A proposito del “notabile a disposizione” (nota per il Corriere della Sera)
Nota inviata al Corriere della Sera, il 2.11.2012 h. 15.30
A proposito del “notabile a disposizione” di Galli della Loggia
A proposito del “notabile a disposizione” di Galli della Loggia
Stefano Rolando
Ernesto Galli della Loggia concentra la sua vis polemica sul “notabile a disposizione”.
Lo fa con doppio merito. Perché tocca al cuore una disdicevole modalità di far politica, secondo cui alcuni pensano e inducono altri a pensare: “mi dovete eleggere non per quel penso o propongo (quasi sempre nulla) ma per ciò che sono, per il mio rango”. E perché lo fa dalla prima del Corriere giornale che riceverà certo sollecitazioni a considerare ineludibile quel “centro” politico zeppo di figure di questo genere, animate da formale spirito di servizio ma da sostanziale opportunismo.
Un articolo che si colloca nella critica a chi ha dato per spacciato il bipolarismo e che interpreta anche (un professore se vuole le sente queste voci) una domanda dei giovani che hanno impegno civile (parte minoritaria, che esisteva ed esiste in Italia) a schierarsi, ad esporsi, a prendere posizione.
Dunque dopo tante chiacchiere sul “centro provvidenziale” non è il solo Crozza a demolire il senso di insufficienza di pensiero e di proposta che viene da chi ha lasciato farsi definire come provvidenziale (la creativa caricatura di Montezemolo resta insuperata in questa stroncatura). “Provvidenziali” perché – a loro giudizio – in grado di stanare l’astensionismo borghese; in grado di tenere in campo progressisti moderati che mal sopportano un centro-sinistra troppo ideologico; in grado di permettere al vecchio elettorato cattolico-liberale di non confondersi più (già, perché la confusione è durata forse oltre il limite) con i caratteri padronali e anti-istituzionali del berlusconismo.
Fin qui, l’articolo è un contributo a discutere una cosa seria. Ma Galli della Loggia sente l’esigenza di far nomi. E anche in questo è coraggioso. Perché molti avrebbero gettato il sasso in uno stagno indistinto. Consentirà quindi alcune osservazioni su quei nomi. Sia per quelli che mancano, sia per quelli di troppo.
Con ottica un po’ milanese, direi che mancano gli “albertiniani”, cioè i confezionatori di una soluzione per la Lombardia – scadenza di rilevante importanza, al pari di quella nazionale, circa gli esisti della democrazia in Italia – che si caratterizza per definizione come quella del “notabile a disposizione”, che non fa liberare energie tese a chiarire e a superare l’involuzione di destra e sinistra per restituire agli schieramenti il senso della loro identità e non una confusa convergenza tutta impostata sul “rango” e non sulla “proposta”.
Con ottica un po’ romana, aggiunge due nomi – quelli di Bonanni e di Riccardi – che non sono il vuoto pneumatico del posizionamento ma, semplicemente, un posizionamento cattolico civile non gradito all’editorialista laico del Corriere (come per altro “laico” è chi qui scrive). Perché Bonanni ha un punto di vista sulla vicenda sindacale italiana che mantiene la Cisl in uno schieramento ma non a perenne rimorchio dell’egemonia sindacale di origine comunista. E perché Riccardi ha assunto, nel suo campo di iniziativa, posizioni di contrasto alle politiche sociali e migratorie del centro-destra senza accettare la retorica di un certo movimentismo in materia migratoria.
Archetipo del “notabilato a disposizione” viene indicato Giuliano Amato. Il “massimo modello”, dice Galli della Loggia, caratterizzato – non solo lui ma il “genere” – dal “massimo silenzio” sulla sostanza delle cose. Qui il dissenso è più netto. Perché Amato potrebbe anche percepirsi legittimamente dopo un lungo periodo di acuta e innovativa elaborazione e dopo un altrettanto lungo periodo di esperienza di governo con adozione di misure concepite nell’interesse generale come “notabile a disposizione”. E questo paese avrebbe anche l’interesse ad avere qualche vero “notabile a disposizione” in tutti gli schieramenti. Perché nella storia incidentata che stiamo attraversando – come dimostra il caso di Mario Monti – può convenire agli italiani far riferimento talvolta a uno di essi. Se la critica ad Amato – che Galli della Loggia espresse con passione dalle stesse colonne del Corriere – è quella di non avere difeso la storia dei socialisti, in realtà chi lo ha letto e ascoltato, anche di recente, sa che a suo modo questa difesa Amato la ha accentuatamente fatta. Quanto al campo di proposta è legittimo che anche i tuttologi a un certo punto scelgano. E Amato ha scelto di spingere per una nuova statualità dell’Europa, argomento di cui la scassata Italia si gioverebbe di molto, cambiando non poco l’avvilente quadro attuale.
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