Dettaglio delle esperienze nel mondo della comunicazione

E’ stato il contrario di chi si specializza in un segmento e lo coltiva, magari all’interno dello stesso posto di lavoro, per tutta la vita. Cambiando contesti, luoghi, città e ambienti ha operato in quasi tutti i campi del sistema informazione-comunicazione: il giornalismo, l’editoria libraria, la pubblicità, la comunicazione di impresa, l’audiovisivo, la multimedialità, la televisione, il cinema, il diritto d’autore, la comunicazione delle istituzioni (Europa, Stato e Regioni), l’ICT. In una buona parte di questi settori (più quelli creativi che quelli tecnologici) ha cercato di imparare tecniche di prodotto e di processo, così da trasferire nel corso della vita una capacità concreta di lavorare e di far lavorare gli altri. Ha in particolare trasferito dal privato al pubblico – e viceversa – modalità, tecniche, approcci, pur nella contestualizzazione di obiettivi sempre perseguiti: un privato alla ricerca della qualità, un pubblico alla ricerca dell’etica del servizio. Ha fatto il consulente, il creativo, il manager, il professore. Talvolta tutte e quattro le cose insieme.

Credo di conoscere abbastanza bene la comunicazione come prodotto e come processo. Sulle dinamiche tecnologiche sento il parere di chi ne capisce meglio e di più. Su quelle giuridiche ho dovuto fare i conti tante volte con la cripticità di regole che coprivano in verità interessi poco trasparenti. In questo campo mi dispiace di non aver continuato a lavorare come diaframma tra il sistema di regolazione (e quindi anche la politica) e il mercato. Anche se la prospettiva di un corso universitario in Politiche pubbliche per le comunicazioni ha riacceso un interesse di ricerca e di proposta. Mi  accontento comunque dei contributi forniti. E sono piuttosto contento di avere imparato tecniche creative che posso gestire con soddisfazione personale e dei più giovani che lavorano con me.

Nel settore dell’audiovisivo

E’ stato dirigente della Rai-Radiotelevisione italiana (dal 1978 al 1985) e direttore generale dell’Istituto Luce-Italnoleggio cinematografico (distaccato dalla Rai, dal 1982 al 1985) svolgendo – prima e dopo – numerose esperienze creative, produttive, organizzative e relazionali.
La Rai è stata una vera casa, un luogo di forte appartenenza. La televisione ha, nel tempo, prodotto manager e creativi capaci di vivere fino in fondo lo specifico televisivo. Ma ha anche espresso personalità che hanno incastonato nell’etere il meglio di altri mondi creativi. Sono stato vicino a due grandi personalità che appartenevano a questi due mondi. Paolo Grassi, un vero re del teatro, un grande impresario. E Sergio Zavoli, un maestro del giornalismo radiofonico e televisivo. Ho imparato molto, ho vissuto forse l’ultima stagione della Rai come metafora dell’identità nazionale. Ma ho dovuto emigrare nel pur magico recinto di Cinecittà – come direttore generale del Luce, da far rialzare e ricollocare nel campo produttivo e distributivo – per l’esigenza inderogabile che avevo in quell’età (prima dei trentacinque anni) di passare dal lavoro “politico” dell’azienda alle linee di produzione. Quelli del cinema – veloci, intensi , appassionati, costruttivi – restano forse gli anni migliori della mia vita professionale. Un mondo a cui tornerei, tanto che in fondo ci ritroverei dopo venticinque anni, molte delle stesse persone di allora. Forse un piccolo mondo, ma senza il quale la cultura italiana mancherebbe di un suo tassello essenziale. Aver contribuito (in tre anni, trenta film tra prodotti e distribuiti, settanta programmi per la tv, settanta documentari per le imprese) ad una stagione di rinascita mi ha riempito di orgoglio. Aver visto poi un ridimensionamento politico-burocratico di molti progetti mi ha fatto male, anche se alcune stagioni di libertà e creatività sono tornate, insieme ad endemici problemi di un settore che aveva bisogno di un equilibrio strutturale con il sistema televisivo e non di docce scozzesi di lusso e miseria. 

