Cambiare è votare per Emma (Federico Orlando, Europa, 14 gen 2010)

Europa del 14 gennaio 2010
 
CAMBIARE E’ VOTARE PER EMMA
di Federico Orlando
 
Questa volta i “Liberal Pd”, che spesso abbiamo criticato per i ritardi con cui evidenziavano il loro ruolo di terza componente culturale del partito (tra postPci e postDc, modello Costituente), sono arrivati in orario. Anzi, in anticipo. Il loro presidente, Enzo Bianco ha dichiarato da una settimana: «Nei confronti della Bonino c’è piena sintonia su molti temi importanti e un apprezzamento personale e politico di lunga data» (l’Unità, 8 gennaio). Insomma, non ha aspettato il placet, sincero o sofferto, dei dirigenti del partito. I quali avevano da tener conto degli opposti sentimenti dei loro elettori: quelli che si esaltano delle sue battaglie civili e quelli che le contestano le contestazioni al sindacato e la cultura “liberista”.
Qualcuno però (il Riformista) scopre insieme a Europa e a Luigi Manconi che la vera cifra di Emma è “laica e liberale”: una cifra che spiazza i conservatori di centro e di sinistra.
Una liberistaliberale è il contrario di una liberistamercatista berlusconiana: è una progressista che vuol «lasciar fare e passare » uomini e merci dicendo basta a monopoli, oligopoli, poteri forti, corporazioni.
Leggete, per conferma, la bellissima intervista di Daniela Preziosi sul manifesto. Forse è per questo, ricorda Leoluca Orlando, che a Strasburgo l’eurocommissaria Bonino era l’unica rappresentante dell’esecutivo alla quale gli eurodeputati, gelosi della loro quasi esclusività di eletti dal popolo, tributavano il saluto in piedi quando entrava in aula. Egualmente, una laica-liberale non è una nemica delle fedi, mettiamo alla Odifreddi, perché laicità per i liberali vuol dire moralità dello stato, non intromissioni di una morale di stato (fascista, clericale o ateista) nei comportamenti e nei convinzioni egualmente tutelati dalla legge comune.
Piuttosto, Emma e il suo leader Marco debbono guardarsi dalla strana interpretazione che, dell’uscita dal “ghetto”, dà qualche rispettabile personalità incautamente assunta alla politica, come Oliviero Toscani. Il quale, candidato radicale alla regione omonima, esorta la destra a non darsi un candidato suo, ma a farsi “furba”, appoggiando lui per conquistare con lui il Granducato dopo sessant’anni di rosso (Corriere della Sera).
Meglio se Toscani torna al design immaginifico.
Il “ghetto” di cui parla Pannella nel suo libro-colloquio con Stefano Rolando, è in parte – come ci scrive il professore – «la stessa difficoltà dei radicali di essere coalizzabili ». La candidatura di Emma cancella quella difficoltà culturale e consente ai radicali di poter essere maggioritari nella politica delle istituzioni, dopo esserlo stato in quella (declinante) delle piazze referendarie.