Commenti alle newsletter
N. 1 – Le regole della democrazia partecipativa (2 febbraio 2010)
I principi della partecipazione nel ciclo di governo stanno facendo qua e là capolino nelle esperienze pratiche degli ultimi anni e anche nella legislazione. Da ultima la cosiddetta riforma brunetta parla esplicitamente di rendicontazione intermedia e finale, di giornate della trasparenza, di benchmarking, ascolto di associazioni e attori sociali. Purtroppo esperienze e normative devono poi fare i conti con un livello di consapevolezza ancora molto ambiguo da parte dei cittadini/elettori, che magari in modo inconfessato preferiscono la delega (così non si sporcano le mani) e dall’altro con un livello di interessatissima autoreferenzialità della classe politica, che proprio su questa abitudine affonda il proprio potere e diventa casta. è difficile spezzare questa catena, ma è affascinante provarci. La rete può velocizzare i percorsi e accrescere le occasioni. bisogna lavorare per irrobustire questo percorso di crescita, secondo me è un preciso dovere di chi opera nelle amministrazioni pubbliche, ma anche nell’associazionismo e nelle organizzazioni di rappresentanza: lavorare per diffondere consapevolezza, incitare ad essere attivi, sentirsi partecipi di quella che poi è la nostra vita. Seguirò con interesse le iniziative che prenderà in consiglio regionale (se viene eletto, ovviamente).
Giuseppe Baratta, Verona 3 febbraio 2010
Interessante il tuo articolo! Ho solo, se posso permettermi, un piccolo consiglio grafico da darti. Siccome sul video (a differenza che sulla carta) risultano più leggibili i caratteri senza grazie - i piccoli “piedini” dei caratteri, come certo saprai – ti suggerirei di sostituire il TimesNew Roman con, ad es., Verdana o Trebuchet (che richiama anche il font dell’intestazione). Ti invio due prove fatte da me. Ho anche separato i paragrafi, che nel web non dovrebbero superare le 6-8 righe… Il testo risulta un po’ più lungo, è vero, ma anche più leggibile (e quindi invitante).Naturalmente se sei affezionato ai tuoi standard non cambiare! Non mi offenderò 🙂
Tiziana Antonelli, Roma 3 febbraio 2010
Coraggioso. Confortante. Bellissimo.
Lettera intensa. Condivido. Contenuto da Italia dei Valori, ma detto con garbo.
I problemi posti dall’articolo di Rolando sono enormi e non è certo questa la sede per sviscerarli. La democrazia partecipativa è un’ottima cosa se si definiscono bene gli ambiti e le procedure della partecipazione diretta. Ad esempio, le primarie per scegliere i candidati a cariche elettive (non i plebisciti para-congressuali per la scelta dei dirigenti di partito) arricchiscono la democrazia. Anche le consultazioni dei cittadini-utenti sulle grandi scelte riguardanti servizi pubblici, viabilità, trasporti possono essere utili ed opportune. Diffiderei invece di sistemi che, grazie alle attuali tecnologie, dovessero realizzare una sorta di democrazia del sondaggio permanente, in tempo reale, su qualunque argomento. Il rischio sarebbe quello di rendere di fatto cogenti scelte dettate da contingenti spinte emotive, da umori e suggestioni creati dal sistema mediatico. Gli esempi del passato a questo proposito sono illuminanti. Se si fosse fatto un sondaggio subito dopo l’assassinio di Moro si sarebbe dovuto introdurre a furor di popolo la pena di morte, che perfino un saggio come Ugo La Malfa nell’immediato invocò. Se si fa esprimere il popolo subito dopo Chernobyl, immancabilmente si chiudono le centrali nucleari. E dopo lo scoperchia mento di tangentopoli si eliminano il finanziamento dei partiti e l’immunità parlamentare. E magari dopo lo stupro di un’italiana si vota per revocare lo status di cittadini comunitari a tutti i romeni … In questi casi è molto meglio affidarsi ai tempi più dilatati ed al carattere più riflessivo della democrazia rappresentativa. Senza naturalmente farsi illusioni, visto che comunque gli attuali partiti invertebrati sono spesso privi di una visione dell’interesse generale e mostrano attitudine più a seguire la “gente” che a guidarla, a convincerla, a educarla.
