Congedo, ringraziamenti, propositi (2 marzo)

   Come è che fui candidato ad essere candidato e finii candidato cancellato
Stefano Rolando
      Notte di domenica 28 febbraio 2010. Riletta, corretta e diramata martedì 2 marzo 2010
 
      Congedo
  • Ci ho messo anni a trovare le condizioni che tante volte nella vita sarebbero state a portata di mano per provare la sfida della candidatura (dico candidatura, distinta da elezione). Il destino mi ha ricordato che le vocazioni della mia vita hanno suonato un’altra musica. Non quella dei santini promemoria, dei faccioni da manifesto, della bicchierata di quartiere. Anche se episodi tutt’altro che banali hanno aperto e poi rimosso occasioni serissime di impegno.
  • Dunque a valle del mio libro con Marco Pannella è venuto questo invito a “dare una mano” alle liste radicali alle regionali (delicato passaggio prima di tre anni senza elezioni in Italia, ma non a Milano che sono alle viste). Per me, una proposta di sperimentazione. Soprattutto degli spazi reali per una condizione di outsider rispetto ai blocchi maggiori e per mettere a punto un approccio di contenuti e di metodo rispetto ai temi della democrazia e del controllo su cui ho visto per anni franare l’ipotesi che i Consigli regionali potessero diventare “parlamenti”. In più sulle nequizie del Consiglio regionale della Lombardia (alcune anche subite) ne ho viste alcune da vicino. Mi è parso persino giusto riprendermi un piccolo diritto di parola.
  • Ho accettato di essere candidato ad essere candidato. Di mezzo infatti il rebus della raccolta firme, affidata a generosi militanti ma anche a regole che applicate seriamente rendono l’impresa più impossibile che ardua. Ragione per cui i più imbrogliano. Raccolgono a valanga e poi certificano altrove. Raccolgono su liste ancora non chiuse. Raccolgono qui e copiano là. Eccetera. Mi è stato proposto varie volte in questi giorni di estendere le firme con questi sistemi. Tra questi sistemi c’è anche un service commerciale che ti vende le firme a cinque a sei o a otto euro l’una.
  • Ho impostato una campagna di comunicazioni fitte costruendo una rete di 1500 contatti e in un mese ho lanciato un centinaio di comunicazioni tra cui una decina di newsletter tematiche. Ho avuto un centinaio di risposte scritte, persone semplici ma anche personalità autentiche, magari in ombra dato l’andazzo recente, che hanno mostrato il loro non sopito pensiero civile. Poi molti sms, telefonate. Alcuni scambi personali ragguardevoli. Ho avuto alcune occasioni di piazza, per ascoltare, per comiziare, per partecipare alla raccolta firme. Un’esperienza utilissima.
  • Tra i miei selezionati destinatari qualcuno (tre o quattro) ha chiesto di essere depennato. La mia rete personale ha invece mantenuto sopportazione, spesso attenzione, non poche volte interazione. Giudico la cosa umanamente e civilmente molto positiva.
  • Oggi domenica 28 febbraio la corsa – dopo poco più di un mese – è finita. Le liste BP non hanno in Lombardia le 17 mila firme certificate e autenticate per essere ammesse alla competizione. Ne hanno raccolte diecimila (superando il tetto a Milano). Che non è niente male, ma è sotto la soglia di legge. Abbiamo inveito per giorni contro la legge che fissa questa procedura, contro la latitanza delle istituzioni e dei media, abbiamo visto sparuti certificatori ai tavoli e un pubblico sempre disinformato. Ma è andata così. Emma Bonino ha cercato di svegliare gli italiani e ha messo a prova il suo corpicino montanaro (è di Bra, che sta solo a 300 metri di altitudine, ma fa già alpe) con uno sciopero totale di fame e sete e s’è presa un po’ di insulti di politici e giornalisti stizziti (‘sti radicali) della serie anche quando gli fai vedere la realtà a brutto muso i più vogliono ammettere solo le immagini permesse dal loro film interiore. Punto.
  • Oggi, sotto la statua di Giuseppe Parini a piazza Cordusio a Milano, abbiamo detto a qualche cittadino domenicale che ci ha preferito alle frittelle del gazebo accanto che “merde, noi ce l’abbiamo messa tutta ma il regime ci ha sconfitto”. Fatevela voi la democrazia con Formigoni pigliatutto e quell’ectoplasma di Penati!.
      Prime riflessioni
  • Sono tornato a casa pensando ai miei mille studenti che, domani 1 marzo, ritrovo distribuiti in tre aule mattina e pomeriggio e a cui non ho detto una parola della campagna ma siccome insegno cose che hanno a che fare con la politica (anzi con la comunicazione politica) e loro sotto sotto sanno tutto, adesso chi glielo dice che il prof. e i suoi sono gli unici fuori gioco (bella garanzia sul loro futuro professionale!).
  • Poi ho pensato anche ad alcuni marpioni tra i miei socialisti che – pur preferendo mugugno e faida – hanno fatto ironie sulla scelta (anzi sulla scelta di fare il “socialista indipendente” con i radicali) e malgrado qualcuno (non tra i minori)  abbia detto parole di sostegno sincero ora faranno sguardi commiseranti per essere cascato sull’abc organizzativo di un partito che non è un partito.
