Chiose dalla panchina N. 3 (6 marzo)
Pacato sdegno. Mattinata (in Procura) sul lago di Como.
Como, 6 marzo 2010
“Quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello” scriveva il Manzoni, frase che d’inverno torna spesso in auge. Come questa mattina, quando tutto si stagliava – montagne, torri, alberi secolari, palazzi – fino alle soglie del Tribunale di Como circondato dalle statue di Volta e di Garibaldi con il lago a vista.
Se siamo arrivati fin lì, per una procedura che ci ha assorbito l’intera mattinata, era perché, in quel che succede attorno, c’era una parte della vicenda che avevamo visto da vicino. Il presidente dei radicali di Como è un professore di latino in pensione. Il segretario un onesto lavoratore. La tesoriera era in missione di lavoro altrove. Il capolista, così, non ha voluto mancare all’assistenza con quel po’ di conforto nell’addrizzare le carte che una certa esperienza istituzionale ha consentito. Nessuna ira, nessun tono eccitato. La lacustrità comasca è un proverbiale toccasana per il maldifegato. E tuttavia per troppi giorni, ai tavoli delle firme approntati dai radicali a piazza Duomo, a via Boldoni, a Porta Torre, sono giunte segnalazioni inequivoche di irregolarità nel sistema diffuso della raccolta delle firme: firme in bianco, firme a casa o sui luoghi di lavoro autenticate altrove, firme copiate, firme doppie (su più liste) eccetera, così da rendere ancora più rigorosa la propria procedura di raccolta ma anche più inquieta la posizione di chi vedeva che questa procedura – resa difficile dalla assoluta mancanza di informazione e di sensibilizzazione sia in ambito istituzionale che tra i media – faceva procedere (nei limiti organizzativi di una forza minore) a una firma ogni 30’/40’ (tempi tecnici tra accettazione del cittadino, esecuzione, controlli, congedo) fino a far chiudere il risultato a un terzo del necessario, con esclusione tecnica della lista.
Già, la democrazia formale o quella sostanziale? Ce lo chiedevamo stamattina arrivando in Tribunale. Ma chi stabilisce il confine, la compatibilità, l’integrabilità costituzionale? Se estrometti gli arbitri (la magistratura) e se riconduci il verdetto alla logica dei numeri e quindi della forza congiunturale (e in tal guisa non sovvertibile)! Sentivamo – fin dal mattino, al caffè, all’edicola – diffuso sdegno. Sdegno di gente semplice. Sdegno di gente che non ne svicola una, quando paga con un giorno di ritardo multe o tasse e gli arriva la mora; quando non ha allacciato le cinture in auto magari perché gli veniva da starnutire e si ritrova quattro punti meno sulla patente; quando per avere la pagella dei figli deve pagare una sovrattassa (proprio oggi lo scandaletto a Genova sui giornali). Quasi tutti i media (anche i più moderati, come è per esempio La Provincia, a Como) che hanno attivato sondaggi questa mattina segnalano risultati di 8 a 2 (qualcuno di 7 a 3) in chi vuole la democrazia formale coincidente con quella sostanziale. Così che l’Associazione “Radicali, laici e liberali per Como” (così si chiama), memore del fatto di essersi costituita per Como ha ritenuto di svolgere un servizio a tutti i cittadini-elettori chiedendo proprio quello che lo stesso presidente uscente della Regione ha invocato un minuto dopo l’invalidazione della sua lista: controlli su tutti a tappeto. Facesse adesso la Procura della Repubblica qui questo controllo di garanzia. Già sulle prime si era capito che i conti tornavano pochissimo: in tutta la provincia erano stati mobilitati solo 128 autenticatori di cui 104 con cariche partitiche che lavoravano sostanzialmente a copertura dei propri interessi e solo 24 “funzionari neutrali” che lavoravano in posizione di servizio. L’avere proprio i radicali (Gabriella Barbaro) individuato che un consigliere comunale di un paesino di montagna, a Dizzasco, aveva in un colpo solo autenticato 1500 firme di cittadini di Cantù, aveva mosso i redattori della Provincia a svolgere un divertente reportage nella sede di Forza Nuova: come li avete portati da Cantù coi bus, no siamo andati a firmare a Milano, a Milano dove il consigliere non poteva autenticare, no sono venuti qui e poi insieme al consigliere a Milano…Aiuto!”.
In secondo luogo sentivamo anche di aprire un problema di rimeditazione del ruolo dei media. La legge dice che essi devono mobilitarsi per rendere consapevoli cittadini e anche le stesse pubbliche amministrazioni di gravità ed importanza della procedura. La Prefettura di Como ha diramato – anche se tardino, il 15 febbraio – una circolare (c’è da immaginare l’attenzione nelle redazioni a quel testo fitto fitto di quattro pagine…) che poneva il problema. Abbiamo scritto quasi tutti i giorni a una rete di 62 indirizzi mediatici territoriali cose serie e informazioni precise nel quadro del dovere dei media – ricordato dalla Prefettura – di una sorta di “par condicio” per tutte le forze politiche in lizza nell’essere rappresentate. La rappresentazione è stata come sempre attorno ai conclamati incumbent, per gli altri briciole. Per i radicali un piccolo diritto di parola solo dopo l’esclusione della lista.
Questo episodio di volontariato civile – nella mattina in cui il Papa celebra il volontariato cristiano, che ha tutto il nostro plauso, ma rispetto a cui chi fa la politica nel modo che ho visto da vicino, meriterebbe pari apprezzamento del paese – è naturalmente iscritto (lo dico per i conteggi di un manuale che magari Stella e Rizzo vorranno fare) nei favolosi costi della politica. In concreto (ho le ricevute): 17 € di benzina e autostrada, 5 € di parcheggio, 7 € di fotocopie, 3,5€ di marca da bollo. Totale 32,5€ e ti passa la paura. Oppure ti torna?
Stefano Rolando
Deposto candidato della Lista Bonino Pannella a Milano e a Como
Riscontri
Caro Stefano,ho appena finito di parlare con mio fratello che vive in Norvegia ed è fuori dai gangheri per quello che sta succedendo qui. Gli ho trasmesso le tue chiose, anche perché credo che quello che tu riferisci di come la gente e i media locali commentano questa prepotenza potrebbe dargli conforto (come un po’ ne dà a me).Siamo, ancora una volta, nelle mani dei magistrati, dio li benedica.
Celestino Spada, Roma 6 marzo 2010
Hai ragione Stefano,Questo modo di trattare le cose in modo “flessibile” fino al ridicolo a fronte di norme formali assurde, “adattabile” alle situazioni quando fa comodo, quando si ha il coraggio di trattare il cittadino come “mascalzone” quando manca una scadenza e’ scandaloso.E’ una ulteriore riprova della distanza siderale della politica dalla vita della gente comune. Ciò che genera il disinteresse e le basse percentuali al voto. Ma come combatterla?!Tu citi Stella e Rizzo. Ma pensa a quanto sdegno hanno generato coi loro libri, ma per quanti giorni, ore, minuti? E poi cos’e’ successo? Nulla! Il buon esempio in questo nostro paese sembra non funzionare!Ciò non significa che si debba abbandonare la partita e smettere di comportarsi secondo i propri principi. Fai dunque bene, almeno, a coltivare lo sdegno. Ed a renderlo noto.
Cesare Valli, Milano 6 marzo 2010