Luciano Belli Paci, Milano 3 febbraio 2010
N. 2 – Questione migratoria, Non solo “sicurezza” (5 febbraio 2010)
Bravo Stefano, comunque sia questa è una interessantissima modalità di scambio comunicativo su temi reali e non sulle solite chat.
Bella la citazione di Maroni! E’ certo che di Regionali si tratta ma forse ci sarebbe da sfruttare il presidio “Lega intelligente” attualmente all’interno per porre la questione immigrazione anche come dialettica immigrazione al Nord/ Immigrazione al sud .Rosarno non è BS, non è BG etc, dove si sono creati mix interessanti di immigrati=forza lavoro operaia, verso una lenta e quasi impercettibile ma reale ed effettiva modalità di integrazione (o ameno laboratorio di integrazione, sindacato che si pone nuovi quesiti etc…). Laddove – forse – integrazione al Sud resta imprigionata negli stereotipi Sud, quindi integrazione nella realtà locale, e fall-out del tessuto sociale del Sud come altro lato dei due poli d’integrazione…Tutto ciò non è politico (né elettoralistico) ma mi sembra un tema da porre: la “questione settentrionale” in tema di integrazione, in cui la regione più avanzata d’Italia potrebbe dire qualcosa e la forza non schierata (es i Radicali) possono aver qualcosa da dire nel superamento degli stereotipi con cui – come dici tu perfettamente – Destra e Sinistra restano schiave delle loro posizioni. Certo che il rischio, alla fine, potrebbe essere quello di riproporre lo stereotipo come: Immigrazione al Nord è quella “buona” vs. immigrazione al Sud che diventa criminale… Da elaboare…Da ultimo la stampa. E’ vero quello che tu dici, ma la stampa andrebbe non esclusa, lasciandola prigioniera del suo schematismo, ma anch’essa chiamata mettersi in gioco ed evitare la semplificazione. Es., una certa stampa (Il Fatto, Il Riformista,il Foglio, etc… ma perché no Repubblica, il Corriere o la Stampa – che è diretta da uno dei più intelligenti tra i “giovani Direttori” della generazione dei “dopo De Bortoli e dopo Riotta”, potrebbe essere chiamata ad assumersi una posizione al riguardo…Come, non so. Né so perché ti ho scritto qs spunti, di getto dopo la lettura della newsetter 2.
Bella la citazione di Maroni! E’ certo che di Regionali si tratta ma forse ci sarebbe da sfruttare il presidio “Lega intelligente” attualmente all’interno per porre la questione immigrazione anche come dialettica immigrazione al Nord/ Immigrazione al sud .Rosarno non è BS, non è BG etc, dove si sono creati mix interessanti di immigrati=forza lavoro operaia, verso una lenta e quasi impercettibile ma reale ed effettiva modalità di integrazione (o ameno laboratorio di integrazione, sindacato che si pone nuovi quesiti etc…). Laddove – forse – integrazione al Sud resta imprigionata negli stereotipi Sud, quindi integrazione nella realtà locale, e fall-out del tessuto sociale del Sud come altro lato dei due poli d’integrazione…Tutto ciò non è politico (né elettoralistico) ma mi sembra un tema da porre: la “questione settentrionale” in tema di integrazione, in cui la regione più avanzata d’Italia potrebbe dire qualcosa e la forza non schierata (es i Radicali) possono aver qualcosa da dire nel superamento degli stereotipi con cui – come dici tu perfettamente – Destra e Sinistra restano schiave delle loro posizioni. Certo che il rischio, alla fine, potrebbe essere quello di riproporre lo stereotipo come: Immigrazione al Nord è quella “buona” vs. immigrazione al Sud che diventa criminale… Da elaboare…Da ultimo la stampa. E’ vero quello che tu dici, ma la stampa andrebbe non esclusa, lasciandola prigioniera del suo schematismo, ma anch’essa chiamata mettersi in gioco ed evitare la semplificazione. Es., una certa stampa (Il Fatto, Il Riformista,il Foglio, etc… ma perché no Repubblica, il Corriere o la Stampa – che è diretta da uno dei più intelligenti tra i “giovani Direttori” della generazione dei “dopo De Bortoli e dopo Riotta”, potrebbe essere chiamata ad assumersi una posizione al riguardo…Come, non so. Né so perché ti ho scritto qs spunti, di getto dopo la lettura della newsetter 2.