  • E ancora ho pensato alle dieci newsletter che avevo in canna, pronte nella mia testa da “editore” a partire un giorno sì e un giorno no fino alla settimana prima del d-day, per lasciare il posto a cinque video da un minuto l’uno che i miei ragazzi in università – in assoluto francescano volontarismo – morivano dalla voglia di fabbricare su uno story board di mediazione tra il mio bisogno di sguardo indietro e la loro voglia di sguardo avanti (qualche volta dico anche viceversa!).
  • Infine pensavo allo stuolo di candidati-pacco postale (non generalizzo, sia chiaro!) che non sanno in che film sono capitati e che tra foto, manifesti, cenette e spottini pagati da papà si avviano ad un percorso di peones, da cui anni dopo cercheranno di riscattarsi e siccome sarà loro impedito finiranno sulla strada di chi perde la testa, cerca di blindarsi con soldi impropri e va fuori pista.
      I radicali
  • Uno scenario che comunque conferma lo spazio culturale, politico e civile che la storia dei radicali mette a disposizione. A sera una decina di mail di incoraggiamento e di ringraziamento. Ma qui i ringraziamenti li voglio fare io. All’esclusione delle liste radicali (Lombardia e Toscana, per ora) per non avere raggiunto il tetto delle firme di validazione delle liste chiude, si sono accompagnati fatti clamorosi: l’esclusione (si vedranno i seguiti giudiziari) della lista del PDL a Roma e della lista personale di Formigoni in Lombardia.
  • Vi è stata una centralità di parola e di posizione dei radicali in questa partita. Non è il caso di dire di più. I giornali sono pieni di notizie. Ho visto in azione “ragazzi” molto determinati, “garibaldini” (e a Como anche “garibaldine”) che hanno adottato seriamente la cultura delle regole e che si battono, come i giovani sanno fare da sempre, per svolgere un ruolo di interesse generale. Anche quando il quadro di applicazione li colpisce. Marco Cappato è stato il più brillante europarlamentare per le iniziative connesse ai diritti umani e civili (riconosciuto tale dal parlamento stesso e dai media). Considero un danno per tutto l’elettorato e per le istituzioni tenerli fuori dalla possibilità di lavorare per la qualità della democrazia in istituzioni “addormentate” come lo è il Consiglio regionale della Lombardia. A loro va il mio apprezzamento e il mio ringraziamento.
      Propositi
  • Mi pare – vista la situazione oggi, che è ancora certamente incerta e fluida – che un possibile successo di Emma Bonino nel Lazio potrebbe rappresentare una condizione di rigenerazione di uno spazio politico nazionale (ho provato a dirlo pochi giorni fa a Marco Pannella presentando insieme il libro a Roma, ma mi è parso più pessimista) che condizioni (ora è possibile) i soggetti in campo, anche quelli maggiori, riaprendo condizioni di un pluralismo mortificato in questi anni, anche nella formazione del PD.
  • Questa mortificazione di fatto ha dato vantaggi alla maggioranza pure in sua fase opaca, convulsa e segnata da guai. E sta rischiando di condannare l’opposizione ad essere tale, a Milano e in Lombardia poi in forma perenne. Salvo che una scossa elettrica riapra equilibri e rappresentanza di varie storie identitarie nell’offerta politica (mettendo socialisti e liberaldemocratici, tra l’altro,in condizione di uscire da penose incertezze di posizione, riprendendo il posto che spetterebbe a partiti capaci di rigenerarsi anche culturalmente).
  • L’insieme di questi pensieri non muta il sentimento di fondo. La campagna è stata una buona occasione per fare rete sui temi della comunicazione politica come legame civile e fondamento della democrazia partecipativa. Per segnalare il rischio della disunità italiana e per dare contenuto politico all’istanza etica. Un capitale che stava cominciando a dare piccolo conforto anche a gente avvilita, come sentivo da risposte e anche solo da cenni, che poteva collocarsi in alcune vere e proprio revisioni di voto. Penso di non dover disperdere questa condizione.
  • Questa “rete” mi pare insomma un capitale di dialogo che vorrei sottrarre alla variopinta scrittura scherzosetta di Facebook, che non disprezzo per niente ma che non va confusa con un bisogno di credibilità nel rapporto di interpretazione ma anche di iniziativa tra società civile e istituzioni. Che richiede testimonianza (un po’ più circostanziata delle battute su FB) di etica pubblica ma non ingenuità circa il funzionamento delle istituzioni.
La politica è sguardo diverso
  • Sotto la statua di piazza Cordusio, ad un certo punto gli occhi sono scesi dallo sguardo sul volto del Parini verso il piedestallo, dove la dedica alla statua, scritta nel marmo, era ben leggibile: “Al grande poeta lombardo, flagellatore di una età corrotta, maestro di virtù e di sapienza, finché duri la patria e il civile consorzio”. Se non fosse stato per questa storia anche oggi sarei passato da Cordusio – come migliaia di altre volte – e non mi sarei soffermato sul messaggio.
  • Già, la vicenda in fondo mi sta insegnando a guardare. Gli altri, l’altro, il basso, l’alto. La politica è sguardo diverso. Non eravamo più abituati a questa sfida. Buona cosa avere ritrovato questo spunto. Credo che ce lo rispenderemo presto. Insieme a chi ha avuto il coraggio e la volontà di dichiararmi qualche parola buona.