Convergenze tra comunicazione di impresa e comunicazione pubblica (ForumPA 19 maggio 2010)
Mercoledì 19 maggio 2010 – h. 14.30-18.00
Convergenze tra comunicazione di impresa e comunicazione pubblica
h. 14.30 –Introduzione
Nuovo perimetro del settore.
Stefano Rolando,
Cosa divide e cosa unisce la comunicazione pubblica e la comunicazione di impresa
h. 15.00 – Lecture – Cicli al tramonto e nuove albe
Società e Stato, quale rappresentazione?
Giuseppe De Rita, presidente Fondazione Censis
h. 16.00 – Tavola rotonda
Lo sguardo sull’ uscita dalla crisi. Stato, imprese, media
Paolo Mazzanti (Direttore Comunicazione Ministero dello Sviluppo Economico)
Giovanni Iozzia (Condirettore di Economy (Mondadori)
Sergio De Luca (Direttore Comunicazione Confcommercio)
h. 17.00 – Attorno a libri e pensieri strutturati
Interpretazioni e approcci innovativi
Michele Sorice (Università Luiss) e Stefano Sepe (dirigente CNEL)
Su questo tema riferimento all’articolo di Stefano Rolando per il sito ForumPA
http://www.stefanorolando.it/index.php?option=com_content&view=article&id=524;verso-forumpa2010-rolando-secondo-tema-stato-della-com-pubblica-in-italia-e-rapporti-con-imprese&catid=39;testi&Itemid=63
Testi delle slides contenute nel ppt / pdf
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Forum PA 2010
19 maggio 2010
19 maggio 2010
Stefano Rolando
Alcuni aspetti di convergenza
tra comunicazione di impresa e comunicazione pubblica
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Luoghi di affinamento della materia
L’ Università IULM a Milano
Insegnamento di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica
(attivo dal 1993).
MASPI- Master in Management della comunicazione sociale, politica e istituzionale (attivo dal 2002).
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Rivista italiana di comunicazione pubblica
(Giuseppe De Rita presidente del CS, Stefano Rolando Direttore, Franco Angeli editore) – Dal 1998
Civicom-Rete per la comunicazione di pubblica utilità
(Guglielmo Trillo, presidente – Roberto Basso DG – Stefano Rolando Direttore scientifico)
operante dal 2004
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Grandi cambiamenti nel mondo
• non c’è più lo spartiacque totale tra paesi comunisti e paesi capitalisti;
• il mercato costituisce un valore globale e planetario che comprende anche il valore della crisi dei mercati;
• la demografia ha creato nuovi grandi flussi planetari che producono migrazioni e società multietniche;
• salute, alimentazione, uso delle risorse e dell’energia segnano problemi enormi di discriminazione che spaccano il pianeta e che devono essere affrontati sia dalle regole (Stati) sia dalle economie (imprese)
• malgrado la presenza di conflitti gravi (sociali, religiosi, etnici) che segnano una nuova complessa geopolitica e che pongono nuovi problemi di sicurezza, si aprono processi di nuova governance per legare di più il nord e il sud del mondo (G20);
• proprio perché si ha un’idea più connessa del governo del mondo, contano finalmente di più i “mali del mondo” tra cui quello ambientale e della difficile sostenibilità è diventato primario;
• i modelli culturali si sono più avvicinati riportando la relazione comunicativa al problema del controllo degli stereotipi e dei pregiudizi;
• la mediatizzazione del pianeta è globale e passa attraverso dinamiche e messaggi che mescolano completamente la questione politica-istitituzionale alla questione dei consumi e delle risorse economiche.
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Si potrebbe continuare a lungo.
Il punto del cambiamento è quello – in sintesi –
della crescente consapevolezza dei governi e dei mercati
che da soli non possono risolvere niente.