Daniele Comboni, Milano 6 febbraio 2010
Concordo pienamente con te. L’immigrazione è fenomeno sociale da gestire correttamente. Credo che non dovremmo mai dimenticarci che la nostra gente è stata lungamente emigrante e ricordarci le loro sofferenze. Andavano a cercare lavoro e miglioramento di vita per loro e per le loro famiglie: un diritto non negabile a nessuno. Certamente tra loro c’erano anche dei malviventi, ma la maggior parte erano gente per bene. Così come succede ora ad altre popolazioni e noi siamo dalla parte dei più fortunati. Vanno perciò, prima di tutto rispettati, poi aiutati e quando delinquono castigati. ma non per questo osteggiati e considerati categoria a rischio. Sono anche una enorme risorsa per il paese. Gli USA ed il Canada sono diventati ciò che sono anche grazie all’immigrazione. e non sempre ben gestita. Proviamo ad essere un modello ed a diventare un caso di eccellenza nell’accoglienza e nell’integrazione piuttosto che un modello di Stato di polizia nell’immigrazione. Il Ministro Maroni è persona seria ed attenta, certamente aperto al dialogo. Hai ragione, va alimentato da più fonti.
Cesare Valli, Milano 8 febbraio 2010
Una piccola sciocchezza tipografica: tutte le mattine mi alzo e, quando trovo la newsletter nella posta, sono contento: è un po’ di aria fresca istituzionale; un po’ come una volta quando ci si alzava e si accendeva la radio per sentire le rassegne stampa. Dico una volta, prima che i giornali fossero tutti uguali. Ora si va su internet per i titoli di quelli esteri e per vedere se hai mandato qualche newsletter: Ti confesso che faccio un po’ fatica a leggere per intero i documenti. Normalmente si è abituati a caratteri un po’ più grandi (invecchio) e forse a temi un po’ più compatti, meno narrativi. Per questo, ho adottato il metodo di stamparle e di leggerle con più calma, come un volantino. Dell’ultima tua, mi è interessato particolarmente il ruolo delle regioni come enti che, proprio perché sul territorio, sono in grado di agire da contrappasso razionale allo scatenarsi dell’emotività che si agita il piano nazionale. Un riformismo a mente fredda. Non sono in realtà, è la domanda che ti pongo e mi pongo, strutture cerniera tra il locale e il nazionale? E questo essere rivolti, anche nelle forme istituzionali – salto dei parlamenti, personalizzazione del Governatore etc. – verso una forma-stato in sedicesimi più che verso un ruolo di cerniera, non rischia di far saltare l’dea del riformismo a mente fredda schiacciandolo sul governo centrale? spero di vederti presto.