La comunicazione per immagini
Per tanti anni il settore della comunicazione a cui ha dedicato maggiori attenzioni è stato quello dell’audiovisivo.
  • Tra il 1973 e il 1977 – operando nel campo della comunicazione di impresa – ebbe numerose opportunità di lavorare nel settore del documentario, specificatamente nel campo del cinema industriale a cui per le maggiori imprese italiane avevano lavorato i più grandi registi del Paese.
  • Nel 1975 organizzò un festival del cinema industriale italiano a Teheran, sotto l’egida della televisione persiana e del direttore del Festival di Shiraz Farroch Ghaffary, intellettuale di riferimento della moglie dell’imperatore Farah Diba. Il festival aveva l’appoggio in particolare delle aziende del gruppo IRI che operavano con rilevanti commesse nel Paese. Due anni dopo trasferì la rassegna in Brasile nel quadro di un programma colto e innovativo di rapporti tra la culture, l’arte e la comunicazione di impresa (Firma Italia), inaugurata a Rio de Janeiro da Oscar Niemayer.
  • Sempre in quegli anni ha scritto anche testi per documentari sulla siderurgia (uno sulla storia stessa del ferro nel mondo etrusco) e sulle infrastrutture.
  • In produzione la cosa più significativa realizzata in quegli anni (19759 è stato un ciclo di documentari formativi per l’Iveco (sei ore di montato) dedicati all’autotrasporto in Europa (avendo fatto il giuro stesso dell’Europa per realizzare in presa diretta le interviste con troupe leggera grazie al primo impiego del video-tape (committente Riccardo Felicioli, tre mesi di montaggio al Cine Fiat di Torino).
  • Del 1973 è invece un ciclo di quatto trasmissioni educative realizzate in Rai sull’ educazione ambientale (committente Giuseppe Rossini).
Alla Rai e al Luce
Dal 1977 al 1982 in Rai, ma senza toccare il prodotto. Anni di forte apprendimento dei profili politico-istituzionali del settore, ma con la voglia di riaccadere ai set e al montaggio. Assistente di due autorevoli presidenti come Paolo Grassi e Sergio Zavoli, ha curato le relazioni istituzionali, i rapporti con le forze politiche e la commissione parlamentare di vigilanza, l’elaborazione di documenti connessi alla corporate communication dell’azienda. Negli stessi anni – come responsabile delle relazioni istituzionali della presidenza dell’ente, ha avuto parte in molte vicende della politica dell’audiovisivo (tra cui, con il governo Craxi, il trasferimento delle reti della Rai nel mondo arabo, con ripetitori collocati a Sfax in Tunisia con riverbero nel territorio libico).
Nel periodo tra  il 1982 e il 1985 le Partecipazioni Statali lo distaccano come direttore generale dell’Istituto Luce, anche se la scrivania nella palazzina storica dell’Istituto dentro le mura di Cinecittà diventerà luogo esclusivo di tre anni di gigantesco lavoro.
  • Trenta film prodotti o distribuiti (con Ginger e Fred di Fellini, il Diavolo in corpo di Bellocchio, ma anche Avati, Giuseppe Bertolucci, Lavia, Scaparro, tra gli italiani oltre ad alcune opere prime di nuovi autori italiani; e Mikhalkov, Resanis, Rohmer, Bresson, Goretta, Forsyth e tanti altri).
  • Festival vinti a Berlino, Cannes, Venezia. Un vero rilancio della cinematografia pubblica dopo anni agonizzanti. E poi 70 prodotti per la televisione (tra cui film inchiesta di cultura e di attualità) e 70 documentari per le imprese.
Negli anni di lavoro alla Rai (fino al 1982) assume anche la responsabilità del settore radiotelevisivo del partito Socialista nel quadro di una stagione progettuale particolare, sviluppata in collaborazione con Claudio Martelli. Di quegli anni è la stagione dei convegni che hanno segnato la definizione di una nuova linea culturale e politica per lo spettacolo e la comunicazione in Italia. Tra l’altro:
  • coordinatore (con V. Giacci) della Conferenza internazionale sui rapporti tra cinema e televisione (Roma 1979, atti in Quella parte di cinema chiamata tv , Guanda 1980);
  • coordinatore (con V. Giacci e B. Pellegrino) e della conferenza Nello Stato Spettacolo-100 idee per la cultura italiana (atti in Nello Stato spettacolo, Guanda 1982).
Tra le esperienze degli anni dell’Istituto Luce:
  • membro della commissione italo-francese (presieduta dai Ministri Jack Lang e Lelio Lagorio) per le coproduzioni;
  • responsabile della delegazione italiana al Festival cinematografico di Mosca (1983).
Negli anni del Luce tentò di assicurare al cinema pubblico il circuito delle sale dismesso in Italia dalla Gaumont e tentò di portare il Luce, di intesa con la Rai e la Sofirad francese, in una gestione di TeleMontecarlo come una pay-tv (nel 1982-1983!). ma non si determinarono condizioni politiche per il buon esito di questi progetti.
 
