Chiose dalla panchina n.6 – Sull’assemblea dei radicali a Roma (10 marzo)

Chiose dalla panchina n. 6 – 10 marzo 2010
Sull’Assemblea dei radicali a Roma  del 9 marzo
 
Ieri lezione al mattino, poi assemblea studenti-professori e al pomeriggio consiglio di amministrazione della Fondazione universitaria che dirigo. Niente Assemblea radicale a Roma. La mia l’ho detta brevemente in una letterina a Pannella. Nessun Aventino, buona l’idea del rinvio di un mese, competere e argomentare. Non vedo però posta la questione del diritto della lista BP di rientrare in Lombardia. Diritto politico e sociale, in linea con l’orientamento che ha ispirato il governo a decretare e il presidente della Repubblica a controfirmare. Come dice bene Michele Ainis oggi su La Stampa (diversamente da altri) il Quirinale non è una sorta di pre-Consulta. E’ mosso dalla “logica” (unità della nazione) prima ancora che dal diritto. E allora, a maggior ragione, si dovrebbe estendere questa logica ai minori, alle minoranze, alla tutela di principio della democrazia. Anche la visibilità di un ragionamento si conquista a fatica nel sistema mediatico oggi. Se parli sottovoce e ragioni, i media non ti danno retta perché “non fai notizia”. Se gridi, i media ti sommergono con la critica degli avversari che sei protestatario e casinista. La teatralità dei radicali è sempre stata questa. Di ragionare; ma imbavagliandosi, denudandosi, rotolandosi per terra, digiunando, legandosi a una sedia. Eccetera. Gianfranco Spadaccia – l’ho sentito alla radio – è intervenuto ricordando anche questa mia opinione. Per intercettare questa regola mediatica, che è poi una regola di vero servizio ai poteri forti, perché vi è chi con una sola velina (quella giornalistica, di carta e parole) occupa comunque le colonne dei giornali, i radicali rischiano storicamente la distorsione. Ma in quella distorsione c’è una disabilità che sarebbe piaciuta a Elsa Morante o a Pasolini, considerandola una “bella disabilità”. Che è poi quella che aggrega emozionalmente i radicali. Credo però che i problemi sul tappeto siano ormai tali e tanti – anche a fronte del patto di governabilità che Emma soprattutto impersona – che questa disabilità abbia bisogno oggi più che mai di alleati (come lo furono storicamente i socialisti) per esprimersi agli occhi di una platea più vasta di quella dei militanti. Ed è questa una cosa che mi pare che Pier Luigi Bersani abbia ieri ben interpretato ripagato dalla orgogliosa cordialità dello stesso Marco Pannella. Anche in questo frangente – come lo fu per i socialisti – a Bersani (e in generale al PD) fa bene questa contaminazione. Molto meglio della linea scomposta e zigzagante di Di Pietro. Da vedere se ora – tradotta la cosa su uno dei principali territori vulnerati, la Lombardia – Penati lascerà solo oppure no  Marco Cappato nella sua sacrosanta caparbietà.
 
Stefano Rolando
Deposto candidato della Lista BP a Milano e a Como

Riscontri
 
Ottimo, bravissimo. Spero sia efficace.
ps. Sul rinvio sono indeciso fra Pannella e Bersani. Mi sembra sensato rinviare ma anche trattare duramente.Fra l’altro se, alla fine, si trova un accordo “politico” per il rinvio, il PdL arriva alle elezioni in braghe di tela e tutti, anche i piccoli, possono rientrare in tutte le regioni. Speriamo …
Celestino Spada, Roma 10 marzo 2010
 
Ragionamento da sottoscrivere in toto sulla necessaria pazienza della non rassegnazione alle regole del circuito mediatico e tentare altre strade, come i fili argomentativi che tu stai tessendo da qualche settimana (ma Penati lascerà solissimo Cappato).
Roberto Basso, Roma 10 marzo 2010

La panchina può non essere male.. per un po’. Ma poi è come stare da pensionati ai giardinetti a leggere la free press.. dai alziamoci e riprendiamo quella che Hanna Arendt definisce la vita activa.. disillusi un bel po’ disincantati, ma tenaci..
Anna Lombroso, Roma, 11 marzo 2010