Riccardo Fedriga, Milano 8 febbraio 2010
Come vai veloce! Non riesco a seguire la newslewtter. Sono ancora quella sull’emigrazione…
Sono ormai decenni che si parla dell’immigrazione, e del razzismo che l’accompagna, e degli sforzi di solidarietà che si devono compiere con questi poveri diavoli, e che il problema dell’immigrazione non si può riassumere in un problema di sicurezza. D’accordissimo. Ricordiamoci dell’immigrazione interna italiana degli anni cinquanta si dicevano le stesse cose. E chi aveva onestà e coraggio, diceva che l’immigrazione interna era un fatto industriale che l’ industria del nord aveva bisogno di mano d’opera a basso costo, e che faceva venire al nord un lumpenproletariat meridionale e che il problema (scuole intasate, ospedali non funzionanti, prostituzione, contrabbando, shock culturale, latrocinii, delinquenza) non si poteva risolvere altrimenti che portando al sud i mezzi dello sviluppo economico. Parole perse nel deserto Cinquant’anni dopo, sentiamo esattamente le stesse cose, solo che anziché essere dirette contro i “terroni”, son dirette contro i negri, gli albanesi, i rumeni, i nordafricani eccetera.
Cinquant’anni dopo, il problema si risolve portando in Senegal, in Romania, in Africa del nord, i mezzi per lo sviluppo economico ( non parlo, mi par chiaro, di far cucire pantaloni in Costa d’Avorio). Se non facciamo così, facciamo come le dame della San Vincenzo, laiche forse, ma ugualmente inefficaci.
Sono ormai decenni che si parla dell’immigrazione, e del razzismo che l’accompagna, e degli sforzi di solidarietà che si devono compiere con questi poveri diavoli, e che il problema dell’immigrazione non si può riassumere in un problema di sicurezza. D’accordissimo. Ricordiamoci dell’immigrazione interna italiana degli anni cinquanta si dicevano le stesse cose. E chi aveva onestà e coraggio, diceva che l’immigrazione interna era un fatto industriale che l’ industria del nord aveva bisogno di mano d’opera a basso costo, e che faceva venire al nord un lumpenproletariat meridionale e che il problema (scuole intasate, ospedali non funzionanti, prostituzione, contrabbando, shock culturale, latrocinii, delinquenza) non si poteva risolvere altrimenti che portando al sud i mezzi dello sviluppo economico. Parole perse nel deserto Cinquant’anni dopo, sentiamo esattamente le stesse cose, solo che anziché essere dirette contro i “terroni”, son dirette contro i negri, gli albanesi, i rumeni, i nordafricani eccetera.
Cinquant’anni dopo, il problema si risolve portando in Senegal, in Romania, in Africa del nord, i mezzi per lo sviluppo economico ( non parlo, mi par chiaro, di far cucire pantaloni in Costa d’Avorio). Se non facciamo così, facciamo come le dame della San Vincenzo, laiche forse, ma ugualmente inefficaci.
Paolo Giacomoni, Long Island, 10 febbraio 2010
N. 3 – Regione Lombardia. Bilancio di legislatura e questioni di valutazione (10 febbraio 2010)
N. 3 – Regione Lombardia. Bilancio di legislatura e questioni di valutazione (10 febbraio 2010)
Sull’argomento Emiliano Silvestri intervista Stefano Rolando
RadioRadicale, 17 febbraio 2010 ore 9
N. 4 – Expo 2015, le partite strategiche finora rimaste al palo (15 febbraio 2010)
Apprezzo molto le tue newsletters… e quando sarà in momento indicherò il tuo nome ai miei amici lombardi.
Enzo Marzo, Roma 15 febbraio 2010
Ottimo!
Renato Mannheimer, Milano 15 febbraio 2010
Caro Stefano,condivido appieno questa tua riflessione. Un abbraccio e a presto
Davide Rampello, Milano 16 febbraio 2010
N. 5 – Interrogazione radicale sulla ricerca “Comunicazione e disabilità” (16 febbraio 2010)
Questo mi sembra veramente interessante e vicino agli interessi dei cittadini. ok, stefano!
Clara Abatecola, Roma 16 febbraio 2010
Caro Stefano, mi domando – stando alla nostra realtà politica – se la Ricerca e tutto quello che le compete, non sia un mero teatrino per far credere interesse (non da parte tua) per una materia che è alla base di quella conoscenza che i berluscones vogliono far morire! La ricerca ha bisogno prima di tutto che ci sia gente che crede alla cultura della conoscenza e non a quella dell’economia come libertà sfrenata di potere e possedere tutto in tutte le sue possibili accezioni. Ti ringrazio comunque per la tua premura nel dedicarti alla materia che necessita sicuramente di un nuovo approccio di comunicazione filosofica.
