City (Davide Casati) 22dic09 Intervista
CITY
(free press RCS)
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22 dicembre 2009
INTERVISTE
Vita e politica, 80 anni di “impresa”
Marco Pannella È leader del Partito Radicale e protagonista della storia della politica italiana del dopoguerra. Ora racconta, in un libro, 80 anni di vita e impegno
Davide Casati
Da anni è protagonista della politica. Ma non ha mai preteso poltrone, cariche…
Sì: la politica per noi è stata ed è, da oltre 50 anni, in senso proprio e per estensione, impresa; come sono sempre state chiamate in storia le grandi imprese. Impresa di ricerca, concepimento ideale, di formazione civile, sociale, finalizzata legislativamente, per generare il nuovo possibile, l’impossibile di ieri. Per me imprenditore è ed è stata pratica-teorica di convivenza, co-nascita e conoscenza con le esistenze delle persone con cui ci siamo – in responsabilità e libertà – conosciuti, riconosciuti, uniti.
La sua “impresa” si lega a lotte per i diritti civili. Ne ricorda una in particolare?
Ricordo quella ingaggiata da un secolo, alimentata dalla religione della libertà e dalla responsabilità della democrazia, cancellata in Italia prima dal ventennio partitocratico fascista e poi dal sessantennio partitocratico antifascista. La battaglia per superare i colpi di coda reazionari di una parte della specie umana che ha terrore genetico della libertà e dell’amore, che si vanno finalmente affermando come fine dell’uomo e contributo al progresso contro la distruzione del mondo.
Nella storia del suo partito lei è stato a volte “tradito”(in ultimo, da Capezzone, ora nel Pdl…). Mai, però, dalle donne. Come mai?
Le donne (radicali, ma non solo) hanno la consapevolezza di poter avvicendarsi nella funzione di guida e traino della vita sociale e della storia. Una grande opportunità umana dell’oggi…
Un’opportunità spesso invocata, in politica, sono i giovani. Lei dice, però: “Per capire il tempo bisogna far ricorso all’esperienza dei saggi”. Trova quella attuale una generazione di giovani senza memoria?
È una generazione più intelligente, che, come sempre, acquisirà crescendo esperienza e saggezza. Fermo restando che ogni generazione partecipa a una “storia” di cui la memoria è patrimonio in continua ricostruzione. O anche in distruzione.
I suoi metodi di protesta – non violenza, scioperi della fame…
La querelo o la picchio, se osa dire che i nostri metodi sono di “protesta”! Apprenda il significato della nonviolenza e dei satyagraha – la lotta non violenta della e per la forza del vero, delle realtà, della parola data. …queste forme di“lotta”, allora, fanno oggi meno notizia.
È l’effetto “il-solito-Pannella”?
Come – grazie a Marco Cappato – ha dichiarato il Parlamento Europeo, la politica dei diritti umani richiede la nonviolenza come unica arma adeguata per il suo compimento nel mondo. Il fatto che in Italia io rappresenti un po’ tutto ciò, spiega rispetto e affetto che sento spesso nella gente per “il solito Pannella”.
È l’effetto “il-solito-Pannella”?
Come – grazie a Marco Cappato – ha dichiarato il Parlamento Europeo, la politica dei diritti umani richiede la nonviolenza come unica arma adeguata per il suo compimento nel mondo. Il fatto che in Italia io rappresenti un po’ tutto ciò, spiega rispetto e affetto che sento spesso nella gente per “il solito Pannella”.
Lei scrive: “Se si ascolta una voce sola si finisce per credere a ogni promessa, a ogni suggestione”, e “la parola del tiranno con i mass media arriva direttamente”. Vede pericoli in questo senso in Italia?
Non vedo “pericoli”, ma il proseguire sciagurato del peggio del secolo scorso, metamorfosi di quel male che in questo sessantennio si è vestito di antifascismo, per riaffermare il male totalitario. Noi chiediamo fiducia al Paese. Se sarà possibile, sono certo che, malgrado l’assenza di democrazia e la corruzione partitocratica, riusciremo a sostituire il regime con un nuovo governo democratico, liberale, laico, federalista, di progresso.
