Eurovisioni (Palazzo Farnese 10 ott.2013). Introduzione tavola rotonda su “Contenuti”

 

    Eurovisioni

    Apertura tavola rotonda sui contenuti

    Villa Medici, venerdi 11 ottobre 2013 h. 14

    Stefano Rolando (vicepresidente Eurovisioni)

     

    Forse è una distinzione vecchia, qualche volta esprime un conflitto, altre volte una sinergia, ma da anni sentiamo l’esigenza di fare riflessioni appunto distinte sui CONTENUTI del panorama audiovisivo e sugli ASPETTI STRUTTURALI (finanza/tecnologie/ modelli organizzativi). Poi necessariamente si devono fare sintesi. Perchè i creativi cercano di capire in che condizioni operative possono agire. E il management deve far leva sulla potenza o difendere la fragilità del racconto per sostenere i prodotti dentro i processi produttivi e distributivi in cui sono collocati. In realtà se si cerca di capire quali sono oggi i luoghi che non solo “fanno sintesi” ma altresì determinano una sorta di ranking in tempo reale del “valore” dei contenuti sono realtà come quella di MIP-COM, in cui gli operatori ci dicono che proprio i contenuti sono, in modo crescente, fattori di qualificazione del mercato.

    Scrive in proposito il mio collega di ateneo Pier Luigi Sacco, noto economista della cultura e ora anche responsabile del comitato per la candidatura di Siena capitale europea della cultura 2019:
    Nell’economia del XXI secolo, la produzione di contenuti è diventata la vera materia prima che genera il valore economico. I consumatori sono attenti alla qualità del prodotto, ma la percezione della qualità è legata più al racconto della qualità stessa piuttosto che ad una sua percezione oggettiva”.
    Insomma produrre valore senza generare al tempo stesso contenuti significativi (lo dicono anche molti altri studiosi) sarebbe semplicemente una contraddizione. Questo potrebbe essere un tema di discussione. Gaetano Stucchi ha toccato il tema nel “paper” che ha messo a disposizione di questa tavola rotonda (nella relazione sarà certamente più stringato). Credo che – con sguardo attento, consentitemelo, alla situazione italiana – una domanda sia lecita : questo paradigma degli economisti della cultura è ancora la cifra dominante del mercato audiovisivo europeo?
     
    Aggiungerei ancora qualche domanda al nostro panel di discussione fatto in parte di creativi e in parte di manager.
    Quindi domande sull’idea della qualità oggi, cercando di tener conto della logica domanda/offerta del mercato.

    Una domanda intanto sulle condizioni di base.

    Siamo in età di crisi, aggravata da una solitudine spesso senza reputazione della politica e da un certo declino di immagine dell’occidente (che – dicono altri studiosi – abbasserebbe le condizioni di scenario emotivo della creatività). Sono anche segnalati alcuni deficit di democrazia in Europa. Ebbene, in questo contesto noi pensiamo che la soglia di base delle libertà resta salva e presidiata dalle istituzioni in Europa? Insomma, le condizioni di libertà (formali e sostanziali) sono ancora tali da assicurare il primato dell’approccio critico e non propagandistico ai contenuti? Nel testo della relazione di Lord Patten of Barnes, presidente della BBC, pronucniata il 23 settembre scorso a Torino al Prix Italia e a disposizione tra i documenti di riferimeto di oggi campeggiano due parole imporanti: “austerità e indipendenza”. Dice Lord Patten:

    L’indipendenza dallo Stato è al centro della proposta del servizio pubblico e dobbiamo custodirla gelosamente. Dovrebbero farlo anche i politici, se sono seri quando parlano di libertà e democrazia”.

    Segnalo il tema perchè mi pare che ci riguardi molto.

Una domanda poi sulle condizioni dell’offerta.
I creativi hanno vero accesso al sistema produttivo? Ovvero il mercato delle idee è troppo mediato dagli interessi? E poi: l’offerta è davvero fondata sulla qualità della produzione professionale?

E infine una domanda sulle condizioni della domanda (scusate il gioco di parole
Si sta facendo tutto il possibile in Europa per stimolare la qualificazione della domanda? Ovvero per sostenere quella che si chiama “l’educazione culturale del pubblico”?

Il nostro panel prevede otto relatori. Come ho detto creativi e manager. Dopo gli spuinti di Gaetano Stucchi proveremo a gfare – malgrado i tempi stretti – due giri di tavola. Sarà necessario intervenire sui punti nodali della propria argomentazione, tralasciando premesse e dettagli.
Comincerà il direttore delle relazioni internazionali della ZDF Frank-Dieter Freiling; seguiranno Judith Louis direttrice della fictioon di ARTE; John Simenon – figlio del grande scrittore francese – rappresnetante dei diritti del padre;Jean-Bapstiste Neyrac produttore francese; Joachim Lang, regista tedesco; Martin Adjari, segretario generale di France Télévision; Luca Milano capostruttura fiction della RAI; Maria Pia Rossignaud vicepresidente dell’Osservatorio “Tutti Media”.