Giancarlo Zagni, Mentana 17 febbraio 2010
N. 6– Lettera a Milko (17 febbraio 2010)
Secco. Umano. Efficace.
Fabrizio Barca, Roma 17 febbraio 2010
Coraggioso. Confortante. Bellissimo.
Renata Thiele, Roma 17 febbraio 2010
Grazie per l’illuminata ed illuminante lettera sulla ricerca e grazie per la tua, a me ben nota, capacità di vera umanità…così lontana dall’odioso asservimento alla politica del fare, che dovrebbe essere sostituita dalla politica dell’essere innanzi tutto! Senza veri o falsi moralismi! Continua così, io, nel mio piccolo ho mobilitato i miei amici lombardi.
Giancarlo Zagni, Mentana 17 febbraio 2010
Cancellami per favore
Massimo Rinieri – Quotidiano Avvenire, 17 febbraio 2010
Ti ringrazio! Da questa lettera capisco che per te l’amicizia conta e questo mi piace!
E comunque voto radicale per ragioni “familiari” che ti racconterò!
Per farti anch’io partecipe di qualcosa di mio, anche se immagino che in questo periodo avrai pochissimo tempo, ti segnalo che ho scritto su un argomento di cui, credo, ti occupi con la fondazione. Sulla rivista letteraria on-line griselda, è uscita da poco una riflessione sui personaggi anoressici nel romanzo contemporaneo. se vai su www.griseldaonline.it, è lì: solo per ricambiare la tua graditissima rilfessione.
E comunque voto radicale per ragioni “familiari” che ti racconterò!
Per farti anch’io partecipe di qualcosa di mio, anche se immagino che in questo periodo avrai pochissimo tempo, ti segnalo che ho scritto su un argomento di cui, credo, ti occupi con la fondazione. Sulla rivista letteraria on-line griselda, è uscita da poco una riflessione sui personaggi anoressici nel romanzo contemporaneo. se vai su www.griseldaonline.it, è lì: solo per ricambiare la tua graditissima rilfessione.
Lucia Rodler, Milano 17 febbraio 2010
DAVVERO NON HO PAROLE…… LA CONOSCO DA MOLTO MA OGNI VOLTA AGGIUNGO UN TASSELLO POSITIVO A QUESTO ENORME “PUZZLE ROLANDO”.NON SONO SOLO UNA SUA FAN,SONO ORMAI UNA DONNA E SONO SEMPRE PIU’ CONVINTA CHE IL PALAZZO DOVE LAVORO E’ INVASO DA ESSERI ABOMINEVOLI CHE QUASI SICURAMENTE NON VERRANNO MAI PUNITI (e non certo perché non hanno colpe).MA UNA COSA E’ CERTA: FINO A CHE CI SARANNO PERSONE COME LEI,COME I RADICALI, POTREMO CONTARE SU CHI DENUNCIA MA LASCIA S E M P R E LA PORTA APERTA PERCHE’,IN CASO DI BISOGNO, SI POSSA TROVARE UN CONFRONTO-CONFORTO.
SEMBRA RETORICA MA “GRAZIE DI ESISTERE”!!!!!!
Wanda Garavaglia, Milano 17 febbraio 2010
Bellissima!
Daniele Comboni, Milano 17 febbraio 2010
Lettera intensa. Condivido. Contenuto da Italia dei Valori, ma detto con garbo.
Marco Chiappa, Milano 17 febbraio 2010
(risposta: Direi: contenuto da “Italia nello spirito dei costituenti”. E poi il garbo è solo nella forma. Grazie – SR)
Bellissima lettera, Stefano, direi nobile. Anch’io ho pensato che non era accettabile una giustificazione come quella, e che Pennisi aveva perso un’occasione per tacere…Vive le differénce!
p.s. Carino questo Trebuchet 11!
