Canale 80 digitale terrestre. Questa sera ore 21.15: riforma Rai


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5 marzo 2012 – Questa sera alle 21.15 sul
canale 80 digitale terrestre il programma “Il bene comune” di Studio1 (www.studio1.it) dedicato alla riforma della Rai. Conduce Massimiliano Panarari con in studio Stefano Rolando, Luigi Greggi e Marco Volpati.
Nel corso del programma Stefano Rolando (professore alla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università IULM di Milano, formatosi negli anni ’70 come dirigente della Rai, dove è stato assistente dei presidenti Paolo Grassi e Sergio Zavoli, poi direttore generale dell’Istituto Luce e poi per dieci anni direttore generale dell’informazione e dell’editoria alla Presidenza del Consiglio) ha tra l’altro detto:
 
“La riforma della Rai – quella generale, che investe l’articolazione, la proprietà, i criteri della governance, eccetera – la dovrà fare il Parlamento. Ma non è un caso che il presidente Monti abbia posto il problema. Perché intanto una riforma la deve fare anche l’azionista della Rai, cioè il governo. E’ un intervento coerente con il quadro di emergenza del paese, magari non si chiamerà riforma ma certo deve essere un intervento sull’organizzazione e sui profili produttivi, finanziari ed editoriali. La Rai ha molte cose buone da far riemergere. A condizione di liberarsi di una cappa burocratico-politica, di riprendere in mano una parte della produzione trasferita in modo ingiustificato all’esterno, di tornare ad avere un management che pensa prodotto e paese. In questo quadro l’azionista (Tesoro) può agire subito, e ancora l’Azionista (Comunicazioni) può prepararsi all’appuntamento del rinnovo della concessione di servizio pubblico mettendo a punto seriamente una posta moderna: cosa vuol dire essere servizio pubblico oggi. La Rai può essere pensata più snella, in prospettiva anche con due sole reti generaliste, meno costosa, con un canone rettificato attorno ai 100 euro, con un po’ meno di pubblicità da rimettere in altre parti del sistema dell’informazione. Ma al tempo stesso più orgogliosa, meno preda dei partiti, più coerente con  le attese degli italiani e più costruttrice della coesione nazionale. Una Rai così può anche battere l’evasione del canone e magari costare meno e avere persino più risorse. Se questa sarà la riforma – tra virgolette – dell’azionista, cittadini e imprese (cioè chi paga) la sosterranno. E alla fine si capirà che avere rispetto per il proprio ruolo – cioè il ruolo dell’azionista – in un paese che deve ritrovare responsabilità, non è una riforma. E’ una rivoluzione”.