La competenza sull’audiovisivo alla Presidenza del Consiglio
La competenza in materia audiovisiva è stata poi esercitata negli anni della Presidenza del Consiglio dei Ministri in una chiave più istituzionale e più legata al negoziato comunitario (che ha di fatto gestito con primarie responsabilità dal 1985 al 1995). In questi anni, tra l’altro, è stato:
  • presidente Conferenza europea dell’audiovisivo (Commissione/Parlamento europeo, Bruxelles 1994),
  • responsabile istituzionale italiano delle Assise europee dell’audiovisivo (Parigi, 1991)
  • della costituzione di Eureka audivisuel (Bruxelles, 1992),
  • presidente forum-festival Eurovisioni (Roma 1992-1994) presidente giuria internazionale del festival di cinematografia italiana (Annecy, 1990),
  • membro giuria Premio Solinas sceneggiatura cinematografica (presidente Franco Cristaldi, 1990-1992).
A completamento di quegli anni la responsabilità nel 1995 di coordinare gli eventi istituzionali per il centenario della radiofonia e per il centenario della cinematografia (nel cui ambito ha realizzato un filmato antologico, con la regia di Corrado Farina e la conduzione di Vittorio Gassman, presentato alla Biennale di Venezia e ha coordinato al teatro dell’Opera a Roma l’evento celebrativo con la proiezione di una filmato fatto fare su Anna Magnani e la consegna di cento onoreficienze a figure significative del mondo del cinema italiano).
Arrivai un giorno con una vecchia Fiat blu dell’Istituto Luce al mio primo giorno di lavoro nelle mura di Cinecittà. Proprio dove la scritta ROMA, con i pallini bianchi che incorniciano la placca metallica blu, fece da sfondo alle famose fotografie dell’arrivo degli americani nel 1945. E comunque dove, appunto, finisce la città e comincia il Lazio. Per cominciare a lavorare nel mondo del cinema una cesura del genere è necessaria. Quando lasciai quelle mura – chiamato ad un incarico non trascurabile nelle istituzioni – una famosa attrice italiana che avevo lanciato in un delicato film d’autore e curato come fa un produttore cinematografico (balia, psicologo, politico, banchiere, spettatore, ma rigorosamente mantenendo le distanze) mi disse con spirito (senso della specificità del mondo dello spettacolo): tu da oggi non mi servi più a niente!. Per finire di lavorare nel mondo del cinema una cesura del genere è necessaria.

Nel campo editoriale 

  • ha gestito un catalogo di oltre 1000 pubblicazioni nei dieci anni alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’Istituto Poligrafico dello Stato;
  • ha creato la collana editoriale di studi e ricerche del Consiglio Regionale della Lombardia (in collaborazione con l’editore Guerini) curando l’implementazione dei primi venti titoli;
  • è stato membro del comitato editoriale di Egea, casa editrice dell’Università Bocconi, nella fase di rilancio e di ri-progettazione;
  • dirige attualmente le collane editoriali di Franco Angeli La comunicazione di pubblica utilità e I luoghi e la memoria;
  • ha avviato con l’editore Carocci la collana editoriale di ricerca applicata di Fondazione Università IULM, che dirige dal giugno 2008.
Una parte importante delle realizzazioni editoriali e grafiche è stata savollta con la collaborazione (dall’inizio degli anni ’70 a oggi) di Fulvio Ronchi, art director formatosi all’Umanitaria a Milano, poi in Olivetti, poi in stretto sodalizio professionale.

Ha avuto nel corso della vita alcuni riconoscimenti per le cose scritte. Forse il più eccitante è stato un “non premio” ovvero l’inclusione tra i finalisti dell’opera prima per la saggistica al Premio Viareggio del 1970 con il libro Brasile, società e potere scritto per l’editore La Nuova Italia di Firenze a 22 anni. Poi ha avuto il Premio Tevere, il Premio Galileo, il Premio Chianciano negli anni in cui ha ricoperto l’incarico di direttore generale dell’editoria alla Presidenza del Consiglio (e che, quantunque per nulla sollecitati, ha considerato come premi alla funzione). Il Comune di Patti gli ha dato un Premio Patti nel 2004 per il libro Sotto la palma di Villasmundo (che in realtà aveva per oggetto San Piero Patti).