Pubblico e privato,
istituzioni e imprese,
devono trovare dialogo e cooperazione
se vogliono risolvere i problemi (accennati)
Ø sia nella dimensione dei villaggi e delle città,
Ø sia nella dimensione dei territori regionali,
Ø sia nelle dinamiche degli stati.
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Dialogo e cooperazione significa:
Ø una visione più condivisa delle conoscenze
Ø una visione più condivisa delle interpretazioni
Ø un racconto comune della storia e delle identità
Ø una rappresentazione ravvicinata dei problemi da affrontare.
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E’ su questa base che i tre mondi della comunicazione (media, impresa, settore pubblico)
devono ristabilire rapporti.
Innanzi tutto
Ø ricomponendo i loro sistemi associativi
Ø ricomponendo i loro sistemi formativi
Ø ricomponendo i loro percorsi culturali tesi alla creatività e alla socialità.
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Come evolve la comunicazione pubblica?
Come si relazionano cornice e contenuto? Gestione e servizio? Obiettivi e perimetri d’azione?
La metafora adoperata è quella di un edificio a cinque piani (compreso quella a terra) che il sistema compiuto,
in tutto il mondo, ha nel corso degli anni innalzato.
Ø Vi sono territori (città, regioni, stati) che si presentano senza edificio alcuno.
Ø Alcuni con palafitte e capanne.
Ø Altri con innalzati uno o due piani.
Ø Pochissimi che hanno raggiunto il tetto.
Il sistema della comunicazione pubblica è ampiamente frammentato.
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Il piano terra – inteso come un accesso preliminare – è costruito per svolgere servizi di comunicazione elementare, che potremmo definire comunicazione anagrafica
(chi sono, dove sto, che competenze tratto)
e per regolare il diritto d’accesso agli atti amministrativi.
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Il primo piano – un più robusto front line – è costituito da servizi puntuali, accoglienza e accompagnamento alla fruizione di atti e norme;
il tutto sia in rete che in realtà fisiche.
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Il secondo piano è costituito dalla dinamica delle cosiddette “campagne”
(pubblicitarie e/o giornalistiche)
a sostegno dell’applicazione di normative
o di attuazione di politiche pubbliche che necessitano
di larga informazione sociale e di condivisione.
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Il terzo piano è costituito dal presidio inevitabilmente pubblico ai processi di democrazia partecipativa,
ovvero alla gestione procedurale di ciò che va sotto il nome di “dibattito pubblico”
in cui il cittadino, per lo più attraverso forme associative organizzate, interagisce con istituzioni e decisori
prima delle decisioni,
su temi di interesse generale e spesso nei processi de jure condendo; uno spazio in cui si sviluppano le distinte forme di comunicazione sociale, politica e amministrativo-istituzionale
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Il quarto piano è costituito – in un quadro culturale che permea tuttora più le imprese che le istituzioni – dalla gestione dinamica del patrimonio simbolico accumulato ed espresso da ogni singola istituzione in rapporto al suo territorio e alle sue competenze (branding).
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I profli della comunicazione pubblica
Ø Il livello terra, quello dell’accesso, è regolato principalmente da operatori giuridico-amministrativi. Non da veri e propri comunicatori.
Ø Il primo livello, quello del front-line, è regolato da operatori di accoglienza e relazionali, di comunicazione di servizio e di presidio delle reti.
Ø Il secondo livello, di organizzazione delle campagne, è regolato da comunicatori di cultura pubblicitaria.
Ø Il terzo livello, di gestione del dibattito pubblico, è regolato da comunicatori di contenuto con supporto delle scienze sociali e con supporto delle procedure della democrazia partecipativa.
Ø Il quarto livello, della gestione dell’identità competitiva, è regolato da comunicatori strategici di immagine e da brand manager affiancati dal marketing strategico.
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Il territorio della pubblica utilità è dunque quello del dialogo e della ricomposizione.
Ø Esso non è proprietà dello Stato o della politica.
Ø Non è dominato dagli affari.
Ø Esprime l’equilibrio tra il mondo delle regole e il mondo degli interessi.