Tiziana Antonelli, Roma 17 febbraio 2010
Giusto.Uno dei lasciti più negativi del craxismo (e su cui ogni tanto litigo con il mio amico carlo tognoli) è che non ci fosse altro modo di fare politica. Come se noi non provenissimo da una storia che ci ha appunto insegnato che un’altra politica è possibile…
Giovanni Scirocco, Milano 17 febbraio 2010
Bravo Stefano!
Luca Pellegrini, Milano 17 febbraio 2010
Stefano caro, a Pico si dice “passasse gl’angele e dicesse ammen”. tradotto in : che tu possa aver ragione. anch’io feci la campagna elettorale come la stai facendo ora tu. Mia sorella mi fece un regalo grosso perché a sue spese mi fece stampare i bigliettini, Franco mio mi pagò e mi curò i manifesti e F.P. venne a casa con la cinepresa e insieme montammo una serie di spot da mandare nelle televisioni private che nessuno vedeva. mi chiamavano le tv private che accoglievano i missini e dove nessuno dei “benedetti dal signore” andava perché non si volevano mischiare con i missini. io ci andavo di corsa, li controbattevo e devo dire che qualcuno le vedeva pure quelle trasmissioni. E’ stato un momento entusiasmante, mi sono divertita da morire e non ero mai stanca. ….però poi non ce l”ho fatta. Mi hanno detto che mi hanno tolto, la notte 3.700 voti per cui sono stata la prima dei non eletti…ma il risultato è che da qualunque parte la guardi, sembra proprio che l’onestà non paghi. hai fatto bene a scrivere a Pennisi, è giovane e speriamo che la lezione non serva soltanto a lui. fatto è che nessuno fa le considerazioni che hai fatto tu, ma subito si innesca un tramestio di vendette e contro-vendette, di delazioni ed elevate di scudi pro e contro….forza stefano, per la freschezza e la bellezza della politica, sono con te.
Clara Abatecola, Roma 17 febbraio 2010
Grazie Stefano. Bordate bordate bordate. Determinazione determinazione determinazione. Hanno paura degli intelligenti, si sentono spacconi i microcefali. Gli amici svizzeri ci ringraziano per esistere…
E’ una bella lettera piena di fervore civile, virtù che i radicali da sempre nutrono. E perciò essi sono troppo spesso voci “clamantes in deserto”. Ma proprio nei momenti bui per la democrazia, come oggi in Italia, sono importanti e riacquistano forza morale e politica e divengono punto di riferimento. Perché sono quelli che non si sono mai inquinati e che non si sono mai serviti della cosa pubblica. Mi attiverò sicuramente presso qualche amico milanese .
Pucci de Goyzueta, Roma 17 febbraio 2010
Complimenti per la bellissima lettera che hai inviato a Pennisi: c’è ancora qualcuno che sa usare parole giuste, anche se sono sempre più in pochi …Ciao e sempre “in bocca al lupo”!
Nadio Delai, Roma, 18 febbraio 2010
N. 7– Dialoghetto napoletano sulla politica in Lombardia (22 febbraio 2010)
Molto bello. La fine, poi, sembra quella di un’operetta morale (cosa che in fondo è). Ma dopo marzo quest’appuntamento telematico bello e scaciato (con gli attachment scordati, i pezzi inviati dopo, gli indirizzi corretti in corso d’opera - insomma finalmente una cosa autentica e non fatta di falsa efficienza) diventerà un libro, vero? Ovviamente scaricabile sul kindle mentre affannati saltiamo sulle nostre smart in attesa di collegarci in podcast…
alegher,
Riccardo Fedriga, Milano 22 febbraio 2001
N. 8– Elezioni come opportunità. Il sistema trasforma il cittadino-elettore in cliente-consumatore.Il caso di Como (23 febbraio 2010)
Grazie Stefano. Bordate bordate bordate. Determinazione determinazione determinazione. Hanno paura degli intelligenti, si sentono spacconi i microcefali. Gli amici svizzeri ci ringraziano per esistere…
Gabriella Barbaro, Como 23 febbraio 2010
N. 9 – Emma e Nicola (accostamento violento) (24 febbraio 2010)
Caro Stefano, Robespierre e Saint Just erano due brillanti avvocati, giovani e giustamente rivoluzionari, così furono uccisi non per aver teorizzato il Terrore, ma soltanto perchè il popolo con capiva il loro modo di comunicare…La loro cultura appariva diabolica…furono in realtà considerati “streghe” e zac! La tua Newsletter è bella, commovente, ma in realtà spiega perché i Radicali non vinceranno mai le elezioni! Prova a ragionare con la ridanciana volgarità del nostro Commodoro d’Arcore e prova a comunicare come fa lui…se sei sceso in campo,come disse lui, ripagalo con la stessa moneta falsa che lui contrabbanda…così, “per qualche voto in più”!