Mi tocca dire a commento di queste righe che c’è un terzo mestiere, oltre all’inviato e al diplomatico, che avrei fatto nelle condizioni di mercato (e non in quelle istituzionali che per l’appunto ho fatto) ed è il mestiere dell’editore. Editore di scelte e di rischio. Quando li vedo, quando incontro amici che fanno questo mestiere facendo finta di lamentarsi, ne scruto i pensieri, rivolti ai diritti, ai nuovi talenti, al piacere puro di una edizione e di un manufatto editoriale, ai premi, alla comunità di lettori che si forma – grazie al lavoro editoriale – con più solidità affettiva di qualunque altro genere di network ideale e sentimentale. Non li invidio, per la semplice demenziale ragione che nella mia idea del tempo illimitato penso che farò ancora in tempo a fare queste mestiere.


Nell’area delle questioni europee

Ha fondato nel 1986 – con il Commissario Cultura e Informazione Carlo Ripa di Meana – il coordinamento europeo dei responsabili della comunicazione istituzionale dei governi dei paesi membri dell’Unione (Club di Venezia), a cui partecipano anche i direttori della comunicazione delle istituzioni comunitarie (Commissione, Consiglio, Parlamento) di cui è tuttora presidente.

E’ stato designato dalla Commissione europea nel 1994 a co-presidedere la conferenza europea sull’audiovisivo, svoltasi presso la sede del Parlamento europeo a Bruxelles.

E’ stato presidente dal 1992 al 1995 di Eurovisioni, associazione tra istituzioni e imprese nel settore del cinema e dell’audiovisivo che realizza il Festival-forum presso Villa Medici a Roma.

Ha rappresentato l’Italia nell’ambito del Comitato degli utilizzatori dell’informazione promosso dal Commissario europeo all’Informazione e alla Cultura Joao de Deus Pinhero.

Come direttore generale dell’informazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ha gestito per dieci anni iniziative di informazione, comunicazione e divulgazione sui temi dell’integrazione europea (campagne, pubblicità, audiovisivi, pubblicazioni destinate a tutti i target sociali) in costante collaborazione con le istituzioni comunitarie.

Ha gestito – affiancando numerosi ministri – tra il 1988 e il 1995 il negoziato comunitario su molti dossier delle problematiche dell’informazione, del sistema mediatico, della società dell’informazione, del sistema audiovisivo e dei rapporti tra cinema e televisione.

Nella stessa veste ha realizzato molteplici iniziative bilaterali nel settore della comunicazione istituzionale, con riferimento ai temi dell’immagine e dell’identità nazionale nella trasformazione dello scenario comunitario (con Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Portogallo e Grecia).

E’ autore del dossier Italia-Europa. Identità e comunicazione, curato con E.Lio, con prefazione di G. Amato, edito nel 2000 da Franco Angeli.

Ha svolto continuata attività formativa in materia di comunicazione istituzionale europea per conto della Rappresentanza italiana della Commissione europea e recentemente anche del CIDE..

Ha iniziato la sua attività professionale all’inizio degli anni settanta come ricercatore socio-economico e – nel periodo 1971-1972 – è stato responsabile del progetto di ricerca sulle tendenze di sviluppo della siderurgia nei paesi del bacino del Mediterraneo per incarico del Commissario europeo agli Affari industriali e tecnologici Altiero Spinelli.

E’ tuttora presidente onorario (ma attivo nella programmazione degli eventi) del Club di Venezia che ha raggiunto i 27 membri in rappresentanza dei paesi aderenti alla UE oltre ai responsabili della comunicazione istituzionale del Parlamento europeo, della Commissione e del Consiglio. Presso il Consiglio a Bruxelles è radicato il segretariato operativo. L’ultima sessione si è tenuta a Roma a novembre 2007 (scelta compiuta in relazione all’anno del 50° dei Trattati di Roma). L’incontro annuale autunnale è programmato in Italia (tendenzialmente a Venezia). L’incontro primaverile avviene nella sede scelta tra le candidature avanzate (la sessione del primo semestre 2008 è in Slovenia dal 5 al 6 giugno).