E’ morto Giancarlo Zagni. All’inizio degli anni ’80 era il vice-presidente dell’Istituto Luce Italnoleggio cinematografico di cui per tre anni sono stato direttore generale. Sono colpitissimo da questo annuncio. Giancarlo è stato un mio fratello maggiore per tanti anni, mi ha sostenuto con coraggio nella mia giovanile impresa cinematografica pubblica in cui lui metteva idee, relazioni e sogni. Io forse qualche impavido realismo ma soprattutto l’energia del fare e del fare istituzione. Per la vita mi ha seguito, letto, applaudito e criticato come fanno coloro che tengono di fondo alla tua vita e ai tuoi principi. E che soprattutto hanno una vita e dei principi. La rete ci ha tenuti vicini. I messaggi continui. Il non rivedersi fisicamente (io a Milano, lui a Mentana, fuori Roma) un non problema. Ma la sua emilianità era fatta anche di abbracci, di applausi, di insorgenze. Fu aiuto regista di Luchino Visconti, fu marito di Alida Valli. Mi sono venute tutte in mente quelle sue insorgenze, da quella frenetica prima giornata di lavoro insieme al festival di Cannes nel 1982 (quando vincemmo un palmares – per suo merito – con Gian Maria Volontè) alle ultime battaglie politiche e di principio e in cui il primo “mi piace” on line era il suo. Mi inviava la sua scrittura con la felicità di chi azzera l’anagrafe vivendo un atto creativo. Abbraccio Gabriel e Dalia con il pianto nel cuore, ma tenendomi dentro – ora e a lungo – anche il suo gioviale e contagioso ottimismo.
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