Antonio Tabucchi (25 marzo 2012)

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La foto è del novembre del ’93. Aveva terminato in quei giorni “Sostiene Pereira” (che uscirà nel ’94). Qui è nell’ambito del Premio Unione Latina, che quell’anno presiedevo. Lui era in giuria (con Josè Saramago, che si vede sullo sfondo alla Caffè Greco), poi lo vincerà nel 2000 (con Vincenzo Consolo presidente del Premio). Tabucchi se ne è andato il 25 marzo. Il giorno che mia figlia mi ha chiesto in regalo una guida per il suo primo prossimo viaggio a Lisbona. Facendo io un inconspevole e ovvio pensiero per lui. Ho poi cercato una sua frase che avevo appuntato in un quaderno. E l’ho ritrovata oggi (dalla prefazione a Marilyn Monroe, Fragments: poesie, appunti, lettere, Feltrinelli, 2010). Una frase che mi aveva leggermente inquietato. Eccola:

Questo è il grande problema di coloro che sentono troppo e capiscono troppo: che potremmo essere tante cose, ma la vita è una sola e ci obbliga a essere solo una cosa, quella che gli altri pensano che noi siamo“.