: costituiscono momenti diversi della ricerca dei singoli autori: alcune sono la sintesi di percorsi già compiuti; altre rappresentano un momento intermedio di un iter che verrà sviluppato nel tempo; altre ancora sono novità assolute, anteprime di ricerche in attesa di prendere forma definitiva. La seconda caratteristica è la fruibilità del testo, contenuto nella lunghezza e chiaro nella forma. Un corpus vivo e magmatico, dunque, ordinato in gruppi diversi (I personaggi, La visione, La lingua, Altri percorsi; Dante e le arti figurative, Dante fra musica, danza e teatro). Va da sé che il lettore (insegnante, studente, cultore della materia) può individuare i testi a lui più congeniali e da lì partire per altre letture, ricerche, scoperte; può individuare le metodologie di ricerca che più lo stimolino, spazi nuovi o poco esplorati, prospettive inedite.
Non vi è opera letteraria che, come la Commedia, sia in grado di adattarsi ai tempi, ai luoghi, ai lettori più disparati. La sua grandezza consiste nella sua duttilità e, al tempo stesso, nella sua forma piena e stabile. In quest’anno, in cui il nostro Stato compie 150 anni, siamo davvero lieti di uscire con questo volume, avendo come obiettivo primario quello di avvicinare a Dante il maggior numero possibile di lettori. E di Dante abbiamo bisogno perché ci dà speranza, proprio nel momento in cui l’assenza e la solitudine paiono l’ultimo e più lontano orizzonte.