Ø Esprime il perimetro in cui le professioni possono avere osmosi
Ø Esprime nelle forme sociali e relazionali ciò che la rete oggi significa come potenzialità e libertà del rapporto tra fonti e utenze
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La sua affermazione modifica la natura di tutti i soggetti implicati.
Ma soprattutto
modifica la mission della comunicazione pubblica tradizionale.
Nel campo delle istituzioni infatti la comunicazione pubblica
è stata la modalità delle amministrazioni
di rapportarsi ai cittadini nel quadro di regole che vanno sotto il nome di
democrazia rappresentativa
(elezioni, delega, governo, controllo).
Lo sviluppo della democrazia partecipativa obbliga a procedure di ascolto e di accesso al processo decisionale
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La democrazia partecipativa introduce una modalità di gestione dei dibattiti pubblici proprio sui temi in cui nessuno può fare più da solo.
Dibattiti che non sono solo quelli regolati dai media.
Ø Perché sono disciplinati da procedure di ammissione di dossier, argomenti, rappresentazione degli interessi.
Ø Perché consentono accesso di soggetti pubblici e privati al processo decisionale al di là della delega elettorale.
Ø Perché spostano l’organizzazione delle prestazioni comunicative del settore pubblico dall’ambito del front-line di servizio all’ambito della partecipazione alla discussione democratica sui temi della complessità.
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Ma c’è ancora un livello, ancora più strategico, che fa parte della dimensione della “pubblica utilità” in cui soggetti pubblici e privati possono e debbono collaborare innanzi tutto mettendo in convergenza la loro capacità comunicativa.
E’ il campo delle strategie competitive, in cui si parte da alcuni aspetti :
Ø un’analisi condivisa del processo identitario
Ø un inventario comune delle potenzialità di sviluppo
Ø una reciproca credibilità nel parlare al cittadino (che è anche elettore, consumatore, cliente, contribuente, eccetera);
Ø la convenienza di comunicare insieme ai soggetti esterni (investitori, turisti, potenziali acquirenti e visitatori).
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Per raggiungere alcuni obiettivi:
• negoziare interessi generali;
• contribuire alla soluzione di problemi complessi la cui soluzione non è solo nazionale e non è solo connessa ai pubblici poteri;
• ridefinire il campo del patrimonio simbolico collettivo (branding pubblico).
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In un recente testo
(Economia e gestione della comunicazione delle organizzazioni complesse CEDAM)
ho cercato di indicare alcuni ambiti di convergenza (formazione, gestione, mobilità professionale)
tra comunicazione di impresa e comunicazione pubblica:
Ø Approccio al branding
Ø Gestione delle tecnologie della comunicazione
Ø Gestione dei modelli organizzativi dei presidi
Ø Ricerca per le strategie e la valutazione
Ø Crisis Management
Ø Marketing territoriale
Ø Responsabilità sociale e bilancio sociale
Ø Public Affairs e relazioni istituzionali
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Nell’approccio al branding pubblico c’è una forte evoluzione della comunicazione pubblica.
Ø Essa è al servizio di un processo che – come nel sistema delle aziende – deve dare continuo aumento di valore alla marca (brand equity)
Ø Essa è al servizio delle alleanze sociali e culturali per adeguare la rappresentazione collettiva ai cambiamenti
Ø Essa è al servizio di un processo di relazioni (tra interno ed esterno e viceversa) in cui si affrontano e si superano (tendenzialmente) i condizionamenti degli stereotipi e dei pregiudizi.
Ø Essa è al servizio di un campo di nuovo management pubblico e privato che opera in condizioni di osmosi e convergenza e che va sotto il nome di identità competitiva (Place Branding and Public Diplomacy)
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Gestione delle tecnologie della comunicazione
La rete e la sua evoluzione costituisce territorio di presidio convergente tra operatori di impresa e operatori pubblici.
