Destini incrociati (Renato Nicolini, Massimo Pini) – 4 e 5 agosto 2012

Pubblicata da Stefano Rolando su FB il giorno Martedì 7 agosto 2012 alle ore 0.17.

Se ne sono andate, nel tempo di un paio di giorni, due persone che ho ben conosciuto negli anni ’70 e con cui – anche se per occasioni, nel tempo più rade – ho mantenuto contatti. Due persone agli antipodi. Renato Nicolini, l’estroso, simpatico, creativo architetto, comunista eterodosso, che progettò l’estate romana dando risposte alla ghettizzazione delle periferie dell’Urbe e costruendo attorno all’effimero un certo adattamento sociale di una fruizione culturale ancora legata ai contenuti. Massimo Pini, il tenebroso, antipatico, intelligente pasdaran di Craxi che quando sedeva al tavolo di riunioni con i comunisti diceva che bisognava “mettere mano alla pistola” e che – un po’ come certi leghisti – poneva talvolta problemi veri con linguaggi e modalità che, nelle procedure del tempo, gli davano torto in partenza. Con il primo, al tempo, l’ordine di scuderia era di litigare. Per un tema serio: basta con l’effimero, investiamo in strutture e in produzione culturale o finiamo fuori strada. Ma il dialogo, possibile nel tempo, ha reso quel confronto una sorta di amicizia. Con il secondo l’ordine di scuderia era di non litigare. Per un problema non serio: qualche volta millanta, altre volte no e non sai mai quale è la volta in questione. Ne ostacolammo l’ascesa alla presidenza della Rai e il litigio riguardò inevitabilmente tutto un gruppo, tutta una generazione, tutta una politica. Poi le incomprensioni si cronicizzarono attorno anche ad altri temi. E da ultimo ci fu il tentativo di seguire reciprocamente gli scritti di rimeditazione su certi anni e su certe politiche con qualche mutuo rispetto (e credo con alcune perduranti differenze). Arriva per entrambi un prematuro exeat. Che non modifica di una iota i tratti dei rapporti storici. Ma li colloca manzonianamente al loro posto.