Non esagera?
Provare per credere!
Di Berlusconi scrive: “È intelligente, è capace. Ma non ha il senso delle compatibilità. E questo lo fa sconfinare molte volte nella volgarità”. Come commenta le sue parole su Parlamento e capo dello Stato?
È spaventato da cose ormai più grandi e gravi di lui, divenuto ultimo prodotto di quella partitocrazia che era nato per combattere. Abbiamo tentato solo noi di aiutarlo: non ce l’ha permesso. Ormai si tratta di salvare anche lui e, per salvare il Paese, tutti noi. Si è creduto capace davvero, ma davvero di tutto. La Storia ci insegna che quelli come lui rischiano di condurre alla catastrofe anche se stessi, oltre che un intero Paese se questo non riesce a fermarlo e a sostituirne idee, ideali e il quel “potere” partitocratico impotente – quindi prepotente – con un governo di grande radicalità riformatrice.
Grande rispetto ha, invece, per Fini…
Lo conosco da 30 anni. Sono stato attento a lui e finora – ripeto, finora – l’ho visto crescere umanamente, culturalmente, ascoltando dentro di sé ciò che ha avuto origine dalla sua storia e da una natura non antifascista né tantomeno fascista, ma molto convergente con la nostra. Speriamo, noi Radicali, di poterlo aiutare in questo cammino.
Tra le riforme per cui lotta, cita come centrale quella della giustizia: “I peggiori delinquenti, se ricchi, finiscono in prescrizione”. Perché quest’urgenza?
La giustizia italiana è ridotta a sciagura per lo Stato e la società. La sua appendice è il mondo carcerario: una vergogna intollerabile, che impone una nuova forma di tortura di massa ai suoi abitanti. Dirigenti, personale penitenziario, universo dei detenuti. Finora hanno tutti, in genere, saputo miracolosamente convertire umiliazioni e sofferenze in una straordinaria testimonianza di crescita civile e umana.
In una foto del libro lei appare con i suoi genitori. Che cosa le hanno trasmesso?
Anni fa un celebre endocrinologo svizzero, Vannotti, mi disse: “Le direi di ringraziare Dio, comunque ringrazi i suoi genitori: le hanno trasmesso geni tali da renderla capace di tutto. Avrebbe potuto vincere Nobel e olimpiadi. Lei invece ha deciso di fare… il Pannella”. Li continuo ad amare e rispettare, se mi riesce, grazie alla capitiniana e buddista compresenza di vivi e morti, dicendo loro: siamo insieme amore e ve ne ringrazio.
Parla – e scrive – di “un tempo futuro dopo la vita”. Qual è il suo rapporto con la spiritualità?
Le cito un abate di Boquen, che anni fa in tv mi dichiarò: “piuttosto che un finale conflitto fra scienza e fede, penserei a uno fra spiritualità e i religiosi potenti”.
La vita in 5 date
1930 – Giacinto (detto Marco) Pannella nasce a Teramo il 2 maggio, da Leonardo e Andrée Estachon. A 20 anni è già incaricato nazionale universitario del Partito Liberale.
1955 – E’ tra i fondatori del Partito Radicale, un “partito nuovo per una politica nuova”. Nel ’63 assume la segreteria. Nel ’67 apre il primo congresso del Partito. Nel 1976 entra in Parlamento.
1965 – Inizia la campagna per il divorzio. Tra le campagne referendarie condotte quella per la legalizzazione dell’aborto, la chiusura dei manicomi, la legittimazione dell’obiezione di coscienza.
1999 – Alle Europee i Radicali toccano il massimo storico. Pannella è stato euro-parlamentare per 30 anni. Nel 2008 la proposta per la moratoria della pena di morte passa all’ONU.
2009 – Pubblica, per Bompiani, il libro Le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti, scritto con Stefano Rolando. “Un buon dono di Natale e, per come mi vedo allo specchio, per la befana”