Giancarlo Zagni, Mentana, 25 febbraio 2010
Risposta: Nel rapporto tra la violenza dei fatti e i limiti della non violenza delle parole sta una crucialità storica. Non sono così ingenuo da non sapere che soldi, prevaricazione e intimidazione producono più sostanza sociale dell’uso della “parola” (ancorché per esempio in università possa percepire che la parola ha ancora cittadinanza, se la si sa spendere correttamente). E poi la lezione del terrorismo (la velleità di trasferire “ragioni” mutuate dall’ideologia con la violenza) ci dice che ora non c’è altra strada.
Caro Stefano, leggerti, misurare la tua mutazione pensata e coerente, mi scalda il cuore.
Sandro Polci, Roma 25 febbraio 2010
Risposta: Io mi sono formato su queste cose. Poi c’è un tempo per costruire e un tempo per l’intransigenza
Ho letto la tua nota che condivido. il confronto fra le due scene è tale che la scelta pubblica anche in termini di comportamenti che dovrebbero seguire non pone dubbi. E capisco che quanto avviene a Milano per le liste radicali possa muovere anche la Bonino. C’è però un risvolto a cui lei non sta pensando e che ho colto proprio ieri sera al concerto di Pollini parlando con amici PD assolutamente non prevenuti nei suoi confronti. Il fatto che lei sia impegnata a Milano mette in secondo piano la sua campagna nel Lazio, dove sul suo nome c’è un accordo fra dirigenti che deve diventare consenso di massa fra gli elettori e possibilmente maggioritario nelle urne. Suona e fa male che lei “torni” solo radicale e per giunta fuori Lazio di fronte a questo impegno per noi laziali vitale. Noi, elettori di centro-sinistra qui a Roma e nel Lazio, NON DOBBIAMO perdere. Si può dire, come fa lei, che, proponendo la sua candidatura e accettando il sostegno di altri, Emma Bonino non ha cessato di essere radicale, e che lo ricordi con orgoglio come mi dicono che ha fatto in un incontro con una platea di donne, ma qui ne va – sono convinto – della sua credibilità e perfino della sua sorte come leader “politico” nazionale, capace di interpretare e rappresentare non dico un popolo, ma una parte di popolo ben al di là dei “suoi”. Quando lei parla così mi sembra ancora nel passato e non proiettata nell’oggi e nel prossimo futuro su cui “apre” la sua candidatura condivisa. Che ce ne facciamo, oggi, per come siamo messi – e fai benissimo a misurare l’abisso, l’ennesimo, e a sfregarci sopra il muso di chi legge come si fa con i i piccoli animali che ancora non hanno imparato a non sporcare in casa - di un leader di partito che rimanga subalterno, di fatto, in termini di rapporti di forza, di questa banda di malviventi a cui finora la maggioranza degli elettori ha dato la maggioranza dei seggi in Parlamento e in molte regioni e città? Bonino può essere un leader diverso dai tanti che non mancano, con le loro bandierine? Nel Lazio ha l’opportunità di dimostrarlo con un risultato che dovrebbe starle a cuore di conseguire e di costruire intanto qui e ora. Dare a chi la sostiene l’impressione che lei abbia altre priorità è un danno, per molti versi già fatto.
