Creatività in Italia e in Europa. Sintesi Rapporto introduttivo SR a Eurovisioni 2009
2009: Anno Europeo della Creatività
Il tema di Eurovisioni: «Dall’Utilità alla Bellezza».
Sintesi del rapporto introduttivo
Stefano Rolando
Segretario generale Fondazione Università IULM, coautore del “Libro bianco sulla creatività”, già presidente di Eurovisioni, membro del Consiglio superiore delle Comunicazioni.
Tema: L’approccio di ricerca ai modelli di definizione e di governance in materia di creatività in Italia e in Europa
L’anno europeo della creatività e innovazione (European Year of Creativity and Innovation – EYCI) è stato lanciato per “accrescere la consapevolezza dell’importanza della creatività e della innovazione, competenze chiave per lo sviluppo personale, sociale ed economico”.
Ø 80 eventi europei programmati
Ø 125 eventi nazionali programmati nell’ambito dei paesi membri.
Non si sa allo stato quale intende essere l’approccio di sintesi che verrà fatto per generare nuove politiche nel settore, al di là della promozione di “eventi”.
In Italia il raccordo inter-istituzionale per le iniziative ha riguardato molteplici soggetti tra cui centralmente Istruzione (Scuola e Università-Ricerca), Lavoro, Beni Culturali, Innovazione. Per comprendere il perimetro reale del problema di governance del settore andrebbero aggiunti almeno Sviluppo Economico (dove vi sono nuclei che si occupano del tema creatività) e le competenze che riguardano le governance territoriali.
La commissione di analisi e di proposta istituita per realizzare un rapporto sul “modello italiano” è stata istituita a fine 2007 presso il Mibac dal ministro Francesco Rutelli (presidente il prof. Santagata, coordinatore il prof. Rolando, undici membri tra accademici e esperti interni del Ministero oltre ad esperti settoriali che hanno contribuito alla redazione del testo consegnato nella primavera 2008, ora pubblicato da Università Bocconi editore come “Libro bianco sulla creatività”. Una delle ragioni forti dell’avvio del progetto di ricerca era di giungere al cambiamento stesso del nome del Ministero in “Ministero della cultura e della creatività” (battaglia di antica memoria e di difficile perseguimento).
La sintesi del Rapporto Mibac è stata : Il valore del “bello e utile”. Un parametro sociologico (il bello) e un parametro economico (l’utile) integrati per definire il perimetro di un processo, di una cultura, di un sistema di mercati. Quanto vale la creatività nel contesto europeo? Essa impatta sull’innovazione, sul valore economico, sul brand dei territori, sulla qualità sociale.
Due gli approcci di ricerca prevalenti: sui settori (Santagata), sui profili professionali (Florida). Il rapporto italiano è di tipo industriale, quindi sui settori (pur tenendo conto delle cosiddette classi creative). I settori presi in considerazione (in tre raggruppamenti) sono: Cultura materiale (Moda – Design- Industria del gusto); Industrie dei contenuti (Cinema – Software – Editoria – Pubblicità e comunicazione – Televisione e Radio) ; Patrimonio storico e artistico (Patrimonio culturale – Architettura – Musica e Spettacolo – Arte contemporanea).
Si tratta di un macro-settore economico che presenta ancora problemi statistici (aree in ombra, aree accorpate ad altri aspetti, aree culturalmente ancora non omologate, aree difficilmente misurabili, eccetera).
I tre raggruppamenti esprimono, per ciascun settore, una catena del valore da individuare (cioè il valore aggiunto tra ideazione, produzione e distribuzione) evidenziando anche gli indotti.
Attenzione : se si parla di architettura il perimetro riguarda gli studi di architetti, non l’industria dell’edilizia. Eccetera
Per la prima volta si è giunti ad un dato: in Italia 116 mila milioni di € e 2 milioni 871 mila addetti, pari al 9,33% sul PIL e al l’11,87% sull’occupazione. (Quadro statistico tendenziale 2006).
