Corriere della Sera – Elsa Muschella – 28 novembre 2009
Corriere della Sera
Pagina 9
28 novembre 2009
Il libro di Pannella
Elsa Muschella
Il Moloch che ha osato chiedere a sé stesso e ai compagni il sacrificio di una lotta permanente, adesso può permettersi il privilegio di rivendicare il ruolo di traghettatore di anime inconsapevoli e non schierate verso la sponda di una coscienza civile: «In tutti questi anni la famiglia italiana – padri, madri, figli – ha discusso di politica, casa per casa, grazie a noi. I problemi che abbiamo posto erano i loro problemi». Costantemente relegata a minoranza elettorale, l’ essenza radicale – argomenta il grande vecchio – ha sempre saputo trasformarsi in maggioranza attraverso la politica dei diritti civili e l’ idiosincrasia nei confronti del potere: «Non ho voluto avere necessariamente incarichi formali, ho sempre cercato di distinguere poteri formali e prestigio». Di personale, in questa pubblicazione, non c’ è volutamente nulla, per sottolineare quella visione totalizzante di esistenza e impegno che tende ad annullare ogni differenza tra vita privata e battaglia pubblica. Sono infatti smisurate le campagne combattute con picchetti, sit-in, scioperi della fame e della sete, nudità esposte, cartelli appesi al collo e imbavagliamenti, così come le gallerie di incontri legati alla nostalgia per gli antichi saggi, intellettuali e politici: da Vittorini a Flaiano, da Pasolini a Parise e Sciascia, da Giorgio Amendola ad Altiero Spinelli. Pur non volendo distribuire pagelle, di giudizi se ne leggono eccome. E così, tra ieri e oggi, si ritrova Andreotti accanto a Berlusconi, uno che «ha saputo crescere invecchiando» e al quale si rende merito perché «con il passare degli anni il suo cinismo cattolico romano si è trasformato in alto cinismo greco», l’ altro senza «formazione politica», «intelligente» e però privo di «senso della compatibilità» tanto da «sconfinare molte volte nella volgarità». C’ è un Craxi intimidito da Pertini – «diceva “Quello non mi può vedere“» – e comprimario di «un continuo dialogo e confronto» ma anche un Fini «che esprime una crescita interiore seria» e un Di Pietro, «l’ oppositore che questo regime si è scelto», stanziato nello spazio che gli hanno fatto occupare pur senza mai usarlo «per costruire una proposta politica». E poi i dirigenti di un Pd «senza casa» che, da veri epigoni del Pci, «non credendo nei loro elettori li regalano alla Lega Nord. Errano, vagano». L’ ultima soddisfazione Pannella vuole strapparla a quest’ Italia che da tempo non respira l’ aria di «uno Stato di diritto»: immaginarsi presidente della Repubblica. «Il primo provvedimento che prenderei sarebbe quello di dimettermi, perché se il Paese mi eleggesse democraticamente vorrebbe dire che non ha più bisogno di me». Medesimo destino, quello da eventuale senatore a vita: «Avevo già scelto di fare il soldato semplice e non il caporale al corso ufficiali. È stata la mia forma di obiezione di coscienza».