Carla Pertini e donne italiane Resistenza. Intervento apertura convegno Melfi (25 aprile 2012)
25 aprile, un’idea di libertà
Carla Pertini e le donne italiane nella Resistenza
Centro culturale Nitti, Melfi 25 aprile 2012

Introduzione al Convegno
Stefano Rolando
(Presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”)
Al culmine di due intense giornate di conferenze, convegni, eventi, in cui abbiamo parlato – con la conferenza del prof. Robert Louvin – di Costituzione come ambito di rivisitazione delle grandi regole della nostra democrazia, di storia condivisa; ma anche di nord e sud, di patrimonio culturale, di coraggio e previsione (a proposito degli esuli antifascisti italiani in Francia che cercarono di vedere ciò che la maggioranza degli italiani non vedeva); e in cui abbiamo anche, come Fondazione Nitti, ricevuto dalla Fondazione “Basilicata futuro” – che l’ha conservata per quarant’anni – la casa natale di Nitti a Melfi per realizzare insieme un museo della vita di un grande italiano, insomma dopo tanto rivolgere lo sguardo al nostro recente passato per trovare alcune risposte che urgono all’Italia di oggi, che è alla fine di un ciclo duro e negativo e che sta cercando vie di uscita che non devono penalizzare i più deboli e non devono penalizzare il Mezzogiorno civile e laborioso che non vuole né mafie né assistenza, eccoci al convegno finale. Un evento che – oggi 25 aprile – ha l’obbligo di rievocare il senso di una celebrazione nazionale (tanto che oggi è giustamente festività) ma che si è deciso di farlo – come bene illustra il manifesto dell’evento – con una dedica speciale: alle donne che hanno fatto la Resistenza. E in particolare con il ricordo di una di loro, Carla Voltolina Pertini.
Ringrazio Lucia Pennesi, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Melfi, che ha aperto i nostri lavori svolgendo tutti i ringraziamenti opportuni per il felice esito di queste giornate e di questo evento in particolare, aggiungendovi considerazioni intelligenti e appassionate che hanno già riguardato le ragioni delle scelte. E ringrazio il sindaco di Melfi, Livio Valvano, che ha contribuito fortemente alla realizzazione di queste giornate e di questo convegno al quale ha portato il suo argomentato saluto.
Completo queste considerazioni con tre punti che hanno orientato “l’idea di libertà” che campeggia nel manifesto alle nostre spalle.
- Il primo punto interpreta il rifiuto di una modalità di concepire il ruolo della donna nella realtà politica e nelle ragioni di selezione e accesso alla rappresentanza istituzionale in cui i casi che si sono introdotti nelle recenti vicende italiane hanno portato l’Italia a dolorose forme di ridicolizzazione internazionale.
- Il secondo punto agisce e reagisce alla retorica celebrativa della stessa vicenda storica della Resistenza. Se non si fanno emergere le storie reali – corali e individuali – di una reazione di popolo, di riscatto e di dignità che trovavano ragioni nel territorio, nei paesi, nelle famiglie, quella pagina di storia viene messa dai giovani nell’anonimato di date diciamo così ufficiali e scolorisce.
- Vi è poi una connessione con la storia che abbiamo riproposto questa mattina, inaugurando la stanza di lettura del Centro Nitti dedicata agli esuli italiani antifascisti in Francia, in cui spiccano i nomi di Francesco Saverio Nitti e di Sandro Pertini – figure diverse collocate diversamente in quella storia pur solidale – dedicando qui uno spazio specifico di questo convegno a ricordare le donne che furono a loro vicine in epoche difficili e tumultuose.
Patrizia Nitti parlerà di casa Nitti a Parigi, centro di raccordo e tessitura della vasta comunità degli antifascisti in esilio che per lunghi anni prepararono il domani d’Italia e ricorderà certamente la nonna Antonia e le zie. Umberto Voltolina proporrà qui un (per lui raro) ricordo pubblico della sorella Carla, staffetta partigiana che incrociò proprio durante l’insurrezione di Milano la sua vita a quella del futuro presidente della Repubblica.
Io voglio qui ricordare, contando – lo so – sul sentimento di affetto di tutti voi, la figura di Maria Luigia Baldini Nitti, figlia di Nullo Baldini (il fondatore della cooperazione riformista italiana) e nuora di Nitti che, nel racconto della sua vita che abbiamo pubblicato nel 2008 mi disse che in quella casa a Parigi e tra gli italiani che la frequentarono o che vi ebbero relazione (Turati, Treves, Modigliani, Nenni, Sturzo, i Rosselli, e tantissimi altri) lei si limitava “a preparare il caffè”. Una donna colta, combattiva, intelligente, fervida – che già aveva subito le prigioni di Mussolini – viveva quella scomoda vicenda da espatriata in comunione di pensieri e di obiettivi che le manterranno fervore e spirito critico fino ad oggi, tuttora vigile sulla nostra libertà e la nostra democrazia, presidente onoraria della nostra Fondazione, a 101 anni compiuti.