L’area della cultura materiale, dunque moda,design e gusto (quest’ultimo considerato finora solo dagli italiani) è largamente preponderante (54% del V.A. e 61 % degli addetti).
Il 9,33% del PIL è formato per il 4,46% da concezione e produzione, un po’ meno del 3% riguarda attività connesse, un altro 2% è nei processi distributivi.
Confronti. Quel 4,46 % sul PIL (ideazione/produzione) esprime ambiti creativi nelle industrie culturali. Gli ambiti creativi nella fabbricazione dei mezzi di trasporto è poco più dell’1%, nell’energia poco più del 2%, nelle tlc del 2,3%. Ma nelle attività finanziarie è del 4,7%, nelle costruzioni del 5,8%, nel settore “trasporti e comunicazioni” del 7,7%.
Negli ultimi anni sono stati pubblicati vari rapporti di valutazione del settore in Europa e nel mondo. Metodi diversi, perimetri diversi, settori non sempre omogenei. Quindi oggi in condizioni non comparabili. Il resettaggio statistico dovrebbe essere un prodotto dell’anno europeo ma allo stato non ci sono indicazioni confortanti al riguardo.
Nel 2004 in UK le “industrie creative” sono state stimate 7,3% del PIL con l milione di addetti (2,7%) e principali settori software ed editoria.
In Francia nel 2003 le “industrie culturali” strettamente intese sono state stimate con 256 mila addetti ma manca il dato sul PIL. KEA ha stimato nel 2004 l’area creativa nell’Europa a 25 con 5.885.000 addetti (3,1%) e una incidenza del PIL variabile dallo 0,6% di Malta al 3,4% della Francia. Negli USA uno studio del 2004 sulle industrie copyright stime il 6,48% del PIUL con 5.334.000 addetti (4,07%). L’approccio italiano è l’ultimo, più ampio (12 settori), con dati di forte incidenza. Necessario aprire una riflessione metodologica comune in Europa.
Radio, tv, cinema sono generalmente ricompresse nelle analisi di tutti gli approcci.
Nel rapporto italiano per l’Italia:
- l’area informatica creativa vale 14.641 milioni di €, con 282 mila addetti (1,17% del PIL e dell’occupazione;
- l’editoria, 10.782 milioni di € con 225mila addetti (0,86% del PIL e 09,9£% dell’occupazione)
- tv e radio, 4.071 milioni di € con 89,4 mila addetti (0,33€ del PIL e 0,37% dell’occupazione)
- il cinema, 1930 milioni di € con 37,6 mila addetti (0,15% del PIL e 0,16% dell’occupazione)
- la pubblicità (che statisticamente è visibile solo con l’advertising ma non con la comunicazione), 2.406 milioni di € con 65 mila addetti (0,19% del PIL e 0,27%$ dell’occupazione)
- il settore musica e spettacolo (nell’altro blocco settoriale, cioè “patrimonio”) esprime 5.186 milioni di € e 120 mila addetti (0,42% del PIL e 0,50% dell’occupazione).
Conclusioni. Stessi problemi per l’Italia e per l’Europa.
- Siamo nella prima fase di seri tentativi di definire la dimensione economica della creatività e di individuare punti di forza e debolezza.
- Approccio da migliorare se si alza la soglia di attenzione istituzionale e associativa sull’importanza di comprendere e di agire nel campo.
- Importante avviare una reimpostazione dell’offerta formativa basata sull’approccio creativo ai mercati del lavoro che i dodici settori esprimono.
- Serissimo il problema del coordinamento e della regia nel quadro delle competenze (che tenga fortemente conto anche del profilo territoriale).
- Da qui il problema di alzare la soglia progettuale per le strategie competitive in questo campo di fronte all’evidenza della presenza di USA e oggi in forma crescente dell’ Oriente.
- Il Rapporto italiano è completato dalla proposta di 54 misure per la governance del settore rivolte a istituzioni, imprese, associazioni professionali e soggetti della formazione (sarebbe bello sentir dire che, ottobre 2009, tali proposte sono state dissotterrate dai cassetti in cui da un anno e mezzo sono state garbatamente rinchiuse).