Celestino Spada, Roma 25 febbraio 2010
Sintesi efficacissima anche perché basata su una chiarissima antitesi di comportamento e dunque di etica. Ma mi sa che troppi preferiscano l’analogia, nel senso: delinquono tutti, delinquo anch’io.
D’altronde lo diceva già Lombroso…Nel senso che, scrivendo l’Uomo delinquente, Lombroso si occupa anche del crimine come effetto di un facile contagio, anche stigmatizzando i luoghi dove è facile stare insieme, tipo osterie e carceri, da lui definite università del delitto (sulle soluzioni però non è vicino alle vostre proposte; d’altronde è passato un secolo).
D’altronde lo diceva già Lombroso…Nel senso che, scrivendo l’Uomo delinquente, Lombroso si occupa anche del crimine come effetto di un facile contagio, anche stigmatizzando i luoghi dove è facile stare insieme, tipo osterie e carceri, da lui definite università del delitto (sulle soluzioni però non è vicino alle vostre proposte; d’altronde è passato un secolo).
Lucia Rodler, Milano 25 febbraio 2010
N. 10 – Lettera ad amici che votano (pensando) a destra (26 febbraio 2010)
Noto una certa amarezza nelle tue parole. Forse ti sembrerà strano ma io invece sono ottimista, azzarderei quasi euforico ma non vorrei esagerare. Per me queste elezioni, questo sforzo immenso che tutti noi abbiamo fatto, non sono un punto d’arrivo ma un punto di partenza. Ci siamo fatti vedere, ci siamo fatti sentire nonostante l’oscuramento dei media. Bisogna continuare, insistere, essere presenti, farsi vedere nelle piazze. Se i giornali ci ignorano, altrettanto non possono farlo i cittadini che ci passeranno davanti e prima o poi cominceranno a chiedersi come mai siamo lì a scassare continuamente i …. E’ la prima fase della presa di coscienza. Le idee viaggiano alla velocità della luce anche senza la televisione, anzi forse ne traggono addirittura un vantaggio e ciò che sembra un handycap, alla lunga, si può rivelare la nostra arma migliore e più micidiale. Nonostante tutto noi facciamo paura. Per questo un partito che ha il 10%-12% di consensi sta facendo di tutto per intimidire i militanti di un partitino che è il al 3% in città ed al 2% su scala nazionale. Davide contro Golia, è l’eterna lotta del piccolo contro il grande, del bene contro il male.Anche se non saremo sulle schede elettorali sono convinto che questa per noi sarà una vittoria. Quando non ci vedranno, dopo essere stati tutti i giorni sulla strada a raccogliere firme, mentre gli altri partiti erano assolutamente assenti ma invece sono lì, qualcuno comincerà a porsi delle domande. Domandare è il primo passo verso la consapevolezza. Può essere che la battaglia sia stata persa, non certo però la guerra, e ciò che sembra ai nostri avversari una vittoria, potrebbe tramutarsi in una vittoria pirrica.
Aldo Guffanti, Como 26 febbraio 2010
Risposta – Caro Aldo, come hai visto il testo della newsletter è tutt’altro che pessimista. Battaglia con elettori indecisi (penso che questa sia una partita importante). Qualche nota allarmata è nell’accompagnamento. Ma per le condizioni generali a cui faccio riferimento. Quanto a Como avevo piena coscienza che bisognava muovere passi rivolti al futuro. Le condizioni di chiusura – le conosco da tempo – sono fortissime. E la tua lettera è molto bella per la certezza di lavorare per questo futuro. Metto Marco in copia perchè possa apprezzare il tuo punto di vista e sentirsi a sua volta rincuorato
Spero tanto che tu ce la faccia.
Lucia Rodler, Milano 26 febbraio 2010