La staffetta partigiana Carla Pertini è un esempio di coralità nella partecipazione alla lotta di Resistenza che riguardò donne di ogni ceto sociale. Le abbiamo viste, parlare e ricordare, nella sintesi del lungo filmato dei primi anni ’60 che Liliana Cavani realizzò per la Rai sulle donne nella Resistenza, con cui abbiamo aperto – per entrare subito in materia – questo convegno. I rappresentanti dell’ANPI (il sen. Brescia, già sindaco di Melfi; e Pina Orpello, della direzione nazionale) daranno più specifici riferimenti.
I numeri sono importanti. 70 mila furono le donne italiane organizzate nei Gruppi di Difesa delle Donne – che svolgevano ruoli essenziali nella lotta clandestina – e la metà di loro ebbe comprovati ruoli combattenti. 4.563 furono le donne arrestate, torturate, condannate dai tribunali fascisti. 3.500 furono fucilate o impiccate dai nazifascisti a seguito di arresti e rastrellamenti. 512 ebbero ruolo di commissarie di guerra. 19 ebbero attribuita la medaglia d’oro al valor militare. Per averla conosciuta, ricordo qui il nome di Carla Capponi, partigiana vice-commissario nella difesa di Roma, scomparsa nel 2000. E per averla ugualmente conosciuta fatemi ricordare anche il nome di Leonilde Jotti, che seguì nella lotta di Resistenza le orme del padre, fu porta-ordini rischiando spesso la vita tra i Gruppi di difesa che alimentavano e nutrivano le formazioni partigiane, poi eletta alla Costituente fu tra coloro che redassero l’art. 3 della Costituzione. Per l’argomentata storia della sua vita diverrà presidente della Camera dei Deputati. Una inqualificabile parlamentare ha di recente ritenuto di paragonare questa storia a quella di un’organizzatrice dei “burlesque” di Berlusconi che siede, per questa ragione, sui banchi dell’assemblea regionale della Lombardia. Giudicate voi.
Lo spirito di queste giornate – e di questo convegno – sta molto nel bel manifesto che è stato realizzato e che sta alle nostre spalle. Un’aria serena, i nostri luoghi, le nostre tradizioni, una ragazza che legge le nostre storie. Siamo quello che siamo diventati. Se c’è un’idea di libertà essa è costata prezzi e ha insegnato un metodo per vigilare.
Volevo leggervi una pagina di Nitti, tratta da quel magnifico libro, scritto all’inizio degli anni ’30, che è “La democrazia”. Il tempo stringe e vi faccio solo cenno. E’ la precisa, sottile, acuta analisi della bassezza che diventa comportamento diffuso e collettivo quando l’interesse personale, il “tengo famiglia”, l’opportunismo, regolano il rapporto della gente con il clima di deprivazione della libertà e quindi con l’asservimento che si può instaurare in una società, in un paese. Nitti fa nomi e cognomi, ma la cosa riguarda tutti.
Ebbene, il ruolo delle donne che si cimentarono nella lotta partigiana ebbe, tra gli altri, anche il grande significato di togliere alibi, togliere il peso di quel “tengo famiglia” che impediva di reagire.
Erano pur sempre figlie, sorelle, fidanzate, qualche volta moglie e madri. Che portavano protezione e al tempo stesso legittimazione sociale ad una dura causa di libertà.
Dopo 65 anni dalla fine di una guerra che significò 50 milioni di morti e per noi italiani 443 mila caduti, tra civili e militari, un’ecatombe in cui la guerra civile che separò il paese e la sua gioventù ebbe una parte non trascurabile, noi compiamo oggi una rivisitazione che – come ha ricordato il Capo dello Stato – può essere ricorrenza con forte significato per tutti gli italiani senza differenza di età e di opinione politica.
Ma essendo pagina di riscatto nazionale essa guarda anche alle ragioni attuali di vigilanza sui principi di libertà che sono la condizione stessa di convivenza e di speranza.
Sentimenti che qui, in una città fiera della propria storia come Melfi, non sono offuscati né dalla crisi che pure c’è, né dalle preoccupazioni delle famiglie e delle imprese, che pure sono diffuse.
Il senatore Giampaolo D’Andrea, sottosegretario del Governo Monti, chiuderà i nostri lavori.
Gli siamo grati della sua presenza, che è la continuità di una già attiva presenza nel lavoro della Fondazione Nitti, perché il raccordo tra storia e politica ci aiuta a coinvolgere criticamente nel presente i nostri giovani a cui non può essere risparmiato il compito di cercare oggi soluzioni di riscatto.