E-democracy
Web 2.0 – Interattività.Social network.
Web 3.0 – Pluralismo delle fonti e dei motori di ricerca
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Gestione dei modelli organizzativi
Il conflitto tra modelli organizzativi integrati
(media relation, comunicazione, ricerca sociale, tecnologie interattive)
e modelli frazionati
è esperienza comune di imprese e istituzioni.
Problemi di potere e problemi di efficacia.
Verticalità e orizzontalità: nuovi approcci
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Ricerca per le strategie e la valutazione
Indispensabili ambiti
per orientare i processi comunicativi e per validarne l’efficacia.
Problema del presidio competente (briefing strategico) di funzioni tendenzialmente operative in outsourcing (la ricerca)
e in ambiti terzi neutrali (la valutazione)
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Crisis Management
La funzione comunicativa (interna ed esterna)
nei processi di crisis management.
No all’improvvisazione. Formazione metodologica, organizzazione delle procedure, simulazione, laboratorio sperimentale.
Molteplici contesti applicativi. Pubblici, aziendali e integrati.
Catastrofi naturali e ambientali, salute e alimentazione, sicurezza e ordine pubblico, vicende giudiziarie, incidenti sul lavoro, finanza.
Eccetera
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Marketing territoriale e grandi eventi nel territorio
Il territorio come sistema di alleanze e di strategie tra soggetti pubblici, associativi e di impresa per:
Ø Sviluppare attrattività di risorse, di investimenti, di turismo.
Ø Agire sulla mediatizzazione connessa alle potenzialità
Ø Sviluppare un coerente e sinergico programma di consolidamento dell’immagine.
Ø Sviluppare progetti (e acquisizione) di grandi eventi
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Responsabilità sociale e bilancio sociale
L’orientamento delle imprese alla responsabilità sociale
(e la conseguente capacità di rendicontare investimenti e operatività nella gestione senza lucro ma con diritto al consolidamento di immagine)
intercetta o stimola politiche pubbliche.
Il fattore comunicativo crea le condizioni di interazione
e orienta la legittimazione sociale della funzione.
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Un ambito di cooperazione tra istituzioni e sistema economico
è quello della statistica.
Sta diventando un pre-requisito fondamentale per la comunicazione pubblica.
Una democrazia è tale quando i dati sulla società e sull’economia
hanno un trattamento indipendente da coercizioni governative.
Controprova: se ci sono coercizioni, un poco alla volta si finisce a formare un “caso Grecia”.
In più la statistica sta cambiamento il suo modo di raccontare l’evoluzione e la storia.
Provare al sito www.gapminider.org
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Le grandi Settorialità
Ø Scuola
Ø Salute
Ø Sostenibilità
Ø Sicurezza
Quattro S
Quattro campi in cui lo sviluppo della comunicazione pubblica passa dalla genericità allo specialismo, intercettando un vasto bisogno pubblico e trasformando tutta la filiera degli operatori di prestazione anche in comunicatori.
Il ruolo dei comunicatori professionali diventa in questi campi di metodo, regia e definizione.
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Stefano Rolando
• Professore di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università IULM di Milano
• Direttore del Master in Management della comunicazione sociale, politica e istituzionale (MASPI) all’Università IULM di Milano
• Segretario generale Fondazione Università IULM (ricerca e formazione).
• Membro del Consiglio Superiore delle Comunicazioni (Roma)
• Membro del Comitato scientifico dell’ Unesco-Bresce.
• E’ stato per dieci anni direttore generale dell’informazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (1985-1995). Ha fondato l’Associazione italiana dei comunicatori pubblici (nel 1990) e il coordinamento dei responsabili della comunicazione dei governi europei e delle istituzioni della UE (Club of Venice, attivo dal 1986).
• E’ direttore di Rivista italiana di comunicazione pubblica (Franco Angeli editore)
• E’ direttore scientifico di Civicom-Rete per la comunicazione di pubblica utilità