Brand Milano – Un documento storico di grande sintesi

Una nota di Stefano Rolando
(Milano 10 gennaio 2014)
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Ci si imbatte, a volte casualmente, in documenti storici meno diffusi e di un certo interesse per la sintesi che presentano. Incontrando il direttore della Sede Rai di Milano, ing. Roberto Serafini, in una stanza che ho ben frequentato nei miei precedenti professionali (per otto anni dirigente alla Rai tra gli anni ’70 e ’80), ho colto che nell’arredamento ancora filologicamente intatto rispetto alla progettazione di Gio’ Ponti del palazzo di Corso Sempione – già EIAR, del 1939 – è appesa (esattamente nella saletta d’attesa collegata alla stanza del direttore) una piccola targa a rilievo in bronzo realizzata dal Comune di Milano – presumibilmente nel dopoguerra – che riassume la storia simbolica della città e propone, a sua estrema sintesi storica, le cinque date che l’Amministrazione aveva ritenuto essenziali per qualificare quella stessa storia.
Date accomunate dalle grandi battaglie per la libertà e l’indipendenza, con varie rinunce, quindi,  di altre  date  significative anche più lontane, da quella presunta della fondazione, a quelle dell’età romana, tra cui anche quella dell’editto di Costantino, a quelle dell’età ambrosiana e a quelle dell’alto medioevo e poi a quelle del rinascimento sforzesco, dell’età di San Carlo e poi dell’epoca dell’Illuminismo di Verri e Beccaria, a quelle del processo di industrializzazione (tra cui l’Expo del 1906 potrebbe essere emblematica).   
Comunque la targa è dominata dal Carroccio trainato da tre coppie di buoi disegnato secondo la tradizione che lo vuole come centro del’iniziativa di combattimento dei comuni lombardi (e poi toscani) per invenzione originaria dell’arcivescovo di Milano Ariberto da Intimiano, tra il 1037 e il 1039, in uno degli assedi alla Città di Corrado II il Salico. Sul Carroccio la croce con lo stendardo, un altare e una campana (“la martinella”) custodita in tempo di pace nella allora chiesa principale della città.
Da qui la prima delle cinque date che compaiono nella targa bronzea, quella del 1176, quando la “Compagnia della morte” guidata da Alberto da Giussano consentì alla Lega Lombarda presieduta da papa Alessandro III di respingere a Legnano il Barbarossa e l’ennesimo progetto egemonico sulla Lombardia del Sacro Impero Romano Germanico. Grazie a questa vicenda – largamente letterarizzata – Legnano è l’unica città d’Italia che compare, oltre a Roma, nell’Inno di Mameli:  Dall’Alpi alla Sicilia, dovunque è Legano…”). La seconda data è quella del 1848, che comprende le “Cinque giornate”, dal 18 al 22 marzo, e ricorda il moto insurrezionale dei milanesi per liberarsi degli austriaci e per indurre l’esitante Carlo Alberto a dichiarare guerra all’Impero Austro-ungarico. La terza data è quella della conseguenza di quei moti, ovvero la conclusione della seconda guerra di indipendenza nel 1859 che ricorda esattamente l’ingresso in Milano, il 18 giugno, di Vittorio Emanuele II (che chiamava quell’impresa “la guerra di indipendenza”) e di Napoleone III (che la chiamava “la campagna d’Italia”). La guerra durò tre mesi e il 12 luglio la Lombardia fu ceduta alla Francia che la girò al Regno di Sardegna.  La quarta data ricorda la fine della prima guerra mondiale nel 1918 che costò all’Italia 650 mila soldati morti e 50 mila caduti civili (in realtà la città ebbe un solo duro bombardamento, il 14 febbraio 1918 con 18 morti, ma fu lo snodo sensibile di regia del rifornimento e dell’assistenza dell’intera azione militare italiana. La quinta data è quella del 1945, che ricorda il 25 aprile come data di una fittissima trama di eventi che portarono alla liberazione di Milano (città medaglia d’oro al valor militare per meriti resistenziali) e alla fine della guerra. Un resoconto che vide protagonista l’intera cintura industriale della città e un protagonismo dell’azione partigiana e operaia per difendere le fabbriche dal rischio della distruzione da parte dei nazifascisti ormai alla fine della loro lunga occupazione.
La parte inferiore della targa riassume – con la presenza di 9 stemmi – la vicenda della rappresentazione simbolica della città. Al centro lo stemma della città, uno scudo sannitico di color argento con la croce rossa, cimato da corona turrita con le otto pusterle, con le fronde di alloro e di quercia annodate con il nastro tricolore.
Accanto i due precedenti stemmi storici della città:
          a sinistra la scrofa semilanuta di origine celtica (incoronata e turrita), che si ritrova ancora nel gonfalone ufficiale della città ai piedi della grande immagine di Sant’Ambrogio;
          a destra il biscione visconteo, ovvero il drago in forma di serpente che stringe nelle fauci un giovane, secondo la leggenda risalente a Ottone Visconti che lo strappò a Voluce capo dei Saraceni da lui sconfitto).
Ai lati gli stemmi delle sei storiche porte della città (che in età medioevale avevano ciascuna una organizzazione militare). Nell’ordine (da sinistra a destra):
PR – Porta Romana, stemma tutto vermiglio
PC – Porta Comasina (poi Porta Garibaldi), scaccato di rosso e bianco
PV – Porta Vercellina (poi Porta Magenta) troncato di rosso e bianco
PN – Porta Nuovainquartato di argento e nero
PT – Porta Ticinese – sgabello ligneo rosso con tre gambe e tre fori
PO – Porta Orientale (poi Porta Venezia) leone rampante nero in campo argenteo.
Questi simboli sono tuttora ben visibili nel cortile della Loggia degli Osii, dirimpetto ala Palazzo della Ragione a piazza dei Mercanti a Milano, costruita nel 1316 da Matteo Visconti nella quale i magistrati annunciavano alla cittadinanza editti e sentenze affacciandosi al balconcino centrale (che espone gli stemmi principali) detto “parlera”.